Diario dal Consiglio del 6 dicembre 2025
Quando la riforma passa dalla Carta(bia) alla realtà
La graduatoria dei magistrati aspiranti alla funzione di componente della segreteria del Consiglio è stata approvata nel Plenum del 17 dicembre scorso. A questa delibera ha fatto seguito la nomina dei primi cinque tra questi, i quali andranno a coprire, con conseguente collocazione fuori ruolo, le vacanze già createsi nell’organico della segreteria. Questo importante nodo dell’organizzazione consiliare tornerà così a potere funzionare a pieno regime, sebbene in una composizione ben diversa da quella immaginata dalla riforma Cartabia.
Si volevano portare figure “laiche” anche nelle articolazioni più interne del CSM, per ridurvi il peso – ma anche la professionalità indiscussa – dei togati. Il risultato è stato un flop. Se per l’Ufficio studi e documentazione il Consiglio ha potuto assumere due soli professori e un solo avvocato, invece dei quattro complessivi ammessi dall’art. 27 della legge n. 71/2022, per la segreteria le cose sono andate peggio: non vi è stato alcuno tra i “dirigenti amministrativi provenienti da organi costituzionali e amministrazioni pubbliche con almeno otto anni di esperienza” (art. 25, quarto comma) che abbia fatto domanda.
La selezione, definita con la graduatoria approvata dal Plenum lo scorso 17 dicembre, ha così riguardato i soli magistrati. Sono entrati a farne parte, nell’ordine, i colleghi Serena Papini, Mirko Piloni, Barbara Saccà, Alessandro Quattrocchi, Giuseppe Molfese, Beatrice Bernabei e Francesco Loschi. I primi cinque sono già stati nominati per andare a coprire i posti che sono o stanno per diventare vacanti nell’organico attuale della segreteria; a breve, verosimilmente, anche la sesta figura inserita in graduatoria verrà assunta.
La procedura si è svolta, come noto, con l’intervento di una commissione tecnica i cui componenti – due magistrati di legittimità e tre professori ordinari – sono stati indicati, secondo legge, dal Comitato di presidenza. Alla commissione era affidata la valutazione attitudinale, mentre alla Terza commissione è residuata quella, minoritaria sul piano dei punteggi, sul merito dei candidati, compiuta sulla base del percorso professionale di ciascuno.
La procedura è destinata a ridisegnare l’organico della segreteria, confermando al momento la sua composizione totalitaria di magistrati. Il suo esito è stato atteso per due anni, stanti le necessità di riscrivere la circolare di riferimento, individuare i membri della commissione tecnica, indire un apposito bando e consentire alla commissione stessa di cimentarsi in una valutazione priva di precedenti.
Poiché la “legge Cartabia” prescrive che tanto la segreteria quanto l’Ufficio studi e documentazione abbiano una quota di laici pari a un terzo, il Consiglio si troverà a dovere indire nuovi interpelli per ricercare il raggiungimento di questa percentuale. Gli esiti, dati i precedenti, non sembrano garantiti. È l’ennesima dimostrazione di come le riforme in materia di ordinamento giudiziario continuino a peccare gravemente di astrattezza, provocando costi economici, lungaggini e disfunzioni alla macchina del CSM di cui non si avvertiva il bisogno.
Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello



