

Diario dal Consiglio del 10 maggio 2025
Linee guida e prassi sulla violenza di genere
È stata approvata nel Plenum del 7 maggio scorso la corposa e articolata delibera che riassume i risultati del monitoraggio svolto su scala nazionale presso tutti gli uffici giudiziari e mirato a verificare l’attuazione delle linee guida del 9 maggio 2018 e del 3 novembre 2021 in materia di contrasto alla violenza contro le donne nonché l’adeguatezza degli strumenti normativi e soprattutto organizzativi attualmente disponibili.
Dato per scontato il dramma di quell’emergenza sociale e tralasciando ogni profilo più strettamente attinente alle connotazioni culturali che ne sono implicate, è utile soffermarsi, in estrema sintesi, sugli esiti del monitoraggio. Sorvoliamo, per esigenze di spazio, anche sul tema relativo ai numerosi interventi normativi, che, pure di recente, hanno affrontato l’argomento, fino all’introduzione del delitto di femminicidio.
Ponendosi, dunque, nel solco delle verifiche già da tempo avviate in materia, la Settima commissione ha nominato nello scorso aprile del 2023 un apposito gruppo di lavoro allo specifico scopo di proseguire tale attività. Non può che essere valutata con estremo favore la massiccia partecipazione da parte dei colleghi nel rispondere alle numerose domande contenute nei vari questionari, differenziati per tipologia di ufficio giudiziario, che si è deciso di redigere, come primo passo della complessa ricerca intrapresa: risposta massiccia, che ha reso l’esito del lavoro particolarmente attendibile.
Sotto questo aspetto, sono stati significativi alcuni interventi in Plenum, a partire da quello del procuratore generale, che hanno evidenziato quanto completo e significativo sia stato il lavoro svolto, quanto possa rappresentare un metodo operativo generale da applicare anche ad altri settori (si pensi, per es., come detto da Marcello, agli ambiti degli infortuni sul lavoro e della responsabilità per omissione nelle catastrofi di origine umana o naturale), quanto sia stato improntato a un severo rigore metodologico, tanto da potere rappresentare un sicuro punto di partenza per un approccio al tema non solo teorico, ma pratico, pronto a essere trasfuso in altri contesti, sia a livello nazionale che a livello internazionale.
Al contempo, altri interventi dei consiglieri hanno evidenziato come una risposta giudiziaria efficace, pur dovendo partire da catalogazione di dati, raccolte di buone prassi, uniformità di soluzioni organizzative nei singoli uffici, deve essere accompagnata da un serio investimento in termini di risorse, umane e materiali, a tutti i livelli, dalla formazione di nuove e specifiche figure professionali, da ulteriori interventi normativi tesi a garantire una risposta celere di giustizia (ben consapevoli, non è mai banale ripeterlo, che non di sola repressione si combattono simili fenomeni).
Specializzazione, formazione, tempestività sono i termini ricorrenti lungo tutto il lavoro investigativo svolto, che si ripropone, richiamando il contenuto della delibera.
La grandissima parte degli uffici requirenti di primo grado, in tema di specializzazione, ha istituito gruppi specializzati per la violenza di genere; nella restante parte non lo si è fatto solo a causa del ridotto numero dei magistrati in pianta organica (tema, quello delle dimensioni degli uffici giudiziari, a noi estremamente caro e che non dimentichiamo mai di riprendere tutte le volte in cui precise previsioni legislative, ma anche sistemi organizzativi ideali costruiti come buone prassi, si pongono in insanabile conflitto con le ridotte dimensioni di numerosi uffici giudiziari; eppure ancora si parla di riaprire uffici di piccole dimensioni!). Colpisce il dato relativo alla mancanza di criteri di pesatura dei fascicoli, finalizzati a una effettiva perequazione dei carichi di lavoro, che porta come conseguenza a una partecipazione non spontanea dei magistrati ai gruppi specializzati e a un elevato turn over. Negli uffici requirenti, inoltre, andrebbe maggiormente perseguito l’obiettivo di personalizzare il fascicolo, tanto in fase investigativa, seguendo la regola del precedente, quanto, soprattutto, in dibattimento, dove si registra, al contrario, una bassa percentuale di presenza dello stesso pubblico ministero assegnatario dell’indagine. Con riferimento alla tempestività dell’intervento giudiziario, tema di fondamentale importanza, è parsa elevata la capacità degli uffici assicurarla, anche istituendo turni di atti urgenti e di reperibilità sia del magistrato specializzato che di specifiche articolazioni interne di polizia giudiziaria.
Quanto agli uffici giudicanti, continuano a persistere le difficoltà di costituire sezioni specializzate o di formare giudici specializzati; manca, inoltre, così come negli uffici di procura, un lavoro teso a soppesare l’impegno richiesto dal fascicolo e distribuire equamente, di conseguenza, i carichi di lavoro, anche con riferimento alla loro qualità; l’onere richiesto dalla trattazione della materia (collegato al numero dei processi con detenuti, alla complessità dell’istruttoria, alla durata delle udienze) imporrebbe una più attenta distribuzione delle risorse al fine di garantire, altresì, trattazioni in via prioritaria. Un forte elemento di preoccupazione, a proposito di tempestività, è rappresentato dalla tenuta delle misure cautelari in sede dibattimentale, essendosi registrato un numero ancora consistente di casi in cui esse perdono efficacia.
Negli uffici Gip/Gup si è confermato quanto emerso nei precedenti monitoraggi e cioè la bassa casistica di gruppi specializzati in materia, l’insufficienza di una regolare formazione e di un confronto interno stabile, il modesto tasso percentuale di riunioni allargate a colleghi del dibattimento e della procura nonché a operatori del settore. Estremamente positivo è il dato relativo ai termini di evasione delle richieste di misure cautelari. Preoccupa la mancanza pressoché generalizzata di prassi comuni per riconoscere la vulnerabilità della vittima, valutazione operata quasi sempre caso per caso, e il numero percentuale ancora ridotto, specie in fase dibattimentale, delle situazioni in cui sono previste forme di protezione della persona offesa nel percorso giudiziario finalizzato all’assunzione della prova; auspicabile appare, inoltre, l’implementazione del numero dei casi in cui fare ricorso all’incidente probatorio, strumento importante sia a fini di efficacia probatoria che di prevenzione di fenomeni di vittimizzazione secondaria a carico della vittima.
Negli uffici requirenti di secondo grado, ancora modesta è la presenza di forme di specializzazione tra i magistrati, nonché di formazione specialistica (come pure accade nei corrispondenti uffici giudicanti), come anche di protocolli con le procure ordinarie e le procure minorili.
Ulteriori specifiche previsioni sono riservate agli uffici minorili ed ai tribunali di sorveglianza.
La delibera si chiude poi con una lista di linee guida relative all’organizzazione degli uffici (equa distribuzione dei carichi, specializzazione, anche per gli uffici Gip/Gup), alla formazione e al coordinamento fra uffici (scambio di informazioni, sottoscrizione di protocolli).
Ci preme ricordare, infine, che le risposte degli uffici e la loro elaborazione saranno presto pubblicate sul sito del Consiglio.
Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello