MAGGIO
25

Diario dal Consiglio del 25 maggio 2023

Nuove sedi per i mot: la quadratura del cerchio?

La formazione della griglia delle sedi da destinare ai magistrati ordinari in tirocinio nominati con D.M. 23 novembre 2022 è caduta in un momento di particolare complessità del quadro di riferimento: da due settimane appena erano stati esauriti i trasferimenti a domanda banditi col bollettino del 28 novembre scorso; l’imminente inizio del tirocinio mirato dei m.o.t. ha impedito nel frattempo un ulteriore bando per i tramutamenti nell’imminenza della scelta delle sedi da parte loro; la scopertura crescente degli organici, determinata da un numero annuo di uscite dal servizio mai compensato da assunzioni di pari entità, rende giorno dopo giorno sempre più difficile la gestione di molti uffici giudiziari, costringendo i loro dirigenti a scelte difficili, improntate anche a valutazioni di priorità controvertibili relativamente alle cause da trattare; i prossimi m.o.t. prenderanno le funzioni soltanto nel 2025 – è ancora in corso la correzione delle prove scritte – sicché è diffusa ormai la consapevolezza che lo scenario nel medio periodo non possa che peggiorare.

In questo quadro sconfortante il Consiglio Superiore ha valutato come primaria l’esigenza di garantire la massima copertura possibile alle sedi di piccole dimensioni (tribunali con organico inferiore a 21 unità; procure e sezioni lavoro con meno di 10; uffici di sorveglianza e minorili con tasso di scopertura significativo in relazione alle dimensioni). E’ infatti incontrovertibile la disfunzionalità di piante organiche tanto ridotte per uffici che devono comunque garantire diverse funzioni civili specialistiche, la rotazione ultradecennale, l’alternanza necessaria tra g.i.p. e g.u.p., il superamento delle incompatibilità che maturano nel corso del procedimento penale, la formazione adeguata di collegi e la gestione di processi spesso insostenibili (per numero d’imputati e/o di parti civili e/o di capi d’imputazione) nell’economia dei dibattimenti che un singolo ufficio è tenuto a celebrare.

Proprio nel momento in cui nella politica è tornata di moda l’idea di riaprire i piccoli tribunali soppressi, basta una visita in quelli esistenti per constatare quanto un’assenza anche solo temporanea di un giudice finisca per avere un impatto micidiale sulla gestione ordinaria degli affari. Perciò la scelta di garantire la copertura delle sedi di minori dimensioni è mirata a garantire la massima funzionalità possibile anche in presenza degli eventi (maternità, esoneri, per incarichi extragiudiziari, assenze per malattia, applicazioni, cessazioni dal servizio) che inevitabilmente si succedono nella vita di un ufficio e che quello con organico più ridotto è meno in grado di assorbire.

Pertanto, delle 209 sedi destinate ai m.o.t. con la delibera di Plenum del 24 maggio, 169 sono state perciò individuate tra gli uffici di minori dimensioni. Per inciso, i posti di sostituto procuratore sono complessivamente 74.

Nonostante l’ampio dibattito sviluppatosi nel corso dell’adunanza sui criteri adottati, la scelta complessiva può dirsi sostanzialmente condivisa da tutto il Consiglio; la proposta alternativa, che ha ottenuto solo cinque voti a favore, si discostava infatti da quella elaborata dalla Terza commissione con riferimento a sole dieci sedi. Sebbene quella proposta intercettasse correttamente la necessità d’identificare con maggiore precisione gli uffici in sofferenza, prestava il fianco a una certa arbitrarietà nell’individuazione di sedi diverse cui dare priorità.

Il criterio generale e obiettivo della minore dimensione, che ha dunque prevalso, è stato temperato da altri parametri: l’assenza di aspiranti o aspiranti legittimati per alcuni uffici pubblicati nell’ultimo bando per trasferimenti ordinari, innanzi tutto; l’esistenza, inoltre, di scoperture prossime al 20% negli uffici medi (con organico tra 21 e 40 unità per i tribunali e tra 10 e 20 per le procure) o superiori al 20% – e dunque altamente sopra la media nazionale – per gli uffici di grandi dimensioni.

Per questi ultimi si è tenuto anche conto di alcune segnalazioni motivate, giunte da presidenti di Corte d’appello in merito alla particolare sofferenza di singoli uffici. Si spiegano così i quattro posti alla procura di Palermo e al tribunale di Venezia nonché i tre al tribunale di Genova.

Nel corso dell’istruttoria della pratica il Consiglio è stato raggiunto da richieste di pressoché tutti i dirigenti degli uffici giudiziari di primo grado. E’ mancata, invece, una partecipazione corale di quanti, conoscendo le realtà di tutte le sedi del distretto, sono meglio in grado di compararle e di fornire dunque un contributo più ragionato in relazione ad esigenze specifiche esistenti (poniamo il caso di processi ad alta complessità che potrebbero paralizzare l’attività di un settore o dell’intero ufficio oppure di notizie relative all’imminente allontanamento dalla sede di uno o più magistrati); ci riferiamo ai dirigenti degli uffici di secondo grado se non ai Consigli giudiziari stessi.

La gestione della mobilità dei magistrati è destinata a risultare sempre più problematica negli anni a venire: la scopertura ormai cronica delle piante organiche non potrà che aumentare nell’immediato futuro in assenza di nuovi innesti; al contempo dobbiamo fare i conti con la constatata inconciliabilità delle dimensioni di molti uffici con le esigenze di funzionalità dei servizi, rese ancora più pressanti dalle nuove specializzazioni indotte dalle riforme recenti, e con una distribuzione dei magistrati sul territorio anacronistica, perché incoerente rispetto ai carichi di lavoro effettivi.   

Occorre dunque una partecipazione al governo autonomo più diffusa e meno condizionata da logiche di campanile. Ci attende una stagione di convivenza forzata con l’emergenza, nella quale la magistratura deve dare prova di una rinnovata maturità culturale.

Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Geno Chiarelli, Antonello Cosentino, Tullio Morello

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