Candidata

Stefania Starace

Tribunale di Napoli

Sono Stefania Starace, in magistratura dal 1997. Ho lavorato dal 1999 al 2006 in Puglia, a Lucera, come giudice civile e, per un periodo, come giudice penale e giudice del lavoro. Ho lavorato, poi, a Torre Annunziata come giudice delegato ai fallimenti; dal 2010 lavoro a Napoli, la mia città, di nuovo come giudice civile.

Ho fatto parte della Giunta dell’ANM nel precedente quadriennio dopo essere stata eletta nel gruppo CDC di Area nel 2012, quando per la prima volta, in vista delle elezioni, MD e Movimento per la Giustizia- art. 3 si sono impegnati per la costituzione di una lista unica di Area aperta anche a chi, come me, non vantava una militanza associativa in nessuno dei due gruppi associativi.

Da allora Area ne ha percorsa tanta di strada ed oggi si presenta come un gruppo autonomo da quelli fondatori, come un soggetto politico unitario nel quale può riconoscersi tutta la magistratura progressista per realizzare un progetto comune sulle idee ed i valori condivisi.

Se è vero che AreaDG deve mantenere la sua vocazione all’apertura ed alla partecipazione di tutti i colleghi che si riconoscono nelle idee e nei principi espressi nella Carta dei Valori, tuttavia è necessario che il gruppo maturi e si strutturi proprio intorno al patrimonio comune di idee e di valori e sia dia una dirigenza che, espressione della base, indichi la linea politica del gruppo.

È importante difendere le idee ed i principi in cui crediamo soprattutto oggi che la giurisdizione vive tempi difficili.

Tempi difficili non solo per le sempre più gravi diseguaglianze sociali che segnano il nostro Paese ma anche per la stessa magistratura che, a causa della “fatica della giurisdizione” cioè della sempre più crescente difficoltà di far fronte alla quantità di lavoro da cui è gravata, nonchè a causa della delegittimazione che da anni subisce dall’esterno, tende sempre di più ad assumere un atteggiamento di chiusura e di difesa corporativa.

Ed è per questo che mi sono iscritta con convinzione ad Area Democratica per la Giustizia ed ho accettato la candidatura al coordinamento nazionale. Voglio continuare l’esperienza iniziata nel 2012 e dare ora il mio contributo alla linea politica di AreaDG. Perché ciascuno di noi deve fare la sua parte.

Soprattutto in questo momento, infatti, è necessario rivendicare le nostre idee, prima tra tutte, l’idea – che non a caso ha dato il suo nome al primo congresso di AreaDG – della giustizia come bene comune, come servizio collettivo, e la nostra visione del magistrato professionale, attento all'organizzazione del proprio ufficio, consapevole del senso e degli effetti del proprio lavoro, attento alla tutela dei diritti ed a cogliere le nuove istanze della società in trasformazione, oltre che sempre autonomo ed indipendente, capace quindi di realizzare pienamente nella sua attività i valori costituzionali.

Peraltro, oggi, essendo mutato il suo ruolo nella società occidentale, il giudice ha una responsabilità sociale nuova, profonda.

Il giudice, infatti, nel dare attuazione ai diritti, si pone in una posizione quasi di equiordinazione con il legislatore rispetto alla Costituzione, non solo perché è invitato a sollevare la questione di legittimità solo se non è possibile dare un’interpretazione costituzionalmente orientata della norma ma soprattutto perché, come accade sempre più spesso, è chiamato a dare attuazione a principi e diritti anche in mancanza di una norma positiva e l’attuazione viene data sulla base di principi e di valori diffusi nell’ordinamento intero, la cui individuazione e il cui raccordo sono rimessi all’attività interpretativa del giudice. Il magistrato, capace di dare risposte ai problemi di questa società, deve essere quindi culturalmente, deontologicamente e professionalmente attrezzato.

Intendere la giustizia come un bene comune significa rifiutare una concezione burocratica della nostra funzione, un’idea di attenzione esclusiva alla tutela dell'interesse del magistrato, essere sempre consapevoli del senso e dell'importanza del ruolo che svolgiamo e perseguire l'obiettivo del miglioramento dell’efficienza della risposta giudiziaria, in termini di tempi e di qualità delle decisioni.

Ciò comporta la necessità di compiere le necessarie rivendicazioni nei confronti della politica, soprattutto in termini di risorse umane e materiali da stanziare e di possibili riforme migliorative del servizio ma, nello stesso tempo, significa rifiutare un atteggiamento meramente burocratico ed impegnarsi a fare il possibile con le risorse a disposizione, contribuendo all'organizzazione del proprio ufficio e rispondendo sempre in modo professionale alle istanze dei cittadini, nonchè, per gli organismi di autogoverno, non rinunciare al compito di valutazione della professionalità dei singoli, alla scelta dei dirigenti più capaci ed a dare direttive chiare e precise per l'organizzazione degli uffici.

Dobbiamo certamente combattere le battaglie sindacali necessarie a tutelare la dignità e l’indipendenza del magistrato, per esempio per il trattamento economico dei giovani colleghi e contro le decurtazioni di stipendio per malattie e gravidanza, ma senza rincorrere gli altri gruppi sul piano esclusivo della tutela sindacale del magistrato o della sua protezione dal giudizio disciplinare o da altri presunti pericoli per il suo percorso professionale.

È necessario interessare i colleghi giovani cercando di far cogliere la diversità del nostro approccio e seguendoli nei primi anni di esercizio delle funzioni, attraverso la creazione di una sorta di osservatorio sui problemi concreti, nonchè con visite periodiche del Coordinamento nazionale e locale presso i singoli uffici.

Sul piano del CSM, condividendo quanto già detto da altri colleghi candidati, ritengo sia necessario difendere il sistema di autogoverno, emblema di partecipazione e democrazia, dalla campagna di delegittimazione che subisce da tempo, prendendo però atto che ormai è molto diffuso tra i magistrati un sentimento di sfiducia verso l’autogoverno in quanto, specie in materia di nomine di dirigenti, tante volte le scelte non sono apparse leggibili alla luce delle regole che lo stesso Consiglio si è dato.

Come ha detto il nostro segretario al congresso, occorre però superare il momento della critica per comprendere e trovare soluzioni.

La soluzione può essere individuata, da un lato, in rapporti più specifici e meno stereotipati dei capi degli uffici e nella maggiore severità delle valutazioni di professionalità da parte degli organi di autogoverno (Consiglio Giudiziario e CSM), dall’altro nell’adozione da parte del CSM di motivazioni dei provvedimenti che rendano sempre trasparente ed intellegibile la scelta adottata nonché nel rendiconto costante di quanto viene fatto in consiglio. Dal canto suo, il coordinamento può e deve fare da collegamento tra la base ed i propri rappresentanti al consiglio per rendere più chiaro il lavoro svolto dai consiglieri.

Sempre a proposito del CSM, ritengo necessaria l’adozione del metodo delle primarie come metodo di selezione dei candidati, perchè consente di far scegliere alla base degli elettori i candidati e di evitare o quanto meno limitare decisioni dall'alto. Essendo rimasto invariato il sistema elettorale, non credo che vi siano i presupposti per rinunciare a questo metodo e penso che, così come avvenne nell'ambito del precedente CDC, Area dovrebbe spingere gli altri gruppi su questa posizione, cercando di convincerli ad effettuare delle primarie contestuali gestite dall'ANM. Se ciò non fosse possibile, credo che Area non possa rinunciare a proprie primarie, che dovrebbero essere allargate alla partecipazione di tutti gli aderenti alla carta dei valori e non solo agli iscritti.

Credo, inoltre, che coloro che saranno eletti debbano proseguire l’importante lavoro fatto dall’attuale Coordinamento che è intervenuto su diversi temi dell’attualità e svolgano al meglio il ruolo politico di raccordo con le istanze dei territori cercando di raggiungere tutti gli uffici.

Spero che il nuovo Coordinamento riesca presto a diventare una squadra come quello attuale, cercando la sintesi delle opinioni di tutti, piuttosto che le decisioni a maggioranza, soprattutto in una fase delicata come questa in cui usciranno dall’organismo i segretari dei gruppi fondatori, ed aiuti AreaDG a rafforzarsi come un gruppo compatto, superando le eventuali incomprensioni tra i due gruppi fondatori.