Candidata

Caterina Interlandi

Corte d’Appello d Milano

La mia candidatura al Coordinamento di Area è la risposta alla giusta sollecitazione di Lucia Vignale per un maggior numero di candidature femminili, a seguito della proposta della mozione di quote di genere nelle elezioni degli organi dell’autogoverno: è dunque una candidatura di servizio, nata spontaneamente , espressa durante il primo Congresso di AreaDG.

Ho aderito alla mozione, naturale sviluppo delle azioni positive da tempo in atto anche all’interno della magistratura, tra cui la approvazione di quote di risultato nelle elezioni della ANM, promosse e ottenute nel periodo in cui facevo parte del CPO della ANM.

La questione di genere è solo una delle motivazioni del mio impegno associativo.

 

Condivido l’idea di un’Area quanto più possibile aperta e inclusiva, movimentista e dialogante con la avvocatura, l’università e la società civile, che superi il modo di porsi e di contrapporsi dei tradizionali gruppi all’interno della ANM nelle discussioni politiche e nelle occasioni elettorali, in favore di una competizione su progetti e idee.

Sono convinta che questo non contraddica la forza politica di Area, che vive, come ormai tutte le forze politiche, della capacità di aggregazione delle idee e della capacità di tradurle in concreti programmi molto più che del numero degli iscritti e dei votanti.

L’entusiasmo di molti, anche giovani e meno giovani disillusi, in occasione di manifestazioni politicamente significative (per i migranti a Lampedusa, per la democrazia in Turchia a Milano e a Roma, in passato in difesa della Costituzione, in occasione del recente referendum costituzionale) lo dimostra.

 

Perciò ritengo ineludibile il rispetto pieno delle primarie come metodo di selezione dei candidati, quale regola di trasparenza e di garanzia democratica nel concorso competitivo delle idee.

I rappresentanti di Area al CSM e ai vertici della ANM più di tutti sono chiamati a dare responsabile attuazione ai valori del gruppo, fissando confini invalicabili di merito negli accordi con gli altri gruppi, per quanto necessari e persino auspicabili possano essere in alcuni casi; questi confini nella attuazione dei principi credo debbano più analiticamente esplicitati, prima delle scelte e dopo le stesse; i silenzi in occasione di scelte discutibili pesano sulla nostra credibilità.

 

Credo che Area e i suoi aderenti debbano rendere più concreta la propria attenzione ai giovani magistrati, attraverso la offerta non solo di formazione, ma anche di informazioni, disponibilità di tempo e di esempio.

Per questo non solo sono sempre disponibile alla formazione di MOT, tirocinanti e stagisti, ma ho anche partecipato al primo programma di formazione dei MOT alla Scuola Scandicci come tutor nel settore penale.

La adesione allo sportello sindacale della ANM può essere per Area un modo per valorizzare un sindacalismo ormai ineludibile ma coerente con l’idea di magistrati concepiti non solo come funzionari della pubblica amministrazione, ma soprattutto come funzione dello Stato preposto alla tutela dei diritti. Ritengo che sia un errore lasciare solo a una parte della magistratura la rappresentanza degli interessi dei magistrati connessi al trattamento economico, alle tutele in caso di assenza per lungo periodo, ai trasferimenti, alla formazione dei ruoli assegnati ai singoli, soprattutto nei confronti dei giovani magistrati, che hanno bisogno del sostegno di chi ha più esperienza di loro.

I giovani magistrati sono il nostro futuro professionale, dobbiamo fare in modo che non si sentano soli

se vogliamo promuovere la visione di Area del servizio giustizia.

 

Questo obiettivo non può essere separato da quello di mantenere sempre elevato il nostro rigore, affrontando in modo più severo di quanto abbiamo fatto finora la questione morale all’interno della magistratura, tenendo in considerazione i valori collettivi di Area più delle legittime ambizioni dei singoli, la coerenza ai principi più delle aspirazioni a ruoli apicali, il valore nell’esercizio della giurisdizione più degli incarichi fuori ruolo.

 

Sono convinta che la modernizzazione in atto del mondo della giustizia passi per una maggiore consapevolezza di ciascun magistrato non solo nello studio e nella gestione dei fascicoli, ma del ruolo all’intero dell’ufficio giudiziario, organizzazione complessa che prevede la partecipazione di tutti alla elaborazione delle tabelle, alla formazione dei programmi di gestione, alla ideazione e messa in pratica di buone prassi e protocolli, e consente quindi una gestione partecipata che, se praticata con responsabilità, è la migliore garanzia per la trasparenza, la efficienza e la qualità dell’attività giudiziaria.

Queste sono le motivazioni che mi spingono a lavorare della Struttura Tecnica Organizzativa in collaborazione con la settima commissione del CSM.

 

Credo che nei valori Area sia naturalmente orientata a sinistra e socialmente impegnata: questo impegno deve essere mantenuto e maggiormente valorizzato, oggi in particolare sui temi, di straordinaria importanza in tutto il Mondo, della dignità e del valore lavoro e delle migrazioni intercontinentali.

Sul tema della protezione internazionale ho dato perciò la mia disponibilità ad una applicazione temporanea alla sezione che tratta la materia della Corte di appello civile di Milano, dove lavoro, e mi sono adoperata con l’obiettivo di costituire una sezione specializzata anche in Corte di appello, dove i procedimenti in questa materia penderanno ancora per due anni circa.

Il ruolo europeo dei giudici italiani è un argomento che abbisogna di continua linfa politica, oltre che di aggiornamento tecnico, ed è strettamente connesso alla capacità di dialogo e di confronto con sistemi diversi: è uno dei punti do forza di Area, che deve essere sostenuto.

In Italia la violenza in molte forme sui soggetti deboli è un tema che richiede denunce più forti e maggiore capacità di comunicazione da parte di Area.

 

La grande ricchezza e profondità della discussione in Area sui temi con riflessi ordinamentali di particolare attualità (ultradecennalità, separazione delle carriere, organizzazione delle Procure, magistratura onoraria, geografia giudiziaria, mobilità, risorse personali e materiali degli uffici, valutazioni di professionalità, uso della discrezionalità nelle nomine dei direttivi) non deve andare a scapito della capacità politica di scegliere alcune soluzioni, attraverso il sistema della rappresentanza politica, e di proporle con coerenza e determinazione, sulla base dei valori che ci uniscono, molto più forti delle diversità che ci oppongono al nostro interno, all’esito di discussioni anche vivaci, che sono il sale della democrazia.