Candidato

Pier Luigi Di Bari

Tribunale di Modena

Il prossimo coordinamento di Area Democratica per la Giustizia avrà di fronte a sé un lavoro grande, da svolgere con passione, insieme a tutti quelli che intenderanno parteciparvi.

Chi ha avuto la pazienza di leggere le presentazioni dei candidati, i loro interventi al congresso e all’assemblea di Napoli e sulle liste (nel vivace dibattito che c’è stato in questi giorni sulle nomine del Consiglio Superiore della Magistratura per la Cassazione) ha potuto vedere che c’è una buona base comune su cui formare un organismo collegiale autorevole.

Il nuovo coordinamento dovrà a mio avviso avere lo sguardo lungo per dare concretezza alla giurisdizione che vogliamo e che, soprattutto, la società vuole da noi: la giustizia come bene comune, secondo  la felice sintesi del titolo del recente congresso di Napoli.

Allo stesso tempo il nuovo coordinamento avrà un ruolo centrale rispetto alla scadenza delle elezioni del prossimo CSM, ad un anno da adesso, ma che va preparata molto prima.

Può non esservi contraddizione tra le due prospettive.

Lo sguardo lungo ci serve per molte ragioni e molto semplicemente per avere il respiro necessario per trasmettere anche all’esterno il senso profondo del nostro lavoro e il suo valore democratico e sociale.

Il principale interrogativo che abbiamo di fronte è qual è il ruolo del giudice in un contesto economico di crescenti diseguaglianze, di cui non parliamo solo noi, ma tutte le principali istituzioni internazionali.

È un interrogativo che riguarda sia il settore civile, che il settore penale.

Per dare risposte concrete a questo interrogativo occorre individuare le aree di intervento in entrambi i settori e decidere cosa possiamo fare, anche nell’organizzazione degli uffici e dunque della risposta di giustizia nel suo insieme.

Lo statuto di AreaDG dice che il coordinamento si avvale dei gruppi di lavoro ed è da lì che possiamo nella pratica ripartire per la costruzione e lo sviluppo di un pensiero collettivo, nell’ovvio rispetto delle responsabilità decisionali che competono ai singoli magistrati.

Faccio solo l’esempio di attualità della protezione internazionale.

Dove la domanda non scontata è SE siamo in grado di “giustiziare” l’elevato numero di ricorsi (nel senso non di “ucciderli” con files standard, ma di assicurare tutela effettiva ai singoli casi individuali) e COME intendiamo farlo (elaborando contenuti giurisdizionali condivisi e giurisprudenze prevedibili anche all’esterno, nonché organizzando adeguatamente le sezioni che si occupano di questa materia).

Abbiamo in Italia dei buoni esempi di risposte positive ad entrambe le domande (a Roma, a Bologna e altrove) e scopriremo che a darle sono magistrati che fanno riferimento ai valori di AreaDG e che li sanno condividere con altri.

Per cui quando parliamo del “modello di magistrato” o di giustizia che vogliamo come AreaDG (comprese le sinergie possibili con il CSM) possiamo riconoscere e far vedere anche all’esterno cosa in concreto intendiamo, mettendo insieme qualità e tempi ragionevoli di definizione.

E così può valere per il processo penale, per la domanda su come funziona in concreto il processo penale: chi punisce e chi “garantisce”.

Se per il diritto penale minimo, per la riserva di codice non troviamo al momento molte sponde esterne, forse una riflessione sul processo penale minimo, sulle vie di uscita dal processo (come nel buon esempio della messa alla prova) per tante persone che commettono illeciti di bassa o media gravità e a cui la sanzione penale non serve o non si applica in concreto, possiamo permettercela.

E infatti MD ha appena iniziato a farla e si è in tempo per farla tutti insieme.

Io penso che questi esempi di sguardo lungo siano utili anche per affrontare due questioni di fondo.

La prima è la diffusa sfiducia che si riscontra tra i magistrati (schiacciati dalla fatica quotidiana dei numeri e dei fascicoli) sul senso profondo del nostro lavoro. O, se volete, la perdita di senso che rischiamo limitandoci a subire questa situazione.

La seconda questione è come entriamoin contatto con i giovani colleghi, che magari sono “soli” a presidiare gli Uffici, soprattutto al sud, come ci ha ricordato Marta Agostini da Lametia Terme.

Questi giovani noi intanto li dobbiamo andare a trovare nei loro uffici come coordinamento nazionale e come persone che hanno ruoli di responsabilità in e per AreaDG.

Imparare ad ascoltarli (come ad es. fatto nell’assemblea nazionale di Roma di AreaDG a novembre scorso e come si sta iniziando a fare in Emilia Romagna, come ci ha ricordato Morena Plazzi), a capire cosa hanno trovato negli Uffici e se questo corrisponde alle loro aspettative.

Creare aggregazioni tra loro (l’Osservatorio permanente ben proposto da Rocco Maruotti in lista nuovarea), inserirli nei nostri gruppi di lavoro e nelle concrete iniziative che dicevamo prima.

Trasmettere loro, a partire da buoni esempi professionali, il messaggio che non sono soli e non sono nemmeno dei solisti, ma parte di un’orchestra che ha un ritmo comune e che non si vuole chiudere nelle mura (non di rado brutte) di un ufficio giudiziario.  

Riscopriremo così l’orgoglio e la passione di essere magistrati.

Non l’orgoglio di chi si sente (o appare sentirsi) come Davigo, migliore non solo della politica, ma della società di cui dovrebbe far parte.

Ma l’orgoglio di chi ha presente e cerca di interpretare l’utilità sociale del proprio delicato compito di giudice e di esercitarlo con la legittimazione della responsabilità e della professionalità nell’interpretazione della legge.

Se faremo questo percorso, forse riusciremo a chiedere con credibilità ai colleghi delle periferie (cioè a molti di noi) e anche a quelli degli Uffici più grandi di tornare a dare un po’ del loro tempo alla partecipazione alla nostra attività associativa, come gruppo, dentro l’ANM e nel dibattito pubblico.

Circa la prospettiva di breve periodo ovvero l’elezione del CSM dico solo che in tanti hanno chiesto discontinuità nell’azione dei rappresentanti eletti da AreaDG.

Per il futuro, prima che siano presentate le nuove candidature, prima di parlare di CHI si candiderà, possiamo a mio avviso fare due cose per l’autogoverno che vogliamo, come scritto nella Carta dei Valori di AreaDG e in altri documenti (come ad es. la recente richiesta dell’attuale Coordinamento di AreaDG di aprire una pratica in CSM per la modifica del Testo Unico sulla Dirigenza o la mozione conclusiva del congresso di MD a Bologna).

La prima cosa è mettere stabilmente in rete i rappresentanti nei Consigli Giudiziari così da creare un raccordo per il prossimo CSM.

La seconda cosa è chiederci COSA intendiamo vada fatto (e con quali regole) nel futuro CSM sulle nomine in primo luogo (per l’importanza che hanno negli Uffici, per gli Uffici e per i nostri “utenti”), ma non solo.

Bisogna fare a mio avviso entro ottobre e comunque abbastanza tempestivamente un’assemblea nazionale di AreaDG in cui discutere di questo, del “mandato” che daremo a chi si candida e a chi verrà eletto, oltre che del COME procederemo nella scelta (favorendo la parità di genere, come ci impegna a fare la mozione approvata al congresso di Napoli, e privilegiando le primarie, come dice lo statuto, senza mitizzarle come “vero” e unico esercizio di democrazia e senza dare alle primarie stesse una sorta di delega in bianco).

Ho scritto troppo e non so quanti siano arrivati in fondo e leggeranno entro mercoledì prossimo, ma spero di essere stato lo stesso utile per AreaDG, che è per me il luogo naturale in cui impegnarmi insieme a tutti quelli che stanno e staranno in questa comunità di persone.