Emergenza e nuove prospettive

Quale Giustizia dopo la pandemia?

La validità delle soluzioni innovative imposte dalla crisi sanitaria deve essere testata per capire cosa va abbandonato, perché incompatibile con le garanzie del diritto di difesa e del giusto processo, cosa va mantenuto e anzi implementato, cosa è mancato e sarebbe utile avere

1. Perché riflettere insieme

Nessuno è in grado di dire oggi quando e come finirà l’emergenza epidemiologica del Covid-19, né quali saranno le conseguenze della pandemia, il loro impatto sulle nostre società e la loro portata.

È certo, però, che nel prossimo futuro saremo chiamati a far fronte a “nuove urgenze” che ci saranno imposte da un mondo profondamente segnato dalla crisi sanitaria globale, che dovrà fare i conti con una crisi parimenti globale, non meno drammatica, questa volta di natura sociale ed economica.

Molto di quello che sarà, dipenderà dalle scelte che saremo chiamati a fare come singoli e come società; dalla capacità di mettere in campo visione, coraggio e lungimiranza per riprogettare le nostre società e le stesse relazioni internazionali secondo quei valori di solidarietà, eguaglianza ed equità sociale che anche nella crisi in atto si sono dimostrati essere l’unica formula vincente.

Ma gran parte di quello che sarà, dipenderà anche dal contributo che, in concreto, ognuno saprà dare, secondo il proprio ruolo e le proprie responsabilità.

Uno degli effetti più immediatamente percepibili della crisi sanitaria è il recupero del valore e dell’importanza per il benessere individuale e sociale dei saperi e delle competenze in tutti i campi, non solo in quello medico e sanitario, ma anche nella politica, nell’amministrazione pubblica, nelle forze dell’ordine e, perfino, nell’informazione. Si tratta di un fatto positivo: implica infatti che i cittadini facciano di nuovo affidamento in chi ricopre ruoli pubblici o di pubblico rilievo.

Un’occasione importante che non va sprecata e perciò chiede a tutti coloro che rivestono ruoli istituzionali e sono investiti di compiti di responsabilità – a tutti, senza distinzione – la capacità di non essere parte del problema, ma protagonisti nella ricerca delle soluzioni. Anche su questo si giocheranno nel futuro, non solo la credibilità e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, ma la stessa possibilità di uscire dalla crisi.

Anche noi magistrati saremo chiamati a dare risposte e soluzioni ai problemi che nel nostro settore la crisi sanitaria ha posto, a gestire la fase della ripartenza e a riorganizzare il lavoro giudiziario.

Dovremo anche noi cercare di fare al meglio la nostra parte nell’affrontare le complessità che ci attendono, per cogliere le opportunità che la crisi ha aperto e trarne costrutto per il futuro.

Per questo ci sembra importante stimolare al nostro interno una riflessione collettiva che ci aiuti a comprendere quale sia il ruolo e quale il contributo che la magistratura dovrà e potrà dare nel difficile processo di riavvio, di ricostruzione e riorganizzazione che ci attende.

2. La lezione della crisi sanitaria

Le emergenze spesso avviano o accelerano processi storici la cui sperimentazione richiederebbe altrimenti molti anni e molte incertezze. È così anche nell’emergenza sanitaria in atto, non solo nella medicina, ma in tutti i campi.

Anche nella Giustizia abbiamo assistito a un processo di accelerazione; all’implementazione della telematica e della digitalizzazione; alla sua applicazione nel processo, compreso quello penale; a un generalizzato ricorso al lavoro agile, che avrebbe richiesto, per essere realmente, attuato la possibilità di accesso da parte del personale amministrativo a tutti i registri da remoto e la disponibilità di credenziali digitali.

Alcuni dei modelli impiegati sono indispensabili in questa fase di emergenza per il contenimento della pandemia. Lo sono, ad esempio: le udienze da remoto (anche nella fase della convalida dell’arresto e dell’interrogatorio di garanzia); la partecipazione all’udienza a distanza dell’arrestato e dell’imputato; la possibilità – prevista in sede di conversione del DL n.18/2020 – di tenere da remoto le camere di consiglio e le udienze che non prevedano la partecipazione di testimoni e di soggetti diversi dalle parti interessate; l’estensione delle notifiche telematiche. Si tratta di misure la cui osservanza oggi è necessaria a tutela della vita, della salute e dell’incolumità delle persone. Ma quale dovrà esserne la sorte? Quali le prospettive oltre e dopo l’emergenza?

Questa fase, nella quale stiamo sperimentando nuovi modelli, nuovi percorsi e nuove soluzioni legate all’emergenza, ha reso evidente a tutti noi come la dematerializzazione, la telematica e lo stesso lavoro agile possano fornire preziose opportunità anche in ambito giudiziario e ci ha fatto intravedere le loro potenzialità.

Allo stesso tempo, proprio l’eccezionalità del momento ci deve rendere maggiormente consapevoli della complessità del tema e dei rischi connessi, perché la tecnologia non ha valore in sé, ma per l’uso che se ne fa e per i fini che con essa si vogliono raggiungere. Occorre, infatti, essere avvertiti del fatto che l’innovazione tecnologica, se non usata con discernimento e cautela, può vulnerare proprio i beni che devono essere tutelati attraverso il processo o compromettere esigenze che sono prodromiche o strumentali alla tutela di quei beni. Perché modalità e strumenti di lavoro non sono mai neutrali e mai privi di ricadute sul lavoro medesimo e sui suoi risultati e non lo sono – a maggior ragione – nell’attività giudiziaria e nel processo.

La fase di sperimentazione in atto, e ancor più quella che si aprirà a partire dall’11 maggio prossimo, potrà costituire una grande opportunità perché può aiutarci a discernere:

  • che cosa l’emergenza sanitaria ha imposto e solo nell’emergenza può trovare giustificazione;
  • che cosa l’emergenza sanitaria ha imposto e merita di essere conservato, ed eventualmente implementato e sviluppato, anche dopo di essa;
  • che cosa nell’emergenza sanitaria è mancato, sarebbe utile avere anche fuori dall’emergenza e occorre perciò assicurare nel futuro.

Il parametro di riferimento delle scelte non può essere certamente quello della difesa di interessi corporativi, così della magistratura, come dell’avvocatura. Esso risiede esclusivamente nel modello costituzionale di processo e nella scala di valori che la stessa Costituzione ha fissato. Tutela e diritto alla salute da un lato, e, dall’altro, garanzia del diritto di difesa, giusto processo e sua durata ragionevole, efficienza e contenimento dei costi, devono rappresentare il perimetro entro il quale possono essere sperimentate soluzioni innovative, utili per l’emergenza, testandone la validità anche per il futuro.

Occorre uno sguardo critico, scevro da chiusure pregiudiziali di opposto segno, attento ai valori in gioco, alla sostanza dei problemi e agli obiettivi da realizzare.

Perciò, senza alcuna pretesa di affermare verità o offrire soluzioni preconcette, abbiamo selezionato alcuni temi “dell’emergenza” (le indagini preliminari, il dibattimento, le notifiche, il lavoro agile nella Giustizia, il Consiglio Giudiziario; il processo di Cassazione; il processo civile di primo grado; l’appello penale e civile; la Sorveglianza; la riorganizzazione del lavoro nella “fase 2”) sui quali vogliamo fornire spunti di riflessione.

Speriamo così di stimolare un dibattito che consenta alla magistratura di avviarsi ad un percorso propositivo che partendo dall’analisi di ciò che l’emergenza ci ha dato e di ciò che ci ha fatto intravedere, ci aiuti a cogliere le opportunità che questo momento di crisi ci ha lasciato.