Introduzione alla prima sessione: La parola ai protagonisti

Chiara De Franco
Cons. Sezione Lavoro Corte di Appello di Napoli

Buonasera a tutti,
sono onorata e prima di tutto felice di essere qui perché il tema dell’innovazione, soprattutto quando affidata alle energie ed all’intelligenza umana mi appassiona e fin da principio, o almeno quando ha assunto concretezza, ho ritenuto che l’Ufficio per il Processo potesse costituire un importantissimo strumento organizzativo innovativo poggiato sull’intelligenza umana individuale e collettiva, un modello che può avere obiettivi qualitativi forse ancora più importanti di un innalzamento della produttività numerica: allontana il giudice dalla deriva autoreferenziale e dalla cd. solitudine del giudicare, proprio perchè esercita la capacità di lavorare in gruppo e far circolare informazioni, modelli e contenuti.

L’istituzione dell’Ufficio determina evidentemente un netto mutamento della concezione del lavoro del giudice, disegnando plasticamente passaggio da una gestione tipicamente individualistica (strettamente collegata e derivata dalla formazione professionale del magistrato) a una conduzione condivisa dell’attività giurisdizionale, da realizzare per mezzo di una struttura partecipata da figure con professionalità diverse, idonea a supportare le mansioni giudiziarie, in termini sia quantitativi che qualitativi.

Un altro elemento che mi ha avvicinato anche emotivamente ai funzionari dell’UPP è stata la coincidenza temporale con l’allentamento della pandemia: avendo determinato un positivo effetto di riavvicinamento fisico dei magistrati agli uffici, gli UPP hanno popolato\ripopolato i nostri uffici. Ha avuto l’effetto di una potente risacca, una forza centripeta lenta e costante.

Il tema affrontato poi è particolarmente affascinante perché l’ultima normativa sull’UPP ha costruito non un modello a struttura lineare ma un modello tridimensionale, cioè un nuovo SPAZIO che si colloca come una sorta di sezione aurea tra modernità organizzativa e tecnologica della giustizia e del processo e modello giurisdizionale tradizionale: le categorie tradizionali vengono sottoposte ad una prova di carico e di sforzo estensivo\espansivo per essere adattate, ove necessario modificate per funzionare in un contesto (sociale e informatico) del tutto nuovo.

Questo Ufficio è dunque uno spazio ed è stato, secondo me con perfetta intuizione, strutturato come estremamente ampio: il modello strutturato dalla norma del 2021 e come integrato dalle circolari ha, cioè, tenuto conto che soprattutto in fase di esordio vi erano intuibili coefficienti di alta variabilità soggettiva –legato alle persone dei funzionari e dei magistrati– e oggettiva –in senso organizzativo, di dimensioni e di contenzioso– degli uffici.

Il risultato è stato evidentemente che non si può parlare di UN ufficio per il processo ma di una pluralità di UFFICI PER IL PROCESSO, secondo modelli a volte altamente difformi. Questa potenziale flessibilità deve però a questo punto essere indagata, per comprendere quali siano stati i modelli organizzativi in concreto attuati nelle diverse realtà giudiziarie e quali siano stati i rispettivi risultati. Bisogna anche ragionare sull’eventuale esistenza di limiti esterni all’utilizzo dell’Ufficio.

Proverò quindi a porre qualche domanda ai nostri protagonisti.

Data per acquisita la premessa che l’UPP è stato pensato come catalizzatore della “organizzazione giudiziaria”, modello organizzativo preordinato al raggiungimento di efficienza della giustizia, efficienza intesa in senso complesso, nel perfetto equilibrio qualitativo-quantitativo, dell’art.111 Cost è stato possibile e come nel tempo realizzare un potenziamento delle risorse umane e materiali e conseguire un aumento della produttività giudiziaria?

Chiederei quindi ai nostri interventori (funzionari dell’UPP Katia Laffusa, Diana Materassi e Laura Tiboni, GOP Alessandro Martini ed l’avv. Umberto Ghilli, ex tirocinante ex art.73) di esporre le specifiche attività che vi sono state demandate, le principali criticità emerse nella fase di esordio e poi a regime della vostra esperienza.

Qual è il rapporto percentuale tra attività di supporto alla cancelleria e ai giudici? Come sono state declinate le modalità di affiancamento alla specifica attività giudiziaria, prospettiva nella quale si rileva la principale difformità organizzativa tra i vari uffici.

Quali compiti vi sono concretamente attribuiti nella collaborazione all’attività giudiziaria? Partecipate all’udienza? Lo smart-working è utilizzato? Se sì, in che rilievo? È stato utile? E che tipo di attività è stata assegnata per l’attività prestata in smart?

L’organizzazione dell’UPP prevede una attribuzione del funzionario al singolo magistrato o alla materia? Quali i vantaggi o le criticità della scelta organizzativa adottata? Le mansioni svolte si sono rivelate in linea con le vostre aspettative?

Quali sono state le maggiori criticità riscontrate nello svolgimento del lavoro?

 

All’esito dei vostri interessanti contributi devo dire che la scelta del tema di questo convegno e di questa tavola rotonda mi appare ancor più significativa, visto che riflettere oggi sul futuro, su un assetto ordinamentale stabile e quindi su una affidabilità diacronica di questo strumento organizzativo innovativo, è quanto mai opportuno.

Appare evidente che uno dei punti critici è rintracciabile nell’esodo verso altre professioni che alcuni dei nostri relatori ci hanno raccontato come già avvenuto o come altamente probabile. La principale ragione di tale “esodo” va individuata nella precarietà della posizione lavorativa, precarietà che si inserisce in un contesto storico caratterizzato, per la prima volta dopo decenni, dall’offerta di tante opportunità lavorative, nel settore pubblico, a tempo indeterminato.

 

Anche la situazione di continuo ricambio di personale e di incertezza, per i funzionari U.P.P. in servizio, in ordine alla stabilità della propria posizione lavorativa influisce negativamente sull’efficienza del nuovo ufficio.

L’obiezione più immediata e forse banale di una stabilizzazione se non generalizzata almeno importante delle risorse umane ancora è appiattimento al ribasso, anche della magistratura.

Conclusioni

Ad oltre un anno dall’esordio di questo contingente e di questo, non dimentichiamolo, capitale umano è il momento di fare valutazioni di prospettiva.

Una prospettiva nella quale porsi alla luce di un sostantivo attivo l’intelligenza, declinata nella forma individuale e ancora di più nella forma collettiva.

Siamo pronti a superare il meccanismo degli interessi contrapposti che vedeva spesso la magistratura arroccata su posizioni conservative dell’esclusività ed autoregolazione (concetto distante e per certi versi opposto a quello di autonomia) del concreto esercizio della funzione. Direi che può essere superato l’antagonismo (quasi marxista sul modello lavoro\impresa) esistente nella percezione della magistratura tra autonomia del giudicare e umanità della giurisdizione, rispetto agli obiettivi quali-quantitativi dell’efficienza, ovviamente depurati dai rischi della deriva produttivistica.

Questo modello merita di essere superato e può esserlo forse proprio attraverso questo strumento che si sta rivelando una eccezionale sorpresa.

Il problema è che, per le ragioni che i protagonisti ci hanno spiegato, nella attuale realtà l’Ufficio è ancora pieno di macroscopici disallineamenti, il sistema è ancora in fibrillazione e la fibrillazione è rappresentata soprattutto dall’esodo verso altre vite lavorative.

Ebbene, l’intelligenza collettiva deve rintracciare il punto di equilibrio nelle singole situazioni tra i due limiti esterni, l’UPP deve essere al tempo stesso dinamico e stabile e l’esperienza fin qui accumulata non può essere dispersa.

“La più efficace azione rivoluzionaria o sindacale, è sempre stata frutto di élites operaie che la fame non isteriliva” (A. Camus): questa volta il compito dell’iniziativa è affidato credo anche alla magistratura e questo convegno credo sia anche un po' attuazione di questo compito che evidentemente noi magistrati abbiamo.

Certo, i tempi migliori vanno preparati con idee ambiziose.

E sulle idee ambiziose che preparano il futuro e tempi migliori chiuderei questa sessione, lasciando alla prossima il complicato compito di dare risposta anche agli interrogativi fin qui emersi.

Gli altri interventi