Mozione

Assicurare il principio di rappresentanza di genere

Respinta a maggioranza

Dall’assemblea di Napoli nella quale un gruppo di colleghe ha proposto una mozione per fissare quote di Genere di risultato negli organismi rappresentativi del Governo autonomo della magistratura, il tema che a molti sembrava superato nei fatti, si è riproposto recentemente in occasione del rinnovo dei componenti di Area della Giunta Esecutiva Centrale della ANM.

Senza ripercorrere la genesi e l’esito di questa vicenda, riteniamo che la questione, resa ancora prima attuale dalla indicazione di soli uomini come componenti laici del CSM e dalla presenza di una sola donna tra i componenti del CSM di AreaDG, investa una sensibilità culturale che anche all’interno di Area merita non solo una riflessione ( e a questo proposito si richiama l’analisi ed i dati riportati nella citata mozione dell’assemblea di Napoli ) ma uno sforzo ( se condiviso) di darne applicazione concreta, diffusa e costante, a partire proprio dai momenti decisionali interni al gruppo.

Non basta quindi “promuovere il rispetto del principio di parità di genere”.

Occorre che ciò sia assicurato; non deve essere il genere meno rappresentato a chiedere, ma spetta ed è una responsabilità politica  della dirigenza del gruppo far sì che questo principio  sia osservato ed  attuato, sempre e comunque.

La Carta dei Valori di AreaDG prevede, infatti, espressamente che sia promossa “la presenza paritaria di genere in tutti gli organismi rappresentativi e decisionali”  e nello Statuto  si dice testualmente che “la carta valori è parte integrante dello statuto” di AreaDG.

Tra i compiti del coordinamento, delineati nello Statuto, vi è quello di “assumere le decisioni necessarie per la gestione dell'Associazione”, e poiché la gestione della Associazione AreaDG deve avvenire nel rispetto dello Statuto, incombe sugli organi statutari e su ciascuna delle componenti e articolazioni assicurare la rappresentanza in ogni contesto (associativo o istituzionale) di un componente del genere meno rappresentato.

E questo non per garantire o assicurare scorciatoie o posizioni di “rendita” per il genere meno rappresentato.

Come hanno scritto alcune colleghe, “La trasformazione che è in atto nella composizione della magistratura, in cui le donne sono oggi maggioranza, ci richiama tutti al senso di realtà e rende ormai urgenti i tempi per una effettiva parità di genere come valore da perseguire e regola da praticare per assicurare la funzionalità democratica degli organismi associativi”.

Occorre precisare che “alle donne non spetta mendicare né usurpare un posticino nella società pensata ed organizzata al maschile, ma occorre valorizzare il pensiero femminile, e partendo da lì costruire un progetto diverso di società e di cultura, anche giuridica” perché il genere umano non è uno, ma sono due, e di conseguenza il modo di organizzare la società e di pensare la vita ed i rapporti, il mondo, la scala dei valori, richiede il diritto a partecipare ad una società non solo pensata ed organizzata al maschile, necessariamente adeguandosi ai suoi tempi e modi, ma una società organizzata in modi e tempi che preveda la cura, le relazioni umane, la sfera affettiva …”.

Devono considerarsi definitivamente acquisiti i valori che sono frutto del faticoso cammino paritario delle donne nella magistratura e non può essere considerata meramente opzionale la loro presenza nei luoghi decisionali della politica associativa e dell’autogoverno della magistratura.

Certo, non basta che questa o quella donna magistrato sia presente negli organismi dirigenti se non esiste una elaborazione fondata sull’esperienza ed il confronto delle tante donne presenti in Area e del confronto tra queste e le altre, che dia forza e sostanza all’impegno delle donne presenti negli organismi dirigenti ed elettivi. Non si tratta, quindi, di un semplice riequilibrio ottenibile attraverso le quote garantite: le quote garantite segnalano al sistema la contraddizione dei suoi principi – asseritamene – universalistici, nella rappresentanza politica delle donne è in gioco una relazione biunivoca di fiducia e restituzione: fiducia delle rappresentate nel fatto che la rappresentante renda presente la differenza sessuale, restituzione da parte della rappresentante alle rappresentate di quella forza ed autorizzazione che esse le hanno conferito.

Si tratta di farne “non una tematica di settore e di interesse della sola componente femminile della magistratura, non un’esigenza di mero riequilibrio delle presenze negli organismi dirigenti, ma una questione che ha a che fare con la qualità e con il tasso di democrazia presente nelle nostre istituzioni rappresentative e un tratto caratterizzante della nostra identità, con previsioni statutarie che lo promuovono  e con scelte concrete che devono attuarlo”.

E una regola è tale se viene applicata sempre e comunque, senza alcuna possibilità di essere disattesa perché giudicata meno importante di altre, fatto questo che è l’anticamera della arbitrarietà e della marcata sottovalutazione della connotazione di un gruppo che si fonda su un complesso di regole e non solo su quella che è ritenuta più funzionale in un determinato momento.

Il compito di far rispettare queste regole deve essere in capo in via primaria al Coordinamento che nello statuto si vede affidato il compito di coordinare l’azione politica nel quadro delle linee politiche espresse dall’assemblea dei soci e “PER L’ATTUAZIONE DEI PRINCIPI E DEGLI OBIETTIVI DELLA CARTA DEI VALORI”, ma anche a ciascuna delle articolazioni in cui Area si presenta come un soggetto con una propria individualità (CDC, GEC, GES, CG. e CSM) rappresentativa del gruppo.

Ecco allora che il quadro si deve completare con una previsioni di una azione politica condivisa che porti Area e le sue varie articolazioni in ambito associativo e istituzionale a connotarsi come un gruppo che rispetta tutte e sempre le regole che si è dato, senza correre il rischio di agire con una gerarchia di valori modificabile a seconda dei momenti ed eventualmente soccombenti in congiunture difficili, ma al contrario con scelte rappresentative di una linea chiara e ferma di un progetto culturale che trova nella pluralità e ricchezza dei contributi di genere una forza attrattiva e motivo di riconoscimento della coerenza dei comportamenti, coerenza che rappresenta un valore politico in sé.

In questa prospettiva riteniamo che la Carta dei Valori debba essere integrata nel senso che Area si impegna a “promuovere e assicurare la presenza paritaria di genere in tutti gli organismi rappresentativi e decisionali”.

Silvia Albano
Manuela Fasolato
Luisa Savoia