Proposte di AreaDG sulle R.E.M.S.

Ad ormai due anni dalla definitiva chiusura degli O.p.g. è tempo di bilanci

La recente pubblicazione dell'importante delibera del C.S.M. in materia di R.E.M.S. (Delibera 19.4.2017: "Direttive interpretative ed applicative in materia di superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) e di istituzione delle Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (REMS), di cui alla legge n. 81 del 2014" correlatore Consigliere Ercole Aprile) fornisce una preziosa occasione per avviare una riflessione collettiva su un tema così delicato.

Il superamento dell' O.p.g. ha rappresentato, senza ombra di dubbio, una riforma epocale, di cui non possono non condividersi tanto gli obiettivi, primo fra tutti il passaggio dalla custodia alla cura, l'inclusione sociale, la parità di trattamento nel campo dell'assistenza sanitaria, la presa in carico da parte dei servizi territoriali  e la continuità terapeutica,  quanto i suoi prìncipi ispiratori, quali la residualità, la flessibilità,  temporaneità e territorialità della misura di sicurezza dell'O.p.g., nonché la stessa riperimetrazione della nozione di  pericolosità sociale.

Ma è altrettanto indiscutibile come siano numerose le criticità e le disfunzioni che la riforma ha portato con sé e nella sua pratica attuazione. Criticità e disfunzioni tanto serie che l'attuale sistema  rischia di vanificare  gli stessi obiettivi e principi della riforma, con gravi ricadute sui diritti dei malati psichiatrici, i più deboli, tra i soggetti deboli, e di tradursi in un inaccettabile  aggravio di oneri e responsabilità per i magistrati che le misure devono applicare e sugli esperti psichiatri che sono chiamati a svolgere le valutazioni di capacità e pericolosità ed a coadiuvare il magistrato nell'individuazione della misura in concreto più idonea a  contemperare le esigenze di cura e trattamento con quelle di sicurezza sociale.

Nelle discussioni che animano in questi mesi il dibattito sul tema all'interno della magistratura, sovente si afferma che il problema è nell'esiguo numero dei posti disponibili nelle R.E.M.S. e nell'insufficienza di quelle esistenti.

In effetti, nella quotidiana pratica giudiziaria si constata come, a fronte dell'alta incidenza del numero dei sofferenti psichici che vengono coinvolti nel circuito giudiziario penale e per i quali è necessario applicare una misura di sicurezza, il numero dei posti disponibili nelle R.E.M.S. sono del tutto insufficienti. Ciò determina una grave lesione del diritto costituzionalmente garantito alla salute, mentre non è chiarito nel dettato normativo quale debba essere la destinazione di coloro che non possono essere inseriti in R.E.M.S. per mancanza di posti disponibili; di talché, nella pratica, specie per la provvisoria, si assiste alle soluzioni più disparate – dalla permanenza al carcere alla libertà vigilata -, che di fatto creano un autentico limbo di incerta legalità.

Il principio di territorialità, inoltre, non vale per le donne affette da patologia psichiatrica, in quanto le REMS alle stesse dedicate sono pochissime e non sono presenti in tutto il territorio nazionale.

V'è poi l'esposizione del magistrato a responsabilità indebite, essendo egli stretto tra il tenere in carcere o agli arresti domiciliari un soggetto che la sua condizione di malattia rende incompatibile, o assegnarlo alla libertà vigilata con obbligo di cure, nonostante il serio e concreto rischio di recidiva, rischio in assenza del quale la R.E.M.S.  non avrebbe altrimenti ragione d'essere.

E pertanto:

1) Occorre con urgenza un intervento normativo volto all'implementazione dei posti nelle R.E.M.S, anche, eventualmente, specie per la provvisoria, autorizzando l'esecuzione della misura di sicurezza contenitiva in strutture residenziali ad alta valenza terapeutica che garantiscano i requisiti previsti dall' Allegato "A” al D.M. 1.10.2012.

Ma l’implementazione da sola rischia di condurre ad una semplificazione che non affronta il problema in radice e non lo risolve.

Il problema del trattamento dei sofferenti psichici autori di reato, infatti, richiede con urgenza un duplice piano di interventi strutturali, tra loro intimamente correlati:

  1. l'attuazione della rete di assistenza psichiatrica sul territorio e l'istituzionalizzazione della sua interrelazione con la magistratura;
  2. la radicale revisione del sistema delle misure di sicurezza personali.

 

2) È urgente e improcrastinabile la attuazione della rete di assistenza psichiatrica sul territorio e l'istituzionalizzazione della sua interrelazione con la magistratura. Il momento di contatto tra il sofferente psichico e l'autorità giudiziaria può non essere e non deve essere una patologia nella patologia che amplifica lo stigma sociale che purtroppo continua ad accompagnare il malato psichiatrico, ma un momento nel quale si deve favorire al massimo grado la presa in carico territoriale o la prosecuzione di essa dell'autore di reato sofferente psichico, che è l’obiettivo di fondo del processo di superamento dell'O.p.g..

Nella riforma assume, infatti, rilievo centrale il progetto terapeutico riabilitativo che il servizio territoriale di competenza deve redigere e che il magistrato deve vagliare per valutarne l'adeguatezza in relazione alle esigenze del contenimento del rischio di recidiva. Questo presuppone da un lato, la capacità dei servizi territoriali di fornire risposte tempestive ed adeguate e, dall'altra, l'esistenza di forme collaudate e procedimentalizzate di interrelazione tra la magistratura ed i servizi territoriali, da attuarsi attraverso modelli operativi che il legislatore non ha indicato e la cui conformazione e realizzazione ha rimesso ai singoli uffici giudiziari ed alle Regioni. Di fatto è avvenuto che in moltissime Regioni tali sistemi di interrelazione non esistono, ciò che vanifica il principio della extrema ratio e danneggia il malato, determina gravi disfunzioni e spreco di risorse.

 

3) Difettano, poi, in molte realtà strutture intermedie tra le R.E.M.S. e il territorio.

Per applicare correttamente i principi di residualità e flessibilità affermati dalla riforma, sarebbe necessario poter disporre, specie nella provvisoria e  nella fase dell'urgenza in funzione del raggiungimento dell'obiettivo della  compensazione della fase acuta e di impostazione del programma di cura, di strutture ad alta valenza terapeutica da destinare per brevi periodi a quei soggetti  - e non sono pochi – per i quali l'inserimento in R.E.M.S. è eccessivo, ma che non possono ancora  essere adeguatamente curati sul territorio perché l'impostazione e l'avvio del  progetto terapeutico riabilitativo richiede del tempo e un ambiente protetto. Condizioni che i reparti ospedalieri non offrono.

 

4) V'è, infine, la necessità di una revisione complessiva del sistema delle misure di sicurezza personali, che costituisce oggi il settore più obsolescente del codice penale.

La riforma, infatti, è avvenuta a codice invariato, sicché le misure di sicurezza che  il giudice può applicare sono nell'attualità, come in passato, o quella di natura detentiva/contenitiva ossia l'O.p.g. e la casa di cura e custodia, entrambe oggi da eseguirsi in R.E.M.S., sia nella provvisoria, sia nella definitiva, e quella alternativa della misura di sicurezza della libertà vigilata con la prescrizione dell'obbligo di cure ( previsione quest'ultima creata dalla giurisprudenza e non scevra da criticità). Perciò il giudice è stretto nella rigida alternativa tra il tutto (O.p.g. e casa di cura e custodia) o il poco (o nulla) della libertà vigilata. Ciò a differenza di quanto avviene nella materia delle misure cautelari, in cui v'è un ampio ventaglio di scelta, che consente di applicare la misura più adeguata e proporzionata e di adattarla nel tempo. Poiché la malattia mentale è curabile, il sofferente psichico in fase di compenso è in grado di comprendere le prescrizioni ed il loro significato, mentre la stessa pericolosità sociale ha possibilità di remissione, il legislatore dovrebbe approntare un più moderno sistema di misure di sicurezza che consenta di graduare la limitazione della libertà personale in funzione dell'andamento del percorso terapeutico e di adattarla alle mutevoli esigenze di cautela sociale.

Riteniamo che sia necessario sviluppare un confronto ed una riflessione su temi tanto importanti, anche all'esterno della magistratura, e a tal fine Area Democratica per la Giustizia, nell'esprimere soddisfazione per il lavoro svolto dal gruppo in C.S.M., si impegna ad organizzare nell'anno in corso occasioni di approfondimento sia in ambito distrettuale, sia centrale.