COMUNICATO

Tribunale di Cremona, inchiesta sulla nomina del Presidente: se i fatti saranno accertati, si attivi la procedura disciplinare

Una vicenda da seguire con attenzione e che, se confermata, chiama in causa la coerenza del magistrato rispetto al codice etico della ANM

Autorevole stampa nazionale ha diffuso nella giornata di ieri la notizia dell’esistenza di un procedimento penale per corruzione in atti giudiziari  relativo alla procedura di nomina del presidente del Tribunale di Cremona che coinvolgerebbe due magistrati, uno dei quali aspirante al detto posto,  per un presunto tentativo di condizionare e orientare indebitamente con l’aiuto di un curatore fallimentare l’esito finale del Plenum sulla nomina, attraverso pratiche opache volte ad acquisire voti utili a sostegno di uno dei due proposti.

La proposta di quinta commissione  per la nomina del Presidente del Tribunale di Cremona, vacante dal 1° giugno 2017, è stata portata nella seduta del 15 marzo 2018.

Questi gli esiti:

Si tratta di una vicenda che, al di là della sua eventuale rilevanza penale, ove confermata, sarebbe comunque gravissima sotto il profilo deontologico, chiamando in causa, anzitutto, l’etica individuale del magistrato e la sua coerenza con il codice etico della magistratura italiana.

L’art. 10 del Codice etico dell’ANM infatti,  statuisce cheIl magistrato che aspiri a promozioni, a trasferimenti, ad assegnazioni di sede e ad incarichi di ogni natura non si adopera al fine di influire impropriamente sulla relativa decisione, né accetta che altri lo facciano in suo favore.
Il magistrato si astiene da ogni intervento che non corrisponda ad esigenze istituzionali sulle decisioni concernenti promozioni, trasferimenti, assegnazioni di sede e conferimento di incarichi”
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Principi fondamentali che devono stare a cuore a tutti i magistrati e che contrastano un  pericoloso e sempre più dilagante carrierismo.

Siamo convinti che l’autogoverno nasca e si sviluppi a partire da ogni magistrato fino all’istituzione superiore. Pratiche opache e la ricerca di percorsi privilegiati quando non illeciti, danneggiano l’autogoverno e la sua credibilità.

La salvaguardia dell’autogoverno, bene supremo per i magistrati italiani, richiede anzitutto un atto di responsabilità, dei singoli e dei gruppi, alla rigorosa osservanza del nostro codice etico.

Perciò  chiediamo all’Associazione Nazionale Magistrati di  monitorare con grande attenzione questa vicenda e che, ove i fatti diffusi dalla stampa siano provati, sia immediatamente attivato il Collegio dei Probiviri e la procedura disciplinare ai sensi dell’art. 11 dello Statuto.