
Pratica a tutela per i giudici della protezione internazionale Luciana Breggia e Matilde Betti
Al Comitato di Presidenza
I sottoscritti Consiglieri chiedono l’apertura di una pratica ex art. 36 reg.interno a tutela delle colleghe Luciana Breggia, Presidente della sezione specializzata in materia di immigrazione del Tribunale di Firenze, Matilde Betti, Presidente della prima sezione civile del Tribunale di Bologna, ed a presidio dell’autonomia e indipendenza della giurisdizione.
In due articoli di stampa, pubblicati il 30.5 e il 1.5.2019 su “Il Giornale” il giornalista e il& senatore Roberto Calderoli (le cui dichiarazioni vengono fedelmente riportate tra virgolette) criticano in modo inappropriato due provvedimenti della Sezione Specializzata del Tribunale di Firenze: uno, emesso in sede di reclamo, avverso un provvedimento che aveva accolto il ricorso ex art. 700 c.p.c. ordinando l'iscrizione anagrafica di un richiedente protezione internazionale; l'altro relativo alla decisione di riconoscere la protezione ad un cittadino pakistano, poi accusato di violenza sessuale.
Le accuse mosse ai magistrati coinvolti – da parte – sono ben chiare:
aver partecipato a dibattiti pubblici, rendendo dichiarazioni "favorevoli all'accoglienza dei migranti", avere accolto un numero ritenuto troppo elevato di ricorsi (numero fornito senza alcuna indicazione dei dati utilizzati) ed aver riconosciuto la protezione internazionale ad un ricorrente poi accusato di gravissimi reati.
Il senatore Calderoli chiude le sue dichiarazioni ammonendo i giudici della protezione a riflettere sulle “conseguenze tragiche delle loro scelte, di cui sono responsabili”.
Il Viminale ha, inoltre, come si legge in una nota, fatto ricorso all'Avvocatura dello Stato per "valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi, lasciando il fascicolo ad altri, per l'assunzione di posizioni in contrasto con le politiche del governo in materia di sicurezza, accoglienza e difesa dei confini”
Dalle notizie di stampa risulta che il Viminale avrebbe chiesto di “tracciare” le uscite pubbliche dei magistrati firmatari delle sentenze, i loro rapporti di “vicinanza e collaborazione con chi difende gli immigrati contro il Viminale”.
Si tratterebbe di raccolta di dossier relativi a partecipazioni a presentazioni di libri, collaborazioni a riviste, persino alla posizione in platea accanto a esponenti delle Ong in occasione di manifestazioni pubbliche.
Si tratta di accuse e atti gravi rivolti nei confronti di giudici chiamati a riconoscere i diritti fondamentali nella delicata materia della protezione internazionale, che impongono l’intervento del Consiglio a tutela dell’ indipendenza ed autonomia della giurisdizione
Giuseppe Cascini
Alessandra Dal Moro
Mario Suriano
Giovanni Zaccaro
6 giugno 2019