Tragedie migratorie e diritti umani

La dottrina dei porti chiusi sconfessata dalla Cassazione

Sono stati definitivamente assolti i due migranti che, salvati dal naufragio, avevano rifiutato il respingimento in Libia. In base a Costituzione e trattati internazionali non c’è spazio per una pratica che dimentica i diritti umani fondamentali

Ieri, 17 dicembre 2021, la Corte di Cassazione ha definitivamente assolto i due migranti che il 10 luglio 2018, dopo essere stati salvati dal naufragio nel Mediterraneo e imbarcati sulla nave Vos Thalassa, si erano opposti al proprio immediato respingimento attraverso la riconduzione in Libia. La Cassazione ha ritenuto che la loro resistenza ad un rimpatrio illegittimo non è punibile, con ciò sconfessando la dottrina dei “porti chiusi” predicata dal Ministro degli interni dell’epoca, Matteo Salvini. Già al momento dei fatti avevamo ritenuto che tale strategia, fondata sulla mancata indicazione del porto sicuro utile per lo sbarco dei migranti salvati in mare, oltre ad essere inumana, fosse anche adottata in violazione della Costituzione, delle leggi e dei trattati internazionali.

C’è da auspicare che, attraverso la conferma ed il rafforzamento dell’orientamento giurisprudenziale affermato oggi, queste pratiche non vengano mai più riproposte e si acceda invece ad una nuova stagione nella quale i diritti umani non vengano riconosciuti solo ai superstiti dell’immane tragedia migratoria che stiamo vivendo.

18 dicembre 2021