Comitato direttivo centrale

L’ANM sulla partecipazione dei magistrati ai dibattiti pubblici

Ecco il testo del documento approvato a maggioranza dal CDC dell’ANM il 5 aprile 2025

Il punto posto all’ordine del giorno relativo alla limitazione della partecipazione dei magistrati ai dibattiti pubblici organizzati dai partiti politici pone anzitutto dubbi sui contenuti con cui si intende declinare la perimetrazione dell’esercizio di un diritto di rilevanza costituzionale.

E’ doveroso ricordare che la Corte Costituzionale è intervenuta sul tema della libertà di manifestazione del pensiero dei magistrati e si è domandata se tale diritto possa subire limitazioni diverse da quelle previste per la generalità dei consociati (Sentenza n. 100/1981), perché se è certo “che i magistrati debbono godere degli stessi diritti di libertà garantiti ad ogni altro cittadino deve del pari ammettersi che le funzioni esercitate e la qualifica da essi rivestita non sono indifferenti e prive di effetto per l’ordinamento costituzionale”.

La Corte ha affermato che “i magistrati, per dettato costituzionale (artt. 101, comma secondo, e 104, comma primo, Cost.), debbono essere imparziali e indipendenti e tali valori vanno tutelati non solo con specifico riferimento al concreto esercizio delle funzioni giurisdizionali ma anche come regola deontologica da osservarsi in ogni comportamento al fine di evitare che possa fondatamente dubitarsi della loro indipendenza ed imparzialità: nell’adempimento del loro compito”.

La conclusione raggiunta è che è “possibile la piena compatibilità tra libera manifestazione del pensiero e tutela della dignità del singolo magistrato e dell’intero ordine giudiziario; l’equilibrato bilanciamento degli interessi tutelati non comprime il diritto alla libertà di manifestare le proprie opinioni ma ne vieta soltanto l’esercizio anomalo e cioè l’abuso, che viene ad esistenza ove risultino lesi gli altri valori sopra menzionati”.

A distanza di anni la Corte costituzionale è tornata ad affermare che il cittadino-magistrato gode certamente dei diritti fondamentali di cui agli artt. 17, 18 e 21 Cost. L’esercizio di questi ultimi diritti gli consente di manifestare legittimamente le proprie idee, anche di natura politica, a condizione che ciò avvenga con l’equilibrio e la misura che non possono non caratterizzare ogni suo comportamento di rilevanza pubblica (Sentenza n. 224/2009; sentenza n. 170/2018).

Come rispondere all’interrogativo di quale sia il punto di equilibrio tra l’esigenza del rispetto dell’apparenza di imparzialità e l’imparzialità stessa?

Ebbene il codice etico dell’Associazione si è fatto carico di tracciare sia pure a maglie larghe le regole di comportamento all’art. 8 laddove afferma che “Il magistrato garantisce e difende, all’esterno e all’interno dell’ordine giudiziario, l’indipendente esercizio delle proprie funzioni e mantiene una immagine di imparzialità e di indipendenza. Evita qualsiasi coinvolgimento in centri di potere partitici o affaristici che possano condizionare l’esercizio delle sue funzioni o comunque appannarne l’immagine. Non accetta incarichi né espleta attività che ostacolino il pieno e corretto svolgimento della propria funzione o che per la natura, la fonte e le modalità del conferimento, possano comunque condizionarne l’indipendenza” ed ancora all’art. 9, ove si prevede che “il magistrato assicura inoltre che nell’esercizio delle funzioni la sua immagine di imparzialità sia sempre pienamente garantita”,

 Se queste sono le coordinate interpretative entro cui è doveroso muoversi, tra principi costituzionali, enucleati ed affermati dal Giudice delle leggi e regole deontologiche che la stessa ANM si è già data,  va con forza riaffermata la libertà di manifestazione del pensiero del magistrato sui temi della giustizia, anche nell’ambito di dibattiti organizzati dai partiti politici, dovendo rimettersi alla responsabilità del singolo l’esercizio consapevole e responsabile di tale suo diritto nei limiti della continenza.

Non è necessario rivolgere alcun invito ai magistrati ad osservare regole di comportamento già evidentemente esistenti né tanto meno immaginarne ulteriori, né offrire il fianco per disegnare illeciti disciplinari di nuovo conio che vorrebbero impedire anche la mera possibilità di offrire un contributo tecnico sulle riforme in atto.

Riteniamo che l’autorevolezza ed il bagaglio di conoscenze di tutti i magistrati non possano essere dispersi e debbano essere messi a disposizione dei cittadini per consentire loro di formarsi un libero pensiero critico sui contenuti e sui temi della giustizia, sia laddove l’apporto dei magistrati sia di favore che laddove sia di contrarietà alla riforma in atto.

Il pluralismo delle idee ha sempre contribuito a realizzare i valori del nostro ordinamento democratico.

I componenti di AreaDG, MD, UPC e 101

5 aprile 2025