Comunicato

Gli avvocati nei consigli giudiziari: valutazioni di professionalità e diritto di tribuna

Esprimiamo ferma contrarietà ad una proposta di riforma che persegue finalità non chiare e lascia sullo sfondo problemi concreti di cui il legislatore dovrebbe farsi preliminarmente carico

Articoli di stampa hanno oggi lanciato la notizia secondo cui vi sarebbe un’intesa della maggioranza parlamentare sulla bozza di riforma del Ministro Bonafede in materia di Consigli Giudiziari.

Con tale proposta si prevede, tra l’altro, di introdurre il cosiddetto “diritto di tribuna”: “la facoltà per i componenti avvocati e professori universitari di assistere alle discussioni e deliberazioni relative all’esercizio delle competenze di cui all’articolo 15 lettera b) del decreto legislativo 27 gennaio 2006 n. 25”; di assistere cioè alle discussioni sulle pratiche attinenti alle valutazioni di professionalità dei magistrati.

Va osservato al riguardo che, nel tempo, il “diritto di tribuna” della classe forense è stato già esteso in modo consistente e la circolare sulle valutazioni di professionalità prevede già tra le fonti di conoscenza le segnalazioni del Consiglio dell’Ordine territorialmente competente. Estendere ulteriormente il contributo della classe forense nella materia della valutazione di professionalità, non trova alcuna plausibile giustificazione e appare impraticabile per i tanti nodi da sciogliere, allo stato privi di adeguate risposte.

Tra questi: un chiarimento sulla natura e le finalità che una siffatta partecipazione dovrebbe avere; l’individuazione di possibili cause di incompatibilità per gli avvocati che siano anche componenti dei Consigli dell’Ordine o che rivestano cariche all’interno degli stessi; la questione, assai dibattuta, del modo in cui far fronte ai casi di sospensione dall’esercizio della professione degli avvocati componenti dei Consigli Giudiziari.

A ciò deve aggiungersi il rischio che simili proposte – anche per il modo in cui vengono pubblicizzate e diffuse – finiscano per radicare nell’opinione pubblica l’idea che la magistratura abbia necessità di controlli esterni essendo inadeguati quelli, rigorosi, cui i magistrati italiani sono sottoposti.

In questa situazione, fermo il confronto e il dialogo doveroso sui tanti temi dell’organizzazione giudiziaria, AreaDG esprime la propria netta contrarietà ad una proposta di riforma che non fa chiarezza sulle finalità perseguite e lascia sullo sfondo tanti problemi concreti, di cui il legislatore dovrebbe farsi preliminarmente carico.

15 ottobre 2019