Anniversario

La festa del lavoro e il compleanno dello Statuto

di Marcello Basilico
Presidente della Sezione Lavoro del Tribunale di Genova
La coincidenza di questo 1° maggio coi 50 anni dello Statuto dei lavoratori induce a suggestioni e a qualche piccola speranza. Se è vero che nelle proprie radici una comunità si consolida, la ricostruzione che ci attende non può che passare da modelli come quello dello Statuto, grazie al quale dignità e solidarietà sono entrati nei luoghi di lavoro

Il 1° maggio 2020 è una ricorrenza speciale, non tanto – come si penserebbe d’acchito – perché si festeggi il lavoro nel tempo della pandemia, quanto perché la festa coincide con l’anniversario dello Statuto dei lavoratori. Cinquant’anni fa, esattamente il 20 maggio 1970, veniva infatti promulgata la legge 300/70.

Vengono i brividi a confrontare la stagione odierna, della paura e dell’individualismo, con quella di allora, che era invece la stagione della speranza e delle battaglie collettive, in un mondo che ancora non conosceva crisi economica e non immaginava di avvitarsi nella spirale del terrorismo. Pur se lacerato da conflitti sociali anche violenti, quello Stato seppe concepire con lo Statuto una delle ultime leggi organiche e coerenti, con la quale riuscì a promuovere un diritto sociale fondamentale malgrado la mancata attuazione degli articoli 39 e 40 della Costituzione.  

La legge 300/70 ha dato un contenuto alla dignità del lavoro (non a caso dedicandovi il titolo I), ha imboccato la via delle misure antidiscriminatorie, ha fondato il diritto sindacale, ha bilanciato la tutela del posto di lavoro col collocamento pubblico, ha indicato, con l’art. 28, il percorso tecnico-giuridico che tre anni dopo avrebbe conformato un rito processuale alle ragioni di protezione dei diritti di soggetti svantaggiati nel contratto o nella società.

Grazie allo Statuto il lavoratore è diventato persona.

La pandemia ha cancellato i convegni celebrativi del cinquantennale, ma confidiamo che la riflessione sull’eredità di quella stagione fortunata sia soltanto rimandata. Intanto, malgrado gli ultimi decenni di convivenza col neoliberismo ci abbiano quasi assuefatto a concetti come flexisecurity e forced labour, lavoro povero e precariato, proviamo a immaginare che la concomitanza tra la Festa del lavoro e il compleanno dello Statuto non sia casuale.

Forse dalle macerie che troveremo fuori dalle nostre case-rifugio ci riuscirà di rinnovare il patto che consentì alla nostra Repubblica di essere in pari in Europa nella tutela dei diritti sociali. Se è vero che una comunità si consolida guardando alle proprie radici, la ricostruzione che ci attende non può che passare attraverso modelli come quello dello Statuto. È qui che i principi dell’art. 2 della Costituzione si sono materializzati nei luoghi di lavoro.

Solidarietà sociale e riconoscimento della dignità della persona sono ancora oggi le armi migliori che l’ordinamento ci offra per combattere la nuova battaglia.

1 maggio 2020