GIUGNO
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Diario dal Consiglio del 17 maggio 2019

“Oggi si volta pagina nella vita del CSM. La prima di un percorso di cui non ci si può nascondere difficoltà e fatica di impegno. Dimostrando la capacità di reagire con fermezza contro ogni forma di degenerazione.

Tutta l’attività del Consiglio, ogni sua decisione sarà guardata con grande attenzione critica e forse con qualche pregiudiziale diffidenza. Non può sorprendere che sia così e occorre essere ancor più consapevoli, quindi, dell’esigenza di assoluta trasparenza, e di rispetto rigoroso delle regole stabilite, nelle procedure e nelle deliberazioni.

Occorre far comprendere che la Magistratura italiana – e il suo organo di governo autonomo, previsto dalla Costituzione – hanno al proprio interno gli anticorpi necessari e sono in grado di assicurare, nelle proprie scelte, rigore e piena linearità.

La Costituzione prevede che l’assunzione di qualunque carica pubblica – ivi comprese, ovviamente, quelle elettive – sia esercitata con disciplina e onore, con autentico disinteresse personale o di gruppo; e nel rispetto della deontologia professionale.

Indipendenza e totale autonomia dell’Ordine Giudiziario sono principi basilari della nostra Costituzione e rappresentano elementi irrinunziabili per la Repubblica. La loro affermazione è contenuta nelle norme della Costituzione ma il suo presidio risiede nella coscienza dei nostri concittadini e questo va riconquistato.

Potrà avvenire – e confido che avverrà - anzitutto sul piano, basilare e decisivo, dei comportamenti. Accanto a questo vi è quello di modifiche normative, ritenute opportune e necessarie, in conformità alla Costituzione.”

Il Presidente della Repubblica ci aiuta a voltare pagina. Dopo aver ricordato che il quadro disvelato è sconcertante e inaccettabile, che ha prodotto conseguenze gravemente negative per il prestigio e per l’autorevolezza non soltanto di questo Consiglio ma anche dell’intero Ordine Giudiziario, ha voluto ringraziare il “Vice Presidente, il Comitato di Presidenza e i Consiglieri presenti per la risposta pronta e chiara che hanno fornito, con determinazione, non appena si è presa conoscenza della gravità degli eventi”. E questo, certamente, costituisce per tutti noi, che in queste settimane abbiamo cercato, insieme agli altri consiglieri togati e laici, di affrontare con senso di responsabilità la drammatica crisi del Consiglio, un forte incoraggiamento per proseguire nella direzione che abbiamo sin dall’inizio auspicato, certi che questa vicenda possa essere colta da tutti i magistrati, oltre che dai noi Consiglieri, come una vera occasione di rinnovamento.

Siamo convinti che la prima condizione perché ciò si verifichi in modo credibile ed autentico è che tutti coloro che sono stati coinvolti, ad ogni livello, sappiano mettere al primo posto l’esigenza di tutelare le Istituzioni, che sono il cuore dello stato democratico, di una comunità di persone che ha scelto di vivere dentro una cornice che deve anzitutto farsi garante dei diritti e della libertà dei cittadini.

Si potrebbe, in una situazione come quella che si è andata via via svelando, cedere alla tentazione di sottolineare alcune differenze. Che ci sono.

Ma sappiamo che la situazione in cui oggi ci troviamo è l’approdo estremo di una lunga serie di passaggi, che non sempre – e non tutti – abbiamo saputo valutare con rigore e lungimiranza, in un contesto di interventi normativi di riforma ben descritto da Giuseppe nell’intervento in Plenum (che abbiamo già pubblicato). Riforme che non hanno sortito gli effetti che intendevano produrre. Tanto che il mutamento “genetico” prodotto dalla riforma dell’Ordinamento Giudiziario del 2006 sul modo dei magistrati di percepire se stessi e le loro funzioni – profondamente distante dal significato del principio costituzionale di cui all’art. 107 Cost., per cui i magistrati si distinguono solo per funzioni, sono tutti uguali, tutti al “servizio” del paese, nel rispetto della Costituzione e delle leggi – “si è andato a saldare con la trasformazione dei metodi di raccolta del consenso, accentuandone gli aspetti deteriori di tutela di interessi particolari”.

Ci può unire e, quindi, salvare solo una riflessione collettiva, il risveglio della capacità di fare autocritica, il riappropriarci con sobrietà ma orgoglio delle ragioni per cui abbiamo scelto questo lavoro, la consapevolezza delle responsabilità che con esso abbiamo assunto verso i cittadini e la comunità.

Nella bella introduzione alla lezione aperta del 17 giugno scorso presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dedicata all’Avv. Giorgio Ambrosoli a 40 anni dal suo omicidio, il Prof. Vincenzo Cariello ha ricordato come sia lacerata nel nostro tempo la capacità di rendere conto di se stessi, di dare ragione di sé.

Giorgio Ambrosoli fu assassinato l’11.7.1979 a Milano su mandato di Sindona per il modo totalmente fedele all’interesse pubblico con cui aveva portato a termine l’incarico di Commissario Liquidatore della Banca Privata Italiana, personificando il coraggio della verità e di assegnare un certo stile alla propria vita.

La sua vita divenne, per la verità, scandalo della verità. Fu una vita che voglio definire, con terminologia che traggo dalla filosofia cinica, diacritica: una vita che stabilisce le differenze; che ha mostrato di sapere distinguere tra valori e disvalori.

L’arte del dire il vero dovrebbe essere una caratteristica della democrazia, una sua dimensione interna. Sennonché, dalle sue origini, è proprio, soprattutto, nella democrazia, che l’arte del dire il vero risulta di non agevole osservanza: “nella democrazia la parresia è pericolosa non solo per la città ma anche per l’individuo che cerca di esercitarla… il parresiasta corre il rischio di rompere e di sciogliere la relazione con l’altro che ha reso possibile il suo stesso discorso” (Foucault).

Si può ripartire. A rafforzare le nostre motivazioni vengono in aiuto le testimonianze di molte grandi persone, e, tra queste, di molti grandi magistrati, come Salvatore Senese scomparso pochi giorni fa. In tutte le sue esperienze di magistrato impegnato Salvatore Senese ha mostrato come la fermezza sui valori e sulle idee debba unirsi all’ascolto e al confronto rifuggendo sempre da ogni settarismo. Ci piace anche ricordare che da componente del Consiglio inaugurò e si fece promotore delle "cronache dal consiglio", delle quali il nostro Diario cerca di raccogliere il testimone.

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Nel Plenum straordinario di Venerdì alla presenza del Presidente della Repubblica abbiamo proceduto all’insediamento e collocamento fuori ruolo dei Consiglieri Ilaria Pepe e Giuseppe Marra, cui vogliamo dare un sincero messaggio di benvenuto anche qui, certi che sapranno contribuire all’impegnativo percorso che ci aspetta.

Quanto al Plenum ordinario di mercoledì, a parte l’approvazione del regolamento del tirocinio (d’intesa con la SSM) per i giudici onorari, segnaliamo:

a) la delibera con cui il Consiglio, su proposta della Settima Commissione, ha affermato la conformità alle fonti normative primarie e secondarie relative all’organizzazione e al funzionamento della Direzione distrettuale antimafia del decreto del 20 marzo 2019 con cui il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano ha deciso e motivato l’assegnazione di due sostituti all’VIII Dipartimento-DDA limitatamente alla designazione del dott. Adriano Scudieri; mentre quanto alla designazione della dott.ssa Giovanna Cavalleri, ha deliberato di invitare il Procuratore della Repubblica di Milano a compiere, in relazione all’interpello di cui al provvedimento n. 15/17 del 23.2.2017, una nuova valutazione, tenendo conto degli ulteriori atti di indirizzo indicati nella motivazione, essendo stata la decisione del medesimo interpello già oggetto di specifico atto di indirizzo da parte della precedente Consiliatura; in precedenza, invero, era stata rilevata la non conformità alle indicazioni della specifica normativa primaria e secondaria (l’art. 102 del Decreto Legislativo 6 settembre 2011, n. 159, come specificati dalla circolare del 19 novembre 2010 che indica quali criteri rilevanti ai fini della designazione dei sostituti addetti alla DDA le “specifiche attitudini” e le “esperienze professionali” di cui all’art. 3, comma 2, della circolare P-24930 del 19 novembre 2010, il quale specifica gli indicatori da cui dette “specifiche attitudini” vanno desunte; circolare modificata dalla Delibera del 19 ottobre 2016, che stabilisce che le coassegnazioni, “evidentemente, costituiranno i titoli principali su cui operare le scelte per le successive designazioni”); in particolare nell’atto di indirizzo in questione, in conformità alla normativa predetta, era stato specificamente indicato che “nella comparazione dei sostituti va adeguatamente valorizzata la trattazione, quale pubblico ministero e per un congruo periodo di tempo, di procedimenti penali relativi a reati di criminalità organizzata di competenza della DDA”; ed è proprio sotto quest’ultimo profilo che si è ritenuto che con il decreto del 20 marzo 2019 il Procuratore abbia apportato modifiche al decreto n. 64 del 5.4.2017 che - pur espunto il criterio dell’anzianità di servizio - non sono state ritenute coerenti con gli atti di indirizzo formulati dal Consiglio, in mancanza, quanto all’assegnazione del solo secondo posto a concorso, di un’effettiva comparazione delle esperienze, invero, diverse, svolte dai colleghi in valutazione nel periodo di servizio presso Tribunali del sud Italia in punto di indagini e dibattimenti in tema di criminalità organizzata, anche con applicazioni alle locali DDA; né è apparsa congrua la giustificazione della svalutazione di esperienze maturate in DDA in distretti diversi da quello di Milano in ragione del fatto che si è trattato di esperienze professionali, “senza il controllo dello scrivente”: criterio valutativo già espresso dal Procuratore in occasione del precedente decreto, che, peraltro, contraddice la omologa valutazione compiuta per l’assegnazione del primo posto a concorso.

Trattandosi di tema certamente sensibile e complesso, che attinge anche a quello più generale dell’ambito e dei limiti della discrezionalità del Procuratore della Repubblica in questa materia, vi è stata una discussione in Plenum, all’esito della quale la votazione della delibera ha visto due astensioni e sei voti contrari, tra i quali quello di Giuseppe, Mario Ciccio, nonché dei consiglieri Davigo ed Ardita. Alessandra ha invece sostenuto la delibera di Settima Commissione di cui fa parte e di cui ha condiviso le ragioni.

b) Su proposta della Settima commissione, è stata approvata una delibera che fa il punto sullo stato dell’arte in ordine alla creazione di una banca dati di provvedimenti di merito da inserire in Italgiureweb. Facendo seguito ai precedenti provvedimenti del 2017 e del 2018, si ribadisce che il progetto mira a raccogliere e diffondere la giurisprudenza di merito, in modo da garantire agli operatori un archivio contenente i principali provvedimenti su disposizioni normative di nuova introduzione. A tal fine, la delibera rimarca i criteri di selezione della giurisprudenza di merito da inserire nel database.

c) All’unanimità, su proposta della Quinta Commissione sono stati conferiti gli incarichi di Procuratore per i minorenni alla collega Emma Avezzù e di Presidente di sezione penale della Corte di Appello di Palermo alla collega Adriana Piras;

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La macchina della Quinta Commissione, nella sua nuova composizione, comincia a carburare. Sono state definite con proposta all’unanimità tutte le pratiche oggetto di trattazione prioritaria (ossia di trattazione effettiva seguendo l’ordine cronologico delle vacanze).

In particolare, per gli incarichi direttivi sono stati proposti Antonino Carlo Cappelleri quale Procuratore di Padova, Antonio Sergio Robustella quale Presidente del Tribunale di Nocera Inferiore e Raffaele Ianella quale Procuratore di Fermo. Quanto agli incarichi semidirettivi, le proposte sono andate a favore di Licia Tomay quale Presidente di sezione civile del Tribunale di Potenza, di Beatrice Notarnicola quale Presidente della sezione lavoro del Tribunale di Foggia e di Giancarlo Novelli quale Procuratore aggiunto di Catanzaro.

All’ordine del giorno dei prossimi lavori della Quinta Commissione è prevista la trattazione delle pratiche di Presidente del Tribunale di Messina, di Procuratore della Repubblica di Salerno, di Presidente del Tribunale di Mantova, di Aggiunto GIP del Tribunale di Bari, di Presidente di sezione penale del Tribunale di Roma, di Presidente di sezione penale del Tribunale di Nocera Inferiore e di Presidente della sezione lavoro del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

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La prossima settimana è “bianca”… e ne sentivamo il bisogno.

Vi segnaliamo che Alessandra incontrerà i colleghi di Brescia e Bergamo Lunedì 24; quelli di Modena e Bologna Martedì 25. Mario sarà, invece, a Palermo Martedi 25.

 

Buon lavoro e buona settimana... Vi racconteremo…!

Ale, Ciccio, Giuseppe, Mario