GENNAIO
15

Diario dal Consiglio del 15 gennaio 2021

“La documentazione raccolta dalla Procura della Repubblica di Perugia – la cui rilevanza va valutata nelle sedi proprie previste dalla legge – sembra presentare l’immagine di una Magistratura china su se stessa, preoccupata di costruire consensi a uso interno, finalizzati all’attribuzione di incarichi.
Questo fenomeno si era disvelato nel momento in cui il CSM è stato chiamato, un anno addietro, ad affrontare quanto già allora emerso. Quel che è apparso ulteriormente fornisce la percezione della vastità del fenomeno allora denunziato; e fa intravedere un’ampia diffusione della grave distorsione sviluppatasi intorno ai criteri e alle decisioni di vari adempimenti nel governo autonomo della Magistratura (…). 
La stragrande maggioranza dei magistrati è estranea alla “modestia etica” – di cui è stato scritto nei giorni scorsi – emersa da conversazioni pubblicate su alcuni giornali e oggetto di ampio dibattito nella pubblica opinione (…).
Non può essere, però, in alcun modo, sottovalutato che queste vicende hanno gravemente minato il prestigio e l’autorevolezza dell’intero Ordine Giudiziario, la cui credibilità e la cui capacità di riscuotere fiducia sono – ripeto – indispensabili al sistema costituzionale e alla vita della Repubblica.
Anche in questa occasione va ricordato che l’indipendenza e la totale autonomia dell’Ordine Giudiziario sono affermati nelle norme della Costituzione ma trovano il loro presidio nella coscienza dei nostri concittadini; e questo presidio, oggi, appare fortemente indebolito.
Rinvigorirlo spetta soprattutto ai magistrati, a ciascuno di essi, sul piano sia dell’impegno professionale sia dei comportamenti personali.
La limpidezza del modo di agire, anche nella vita associativa, e la credibilità in tutte le decisioni che riguardano il Consiglio Superiore – dalle nomine agli avanzamenti, ai provvedimenti disciplinari e, prima ancora, alle candidature al Consiglio – costituiscono per i cittadini un metro di valutazione della trasparenza e della credibilità anche delle decisioni assunte dalla Magistratura nel rendere giustizia”.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
(dal discorso pronunciato il 18 giugno 2019, nel corso della Cerimonia commemorativa dei magistrati Giacumbi, Minervini, Galli, Amato, Costa e Livatino)

Dedichiamo il Diario al complesso lavoro che il Consiglio sta affrontando per rispondere all’impegno assunto, all’indomani della grave crisi che lo ha investito e che ha coinvolto la credibilità dell’intero ordine giudiziario, di fronte al Presidente della Repubblica, ai magistrati, ai cittadini.

 

Il Plenum

Durante il Plenum di mercoledì 13 gennaio sono state discusse le prime tre pratiche di Prima Commissione, derivanti dall’analisi, svolta in quella sede, del materiale (intercettazioni telefoniche e ambientali e messaggi da applicativo whatsapp) trasmesso al Consiglio dalla Procura di Perugia, proveniente dall’indagine a carico del dott. Palamara.

La discussione di tali pratiche, che ha occupato tutta la giornata con una discussione approfondita e a tratti anche accesa, è stata l’occasione per un ampio dibattito in sede plenaria sulle modalità di utilizzo di tale materiale da parte del Consiglio e, soprattutto, sul potere del Consiglio di tener conto del contenuto di tali comunicazioni non solo ai fini dell’eventuale avvio di un procedimento ex art. 2 della legge sulle guarentigie (procedimento che prevede la possibilità di giungere al trasferimento d’ufficio, possibile quando i magistrati, per qualsiasi causa indipendente da loro colpa non possono, nella sede occupata, svolgere le proprie funzioni con piena indipendenza e imparzialità, laddove ciò che rileva è verificare se, in dipendenza di fatti, sia rimasta vulnerata anche solo l’immagine di imparzialità ed indipendenza del magistrato), ma anche nell’ambito della verifica del permanere in capo ai magistrati interessati dei pre-requisiti essenziali ed indefettibili di imparzialità, indipendenza ed equilibrio, in occasione delle valutazioni di professionalità, delle conferme, delle domande di nomina ad incarichi direttivi e semidirettivi; ovviamente nel pieno rispetto delle garanzie del contraddittorio e con l’attenzione che impone la particolare delicatezza che connota l’esame di conversazioni avvenute in un contesto privato.

Proprio in questa prospettiva, in premessa alla trattazione della prima pratica, Elisabetta ha formulato alcune osservazioni di carattere generale, illustrando anche il metodo con cui la Commissione sta procedendo, che tutti abbiamo condiviso e che riportiamo di seguito:

Il materiale proveniente dalla Procura di Perugia, consistente in intercettazioni e nelle numerosissime chat estrapolate dal telefono del dott. Palamara, in parte pubblicato su alcuni quotidiani ed oggi addirittura in un libro, ha suscitato una vasta eco nell’opinione pubblica e tra i magistrati. Ci ha reso la fotografia di un correntismo deteriore, dal quale è più che mai urgente affrancarsi, e di una degenerazione dei rapporti con l’istituzione consiliare che deve essere affrontata con rigore e determinazione, pena la definitiva perdita di credibilità del governo autonomo e della stessa magistratura.

Si tratta di materiale molto corposo e non facile, anche da un punto di vista pratico, da gestire.

Nonostante le difficoltà, crediamo fermamente che il dovere primario del Consiglio sia occuparsi di questo materiale, al pari di qualsiasi altro tipo di segnalazione che proviene al Consiglio, tenerne conto nell’ambito delle varie competenze consiliari che valutano, a diversi fini, la sussistenza dei pre-requisiti di equilibrio, indipendenza ed imparzialità dei magistrati.

Quanto ad alcune posizioni è stata esercitata l’azione disciplinare, ed altre sono ancora oggetto di valutazione da parte del PG. Ma il disciplinare non può e non deve esaurire la complessità delle questioni sottese alle comunicazioni tra il dott. Palamara e i molti magistrati che a lui si rivolgevano. Il disciplinare è soggetto ai principi di tassatività e legalità e deve essere maneggiato con prudenza e con cautela. Diverse e ben più ampie sono, invece, le valutazioni di spettanza del CSM, ai fini del trasferimento di ufficio per incompatibilità ambientale (anche questo strumento molto delicato e da maneggiare con cura), ma soprattutto in sede di valutazioni di professionalità e di conferma e nomina dei dirigenti.

L’esame di questo materiale deve svolgersi secondo poche ma chiare direttrici: la parità di trattamento, l’assenza di qualsiasi interesse per l’appartenenza territoriale o associativa dei magistrati coinvolti, la trasparenza delle decisioni. Solo impegnandoci a fare questo lavoro con tali obiettivi noi potremo contribuire a restituire credibilità alla magistratura ma anche all’Istituzione di cui oggi abbiamo l’onore di fare parte.

La prima commissione, quindi, nell’esercizio di una funzione servente rispetto alle attività delle altre commissioni sta procedendo all’analisi di tutto il materiale, analizzando caso per caso le singole posizioni.  La Commissione non ha elaborato linee guida astratte, ma si sta muovendo avendo come parametri di riferimento l’art. 2 legge guarentigie e l’elaborazione consiliare e giurisprudenziale sul punto, con attenzione alle specificità del caso concreto, tenendo conto, ai fini della procedura di trasferimento per incompatibilità ambientale e/o funzionale, del rilievo che possono avere, non solo il contenuto delle singole “conversazioni”, ma anche il contesto territoriale e funzionale, oltre ad, eventuali, ulteriori aspetti fattuali emergenti dagli atti.

Quanto ai tempi, e alla selezione del materiale, ricordiamo che la procedura ex art. 2 ha delle rigorose tempistiche: sei mesi, decorrenti dalla data della seduta fissata per la relazione sulla pratica da parte del presidente della Commissione. Per questo motivo, la Commissione nella nuova composizione (le commissioni sono cambiate a inizio ottobre) è necessariamente partita dai 17 casi che già erano stati selezionati come astrattamente rilevanti, da parte della Commissione nella precedente composizione, in relazione ai quali, quindi, già erano iniziati a decorrere i termini sin da giugno-luglio 2020.

Per il futuro (e ricordando che la Prima Commissione si occupa anche di numerosi altri casi, parimenti delicati ed impegnativi) si è provveduto a dare un ordine al fascicolo “principale” che contiene tutto il materiale. La presidenza della commissione ha curato la redazione di una relazione che raccoglie in maniera ordinata, in assenza di qualsiasi connotazione valutativa, il contenuto del telefono del dott. Palamara; tale relazione, che distingue e riordina il materiale, separando ciò che obiettivamente non ha incidenza alcuna sotto alcun profilo sulle posizioni di magistrati (in quanto concerne, auguri, partite di calcio e simili), è stato posto a disposizione delle altre commissioni per le valutazioni di loro competenza.

In questo percorso di analisi, con precedenza delle posizioni già oggetto di valutazione sin da giugno luglio 2020, la Commissione è giunta a diverse conclusioni, ed è pervenuta, per alcune posizioni, ad una proposta di pre-archiviazione (equivalente alla decisione di non aprire la procedura di art. 2).

Sono quindi pervenute, al Plenum di mercoledì, due proposte unanimi di archiviazione, ciascuna di esse per motivazioni diverse; ed una richiesta di archiviazione per la quale, invece, vi era stata, in Commissione divergenza di opinioni e di voto.

La scelta di trasmissione al Plenum di queste tre proposte, prima di altre, è derivata unicamente: per tutte e tre dalla necessità del rispetto del termine semestrale (derivante dall’inizio della trattazione delle posizioni da parte della precedente commissione); dalla pronta definibilità delle prime due pratiche (frutto di una delibera unanime di archiviazione per insussistenza dei presupposti per ipotizzare l’apertura di una procedura di trasferimento di ufficio per incompatibilità ambientale); dalla avvenuta definizione della terza pratica con posizione di dissenso in Commissione e dalla conseguente necessità di rimettere al Plenum la decisione.

Ci sembra importante sottolineare che la Commissione ha deciso di formulare, anche per le pratiche per le quali si proponeva l’archiviazione all’unanimità, delle delibere motivate, in ossequio al principio di trasparenza e pubblicità delle decisioni consiliari, ed anche per rendere ragione, pubblicamente, dei criteri di possibile rilevanza del contenuto delle comunicazioni emerse dalle chat

* * *

1. La prima pratica trattata era quella relativa alla dott.ssa Camassa, presidente del Tribunale di Marsala (relatore Chinaglia). Si tratta di pratica per la quale la Commissione ha unanimemente ritenuto l’insussistenza dei presupposti di cui all’art. 2 legge guarentigie

Nonostante si trattasse di vicenda obiettivamente molto modesta, soprattutto ove raffrontata ad altre e ben più corpose interlocuzioni tramite chat (un unico messaggio di ringraziamento), e rinviando alla delibera per la spiegazione della vicenda e la motivazione, ciò che qui rileva è che il relatore ha tenuto ad inserire, nella proposta di delibera, un’argomentazione relativa alla possibile rilevanza, in astratto, del comportamento del dirigente che fornisce, di propria iniziativa, ad un componente del Consiglio superiore indicazioni su uno dei candidati al momento della decisione sul conferimento di un incarico semidirettivo nel proprio ufficio.

È stata così inserita in delibera questa affermazione: “Viene in considerazione il caso di un Presidente di Tribunale che fornisce, di propria iniziativa, ad un componente del Consiglio superiore indicazioni su uno dei candidati al momento della decisione sul conferimento dell’incarico di presidente di sezione del proprio Tribunale; si tratta di condotta potenzialmente idonea a determinare una ricaduta negativa sull’immagine di imparzialità del dirigente, il quale manifesta, con tale sollecitazione, un gradimento per un preciso candidato, incidendo pertanto, in modo improprio, sulla procedura comparativa”.

In altri termini: poiché lo strumento istituzionalmente previsto dall’ordinamento con cui il dirigente può e deve riferire le capacità professionali e le attitudini del candidato del proprio ufficio è solo la stesura del rapporto informativo nel corso della procedura concorsuale, segnalazioni personali in favore di un candidato sono improprie e da evitare, e possono “potenzialmente” incidere sull’immagine di imparzialità del magistrato.

La misura di questa “potenziale” incidenza, sicuramente, va effettuata valutando le concrete modalità con cui l’eventuale segnalazione è avvenuta. Sicché nella motivazione è contenuta una sorta di esplicitazione esemplificativa delle ragioni per cui in tal caso si è ritenuta l’irrilevanza di detta segnalazione: “nel caso di specie, l’unicità della comunicazione (come si è visto, la dott.ssa Camassa non aveva neppure il numero del dott. Palamara e non risultano comunicazioni, né precedenti né successive), il contenuto di essa (la comunicazione ha ad oggetto la disponibilità, quale dirigente dell’ufficio, a fornire alla Commissione informazioni circa l’insussistenza di una condizione di incompatibilità, astrattamente pregiudizievole per la proposta di nomina, di cui è presupposto il giudizio positivo sulle capacità professionali del magistrato interessato), la totale assenza di qualsiasi riferimento ad elementi diversi dalle doti professionali del collega, come pure la mancanza di altre connotazioni negative della comunicazione, quali potrebbero essere le denigrazioni di altri concorrenti od il suggerimento di impropri “accordi”, sono elementi che inducono a ritenere che nel caso concreto non vi sia stato appannamento dell’immagine di imparzialità ed indipendenza della dott.ssa Camassa tale da pregiudicare lo svolgimento della funzione nella sede occupata ai sensi dell’art. 2 del regio decreto n. 511/1946”.

La discussione in Plenum si è incentrata proprio sulla permanenza o meno, nella delibera, della frase sopra indicata.
Sotto questo profilo, infatti:

Nel corso del dibattito abbiamo manifestato la nostra contrarietà all’emendamento proposto dalla cons. Miccichè, in quanto, pur ritenendo che nel caso di specie non vi fossero da muovere rilievi nei confronti della dott.ssa Camassa, era importante affermare in via generale il principio secondo il quale il dirigente dell’Ufficio non deve attivare canali informali verso i componenti del Consiglio per sostenere (od ostacolare) nomine ad incarichi semidirettivi del suo ufficio. E ciò anche qualora lo faccia a fin di bene, cioè al solo fine di favorire il collega ritenuto più qualificato nell’interesse dell’ufficio, e non anche per ragioni di comune appartenenza di corrente (il che sarebbe ovviamente più grave).

La richiesta di ritorno in Commissione è stata respinta con 13 voti contrari (Ardita, Benedetti, Cascini, Cavanna, Cerabona, Chinaglia, Dal Moro, Di Matteo, Gigliotti, Marra, Pepe, Suriano, Zaccaro), 8 voti favorevoli (Basile, Braggion, Celentano, Ciambellini, D’Amato, Grillo, Lanzi, Miccichè), 2 astenuti (Donati, Salvi).

Alla luce del dibattito e dell’esito della votazione, la cons. Miccichè ha ritirato la proposta di emendamento, prendendo atto che non vi sarebbe stata una maggioranza favorevole.

La delibera è stata infine approvata, nella originaria formulazione, con 12 voti favorevoli (Ardita, Cascini, Cavanna, Cerabona, Chinaglia, Dal Moro, Di Matteo, Gigliotti, Marra, Pepe, Suriano Zaccaro), 10 astenuti (Basile, Benedetti, Braggion, Celentano, Ciambellini, Donati, Grillo, Lanzi, Miccichè, Salvi), 1 contrario (D’Amato).

* * *

2. La seconda pratica riguardava il dott. Alberto Liguori, Procuratore della Repubblica di Terni (relatore Di Matteo).

Rinviando anche qui alla delibera per la compiuta ricostruzione della vicenda e per la motivazione, ricordiamo che in questo caso nella delibera si è evidenziato come le comunicazioni intercorse tra il dott. Liguori ed il dott. Palamara – relative a nomine da effettuarsi in uffici calabresi, con valutazioni inerenti anche ad “accordi” tra consiglieri e attenzione a possibili ricadute “elettorali”, per il gruppo associativo di comune appartenenza, delle decisioni da assumersi dal Consiglio – non potessero determinare un interessamento della Prima commissione ai fini del trasferimento di ufficio, in quanto “la propalazione di conversazioni provenienti da un magistrato che lavora in Umbria sulle proposte di nomina di un posto semidirettivo in Calabria non appare determinare, anche in astratto, un appannamento al corretto esercizio della funzione di Procuratore della Repubblica di Terni”.

In sostanza, in questo caso, è stata esclusa la rilevanza della condotta ai fini dell’avvio di una procedura di trasferimento di ufficio solo in ragione del fatto che il dott. Liguori lavora in un ufficio diverso (e lontano) rispetto a quello di cui si è interessato.

Si è però voluto evidenziare in delibera come tale comportamento, per le sue connotazioni, fosse, questa volta, tale da incidere sul giudizio di imparzialità ed indipendenza del magistrato; si è così inserita in delibera l’affermazione per cui è stata esclusa la sussistenza dei presupposti per l’avvio di una procedura di trasferimento di ufficio “ferma la rilevanza deontologica della condotta del dott. Liguori e impregiudicata ogni altra valutazione possibile in altre sedi consiliari”.

La delibera è stata approvata con 21 voti favorevoli (Ardita, Basile, Benedetti, Braggion, Cascini, Celentano, Chinaglia, Ciambellini, Curzio D’Amato, Dal Moro, Di Matteo, Donati, Gigliotti, Grillo, Lanzi, Marra, Miccichè, Pepe, Suriano, Zaccaro) e 2 astenuti (Cavanna e Salvi).

* * *

3. La terza pratica riguardava invece il dott. Antonello Racanelli, Procuratore aggiunto presso la Procura di Roma (relatore Braggion).

In questo caso, oltre alle chat, la pratica si fondava anche sul contenuto di diverse intercettazioni ambientali, ed in particolare su tre conversazioni intercettate tra il dott. Palamara ed il dott  Racanelli, avvenute nei giorni 14, 16 e 21 maggio 2019, parzialmente riportate, nel loro contenuto, nella proposta di delibera.

In Commissione, in esito alla discussione, la proposta di archiviazione era stata approvata con tre voti favorevoli (Basile, Braggion, Lanzi), due contrari (Di Matteo, Pepe) e una astensione (Chinaglia).
In Plenum Elisabetta ha spiegato le ragioni della propria astensione in commissione: pur ritenendo che, alla luce delle fonti di conoscenza già acquisite, vi fosse necessità di aprire formalmente il procedimento con comunicazione al dott. Racanelli dei motivi dell’apertura, si è astenuta al solo fine di consentire di rimettere la decisione al Plenum, poiché, diversamente, vi sarebbe stata una situazione di “stallo” in commissione (tre a tre), che – a causa di una (in allora) controversa interpretazione del regolamento interno del Consiglio – non consentiva la definizione della pratica né in un senso (archiviazione) né nell’altro (apertura istruttoria).

Tanto premesso, la relatrice cons. Braggion ha esposto in Plenum i motivi della proposta di archiviazione: in sintesi, secondo la proposta, il dott. Racanelli, nei suoi dialoghi con il dott. Palamara – riportati in larga parte su diversi quotidiani – aveva solo esposto delle opinioni, liberamente manifestabili da chiunque.

Abbiamo illustrato, invece, i motivi per i quali ritenevamo che la proposta di archiviazione dovesse essere bocciata, con conseguente ritorno in Commissione ai fini dell’apertura del procedimento, per consentire l’avvio di attività istruttoria con tutte le garanzie del contraddittorio, previste dalla circolare solo in seguito alla formale apertura della procedura (comunicazione all’interessato dei motivi dell’apertura, rilascio di copia degli atti, eventuali audizioni, audizione dell’interessato con l’assistenza di un difensore e con la consapevolezza del contenuto degli atti); garanzie, a nostro avviso, ancor più necessarie nel caso di specie, ove il materiale consisteva in lunghe conversazioni intercettate, che l’interessato aveva diritto di conoscere e valutare attentamente prima di sottoporsi ad una audizione in Commissione.

Nel rinviare all’articolato intervento svolto da Elisabetta in Plenum, riteniamo necessario riassumere qui i motivi da noi addotti ed esplicitati nel corso della discussione.

Siamo consapevoli che sarebbe stato meglio portare i fatti all’attenzione del Plenum a seguito di una decisione definitiva della Commissione; tuttavia, la decisione della maggioranza della Commissione di portare in Plenum la richiesta di archiviazione ha necessariamente comportato lo spostamento del dibattito sui fatti oggetto della pratica nella fase pubblica.

Le conversazioni si collocano nel mese di maggio 2019 ed in particolare nei giorni in cui si sono sviluppate le vicende relative:

  1. alla discussione in Quinta commissione sulla nomina del Procuratore di Roma (fatti per i quali, in relazione ad alcuni episodi tra cui la nota conversazione all’hotel Champagne dell’8-9 maggio, vi sono procedimenti disciplinari pendenti nei confronti del dott. Palamara, del dott. Ferri e di cinque ex consiglieri dimessi);
  2. all’arrivo in Consiglio, il 15 maggio, della notizia del procedimento pendente a Perugia a carico del dott. Palamara (pratica secretata in Prima commissione);
  3. all’arrivo in Consiglio, a inizio aprile, di un esposto presentato dal dott. Fava inerente i dottori Pignatone e Ielo (pratica secretata in Prima Commissione).

 Dalle richiamate conversazioni emerge quanto segue.

  1. Il dott. Palamara riferisce al dott. Racanelli di aver avuto conoscenza di una comunicazione pervenuta il giorno prima in Consiglio dalla Procura di Perugia e relativa alla sua iscrizione nel registro degli indagati per il delitto di corruzione (pratica segretata in Prima commissione). Il dott. Racanelli consiglia al dott. Palamara di presentare istanza di accesso al R.G. di Perugia ai sensi dell’art. 335 c.p.p. Non risulta che il dott. Racanelli abbia effettuato una segnalazione al Procuratore della Repubblica di Roma ai sensi dell’art. 70 comma 5 O.G. avente ad oggetto la notizia dei reati di rivelazione di segreto e favoreggiamento di cui ha avuto conoscenza.
  2. Il dott. Racanelli e il dott. Palamara discutono dell’andamento della pratica relativa all’esposto presentato al CSM dal dott. Fava nei confronti dei dottori Pignatone e Ielo, rispettivamente Procuratore e Procuratore aggiunto a Roma (pratica segretata in Prima commissione). Il dott. Racanelli risulta informato, nei dettagli, dell’andamento della pratica e delle determinazioni assunte dal Segretario generale del Consiglio, pur trattandosi di notizie riservate. Egli, inoltre, afferma che tale esposto, in Prima Commissione, “deve andare avanti… bisogna insistere per avere le carte e incominciare a muovere le carte... incominciare a convocare... ..perché così segnali …” 
  3. Il dott. Racanelli e il dott. Palamara discutono della (imminente) nomina del Procuratore di Roma. Nella conversazione del 16 maggio fanno più volte riferimento agli orientamenti in commissione ed alla posizione di Unità per la Costituzione. Il dott. Racanelli sostiene che Unità per la Costituzione dovrebbe indurre Creazzo a revocare e votare per il dott. Viola in modo da lasciare sola Area per il dott. Lo Voi. Nella conversazione si fa esplicito riferimento alla alleanza (tra i due gruppi) da rispettare e da rafforzare. Nella conversazione del 21 maggio i due discutono anche del fatto che è emersa la voce per cui “tanto si sa comunque che ci sono delle cene alle quali partecipano pure persone estranee”. Ed il commento del dott. Racanelli è: “e anche se fosse”; alle parole del dott. Palamara “perché dicono che le nomine le decidiamo da fuori no?” Racanelli risponde: “ma…anche se…prima di tutto è sempre stato così”,“...non facciamo i puristi…”. I due ancora discorrono degli equilibri in commissione, dei rinvii, della necessità, a detta del dott. Racanelli, di mantenere la calma, ma poi “facciamo succedere casino”, e del fatto che la richiesta di audizione dei candidati verrà respinta in Commissione.

Sulla base di questi elementi di fatto (meglio illustrati nell’intervento di Elisabetta) e considerando che tutte le vicende sopra descritte, che hanno avuto risonanza nell’ufficio ed anche all’esterno, riguardano proprio l’ufficio, Procura di Roma, dove il dott. Racanelli prestava e presta tuttora servizio come Procuratore aggiunto (indagine a carico di un sostituto; esposto di un sostituto nei confronti del Procuratore e di un altro aggiunto; nomina del Procuratore), abbiamo ritenuto vi fossero i presupposti per aprire formalmente un’attività istruttoria sulla potenziale incompatibilità, derivante da un appannamento, in dipendenza di quei fatti e della loro notorietà, dell’imparzialità del magistrato; ossia quella situazione che, per la procedura disegnata dalla circolare, impone la comunicazione all’interessato e lo svolgimento di una successiva attività istruttoria al fine di individuare, in esito ad attività istruttoria svolta in contraddittorio e con piena serenità, se, ad oggi, vi siano elementi per ritenere sussistente tale incompatibilità e per proporre un trasferimento dell’interessato oppure una archiviazione definitiva della pratica.

Nel corso della discussione il cons. Lanzi ha chiesto il ritorno in commissione della pratica, al fine di svolgere, preliminarmente rispetto all’apertura della procedura, una pre-istruttoria, consistente nell’audizione del Procuratore di Roma, del Procuratore generale, del Presidente della Camera penale. La cons. Miccichè ha chiesto il ritorno in Commissione della pratica al fine di svolgere, preliminarmente rispetto all’apertura della procedura, l’audizione del dott. Racanelli (audizione preventiva e senza garanzie).

Ci siamo opposti a tali richieste. La circolare prevede, infatti, che, a seguito di una preliminare attività conoscitiva, volta ad accertare se possano prospettarsi gli estremi per una incompatibilità ambientale o funzionale, la procedura debba essere aperta, senza ritardo, per consentire l’avvio della fase istruttoria con le garanzie del contraddittorio (dalla relazione alla circolare: “La prima fase è quella conoscitiva ed è una fase di delibazione sommaria deputata allo svolgimento di accertamenti volti a verificare se negli elementi di fatto presenti negli esposti o nelle segnalazioni trasmesse alla Prima Commissione sussistano aspetti che possono portare all’apertura del procedimento, tenendosi altresì conto che spesso nelle segnalazioni o negli esposti non si indicano esplicitamente situazioni di potenziale incompatibilità ambientale e/o funzionale. Trattandosi di fase “libera” nella circolare si prevede solo a titolo esemplificativo la tipologia di attività che potrà essere svolta (acquisizione di atti, documenti o altri elementi fattuali). (…) Qualora non si ritengano sussistenti i presupposti dell’archiviazione, perché la situazione di potenziale incompatibilità comincia a tratteggiarsi, sia pur astrattamente, la Commissione provvederà senza ritardo all’apertura del procedimento con conseguente instaurazione del contraddittorio”). A nostro avviso, nel caso di specie, gli elementi già acquisiti deponevano per l’apertura della procedura, salvi gli esiti della stessa in esito all’istruttoria da compiersi.

La proposta del cons. Lanzi, di ritorno in Commissione per l’audizione delle persone da lui indicate è stata bocciata con 11 voti contrari (Ardita, Benedetti, Cascini, Cavanna, Chinaglia, Dal Moro, Di Matteo, Marra, Pepe, Suriano, Zaccaro), 8 voti favorevoli (Basile, Braggion, Cerabona, Ciambellini, D’Amato, Grillo, Lanzi, Miccichè) e 3 astenuti (Celentano, Curzio, Salvi).

La proposta della cons. Miccichè, di ritorno in Commissione per l’audizione del magistrato è stata bocciata con 11 voti contrari (Benedetti, Cascini, Cavanna, Chinaglia, Dal Moro, Di Matteo, Gigliotti, Marra, Pepe, Suriano, Zaccaro), 9 voti favorevoli (Basile, Braggion, Celentano, Cerabona, Ciambellini, D’Amato, Grillo, Lanzi, Miccichè) e 3 astenuti (Ardita, Ciambellini, Salvi).

Il Plenum, con tali decisioni, ha deliberato non doversi procedere a preliminare attività conoscitiva, precedente all’apertura della procedura.

La proposta di delibera di archiviazione è stata infine bocciata, con 11 voti contrari (Benedetti, Cascini, Cavanna, Chinaglia, Dal Moro, Di Matteo, Gigliotti, Marra, Pepe, Suriano, Zaccaro), 5 voti favorevoli (Basile, Braggion, D’Amato, Lanzi, Miccichè) e 7 astenuti (Ardita, Celentano, Cerabona, Ciambellini, Curzio, Grillo, Salvi).

Vi racconteremo … buon lavoro e buona settimana

Alessandra, Ciccio, Elisabetta, Giuseppe, Mario