Primarie per l’elezione del Csm
Categoria magistrati Requirenti

Giuseppe Cascini

Procura della Repubblica di Roma

Sono in magistratura dal 1990 e ho sempre fatto il Pubblico Ministero.

Sin dagli inizi mi sono occupato della organizzazione dell'ufficio di Procura, quasi sempre contrastando modelli organizzativi burocratici, autoritari e poco trasparenti. Su tutti la eterna battaglia per la definizione dei criteri di assegnazione degli affari della Procura (automatismo e trasparenza), per la creazione di gruppi specializzati, per una selezione delle priorità in base a criteri di qualità.

In questi anni ho coltivato, come cittadino e operatore del diritto, il rapporto con la società civile e l'associazionismo impegnato nella tutela dei diritti. 
In particolare da oltre venti anni partecipo alle attività della associazione ANTIGONE, che si occupa dei diritti dei detenuti e dei tossicodipendenti, intervenendo anche a numerosi dibattiti pubblici su questi temi. 

Fin dall'ingresso in magistratura ho partecipato attivamente alla vita associativa, sia nel gruppo di magistratura democratica sia all'interno dell'Associazione Nazionale Magistrati. 

Dal 2008 al 2012 sono stato segretario generale dell'Associazione Nazionale Magistrati.

Da iscritto a magistratura democratica ho svolto un ruolo attivo nella costruzione del percorso di Area contribuendo all'approvazione delle mozioni congressuali che impegnavano il gruppo in tale direzione, alla organizzazione delle Assemblee nazionali di Area e alla approvazione della carta dei valori e dello statuto di Area.


Non spetta a me dettare le linee del programma di AreaDG per il prossimo CSM, che dovrà nascere dalla elaborazione collettiva del gruppo e soprattutto dall’ascolto e dal confronto con tutti coloro che si riconoscono in AreaDG.

Io posso qui solo indicare alcune idee sulle quali avviare un confronto, nella consapevolezza che il futuro di AreaDG si decide sulla nostra capacità di elaborare un progetto per la magistratura del futuro, che riesca a dare una risposta, in termini generali e di sistema, ai bisogni, alle ansie e alle difficoltà dei  giovani magistrati, alcuni dei quali rischiano di essere attratti dalle sirene del corporativismo e del clientelismo degli altri gruppi.

Oggi si entra in magistratura a 30/35, anche a 40  anni, dopo un lungo e defatigante (spesso non molto utile) percorso di studi. Si viene mandati a lavorare a 800 Km dalla  famiglia, con una prospettiva di avvicinamento che si computa in lustri. Ci si trova a lavorare in uffici disastrati, con carichi di lavoro e condizioni ambientali impossibili. Spesso  i colleghi più anziani e i dirigenti non sono propriamente esempi specchiati di virtù. E non sempre si vede la differenza tra chi è di Area e chi non lo è.

Allora può capitare che ti senti solo e che ti attacchi a quel che trovi: al referendum sui carichi di lavoro; alle cause infondate di Morgigni per il riconoscimento di aumenti retributivi; alla promessa di un posto al ministero; alla legge 100 o alla 104;

E può capitare che le discussioni delle correnti e tra le correnti ti appaiano solo come autoreferenziali giochi di potere.

E che i convegni e i dibattiti sui diritti, sui temi “alti” ti appaiano vani esercizi intellettuali di chi non ha i tuoi problemi (o ha già trovato il modo di risolverli).

Non sto cercando di giustificare. Sto solo cercando di capire.

Soprattutto di capire cosa noi possiamo fare, per ridurre la distanza che si va formando tra le generazioni di magistrati.

Io credo che il compito di AreaDG sia di elaborare, e rilanciare, un progetto che dia una risposta di sistema. Alcune proposte le abbiamo già formulate. Altre dobbiamo costruirle.

Dobbiamo chiedere con forza e a voce alta di tornare al concorso di primo grado immediatamente dopo la laurea.

Dobbiamo chiedere con forza e a voce alta di eliminare i tribunali più piccoli (con molto più coraggio del pannicello caldo dei 15 tribunali accorpati nel 2013)

Dobbiamo impegnarci per una radicale revisione delle piante organiche (di magistrati e di personale amministrativo) degli uffici giudiziari, eliminando le macroscopiche disparità oggi esistenti sia tra uffici dello stesso livello che, ancora di più, tra uffici di livello diverso.

Dobbiamo, all’interno di ciò, elaborare un progetto sulla mobilità dei magistrati, che senza abbandonare gli uffici più lontani, offra però una ragionevole prospettiva di avvicinamento alla famiglia per i magistrati di prima nomina.

Dobbiamo rendere visibile una attenzione di AreaDG al tema delle tabelle e della organizzazione degli uffici.

Dobbiamo bocciare (o almeno batterci per bocciare) le tabelle che non rispettano criteri di equità nella distribuzione del lavoro. Il che renderà possibile e più agevole coinvolgere i colleghi anche nelle battaglie per bocciare le tabelle nelle quali il dirigente  non metta al primo posto la tutela dei diritti fondamentali.

Dobbiamo mandare a casa (o almeno batterci per mandare a casa) i dirigenti inadeguati, quelli che praticano nonnismo e clientelismo, che non rispettano le regole e le circolari del CSM. Anche se sono di AreaDG. Anzi, direi soprattutto se sono di AreaDG, perché niente ci danneggia di più e ci fa sembrare uguali agli altri di un dirigente di AreaDG che si comporta come quelli di una volta (e tutti sappiamo che ce ne sono).

Dobbiamo aggiornare una riflessione sull’uso della iniziativa disciplinare. Molte delle storture dei primi anni di applicazione della riforma sono state eliminate o ridotte. Ma resta ancora la sensazione  da un lato di un eccesso di rigore formalistico nei confronti di colleghi giovani che operano in condizioni difficili e  che possono incappare in un qualche “incidente di percorso” e dall’altro di una certa indulgenza nelle situazioni più gravi di opacità e di collusione con centri di potere. E noi abbiamo il dovere di far sentire la nostra vicinanza a questi colleghi (ovviamente i primi, non i secondi).

Dobbiamo  garantire la massima trasparenza e la credibilità dell’azione del CSM, unico strumento per provare a ricostruire la fiducia dei magistrati nei confronti dell’autogoverno, a tutti i livelli, e a far rinascere la voglia di esserci e di partecipare.

Per questoil gruppo di AreaDG dovrà coltivare costantemente la pratica dell'ascolto, del dialogo e della comunicazione. Dovrà essere unito e coeso al proprio interno e dovrà  creare una stabile rete di relazione con la dirigenza nazionale di AreaDG, con i referenti locali sui territori, su tutti i territori, con i rappresentanti eletti nei Consigli Giudiziari, all'interno della quale dare e ricevere informazioni, raccogliere suggerimenti e indicazioni, spiegare le ragioni delle scelte. In particolare il gruppo consiliare dovrà costantemente rendere conto delle sue decisioni e spiegarne le ragioni. Come mi è capitato di dire già altre volte, tutto quello che si fa deve essere raccontato e  spiegato all'esterno e quello che non può essere spiegato e raccontato semplicemente non può essere fatto.

E, infine,   dobbiamo, noi magistrati  di AreaDG,  ESSERE e non solo APPARIRE come quelli che si occupano, tutti i giorni negli uffici e da qualunque posizione,  della organizzazione e della gestione democratica e partecipata degli uffici,  della giustizia come servizio in favore della collettività, della tutela dei diritti dei più deboli.  Sforzandosi ogni giorno di essere un buon esempio per i più giovani, cosa che spesso vale molto di più di tante parole.