Primarie per l’elezione del Csm
Categoria magistrati di Merito

Bruno Giangiacomo

Tribunale di Vasto

1 - Qualsiasi discorso programmatico in queste elezioni deve partire da una precondizione: la capacità di essere gruppo all'interno del CSM, perchè solo uniti si vince e questa capacità non si deve realizzare soltanto nel momento elettorale, ma deve soprattutto poi vivere all'interno dell'attività consiliare e qui sta la vera difficoltà. E' indubbio che il CSM è un luogo che determina naturalmente momenti di divisione, dove non si scrivono solo risoluzioni o circolari o delibere, più o meno emendabili e poi comunque interpretabili, ma dove si fanno scelte più nette, con nomi e cognomi e dove quindi si deve scegliere uno di questi nomi senza possibilità di equivoci o interpretazioni. E i condizionamenti di queste scelte possono essere i più vari, come ad es. la provenienza geografica di ciascuno di noi che comunque è diventata negli anni un fattore sempre più importante, avvicinandoci a modi da sempre sussistenti in altri gruppi, che, però, nutrendosi di questo aspetto, l'hanno molto spesso metabolizzato attraverso logiche spartitorie, possibili con la forza dei numeri e sapienti alleanze. Da questi condizionamenti dobbiamo liberarci.

Ma la capacità di essere gruppo all'interno passa necessariamente per un altro snodo fondamentale e cioè quello di rapportarsi all'esterno con il gruppo di riferimento che comunque ci ha consentito di essere eletti (chi lo sarà), nel quale ci riconosciamo e sotto la cui etichetta celebriamo queste primarie. Il tema del rapporto tra gruppo interno al CSM e gruppo esterno è sempre stato un aspetto problematico e lo dico perchè questo l'ho vissuto dall'interno quando sono stato al CSM all'ufficio studi per tutta la consiliatura 2002/2006 e poi per metà di quella successiva (seppure il gruppo non era Area, ma il discorso fatto da Ardituro a metà settembre all'assemblea che abbiamo tenuto mi fa pensare le stesse cose). Il gruppo interno contesta al gruppo esterno di non dettare una linea o comunque di non dare un'indicazione precisa, il gruppo esterno rimprovera un'eguale indecisione al gruppo interno con l'aggiunta di un deficit comunicativo tra interno ed esterno che determina un inevitabile corto circuito. Questo non è un problema di Area, un gruppo giovane che sta creando persone capaci di dirigerlo, questo è un problema antico, nel quale va detto che c'è anche a volte una rivendicazione chiara da parte dei consiglieri eletti di una sorta di forte autonomia, derivante dall'investitura elettorale diretta che il sistema elettorale maggioritario da al candidato eletto, il quale pensa sempre in modo più o meno pronunciato di aver recato un valore aggiunto personale determinante per il suo successo elettorale.

È storia o cronaca che nelle ultime due consiliature, in cui Area ha fatto le primarie ed ha presentato candidati con questa etichetta eletti al CSM, ci sono stati forti problemi interni con vere e proprie spaccature.

Per far fronte a questa problematicità del rapporto tra gruppo interno ed esterno bisogna che noi candidati comprendiamo chiaramente il valore di fondo della capacità di essere gruppo, come fatto etico per così dire, ma dobbiamo anche praticare questa capacità attraverso quello che penso sia un elemento indispensabile e cioè un metodo che sia di confronto sistematico col gruppo sui temi consiliari più importanti, parlarne, ragionare insieme, coinvolgendo in modo eguale tutta la componente consiliare comprensiva dei magistrati segretari e dell'ufficio studi che con le loro competenze e capacità possono e devono fornire il loro contributo; all’esterno il confronto deve avvenire non solo con il coordinamento, ma anche con i referenti distrettuali che possono meglio conoscere gli aspetti localistici e le persone, in un’ottica che deve essere di conoscenza critica e non di condizionamento. Questo può determinare l'acquisizione di una cultura di gruppo che vuol dire accettare con equilibrio le diversità, comporle, trovarne una sintesi, laddove possibile, rendendomi conto che questo è più difficile quando si tratta di nomi; ma anche quando vi sia un contrasto non componibile, bisogna accettarlo criticamente, ma senza da questo far scaturire sempre e comunque conseguenze insopportabili, spaccature o fratture insanabili. Si deve capire da parte di tutti che la dialettica interna è un presupposto indispensabile per evitare tutto ciò e ad essa si deve aggiungere una capacità individuale rivolta ad accettare il dialogo ed il confronto su tutto, evitando personalismi, quando non veri e propri egoismi. Se avremo la capacità di fare questo avremo raggiunto un duplice risultato: un contributo alla realizzazione di un buon governo autonomo ed all'irrobustimento di un gruppo come Area in un momento di crescita ed Area può crescere solo se stiamo insieme. Di questo confronto si deve infine dare comunicazione adeguata, facendola risaltare all'esterno quale forma sia di rendicontazione ai nostri elettori sia di visibilità a tutti del nostro stare nel governo autonomo e le differenza rispetto ad altri gruppi.

 

2 - Durante questa consiliatura è stato posto un tema forse meno ricorrente di altri, ma in realtà fondamentale per lo stesso CSM, per la sua funzione costituzionale e cioè il rapporto col Comitato di Presidenza e la sua tendenza ad espandersi rispetto al plenum, sovrapponendosi in parte alle funzioni di quest'ultimo. Anche questo è un tema costante, visibile in molte consiliature. La presenza del Vice Presidente nel Comitatodi Presidenza favorisce questa dimensione anche perche una sua sovraesposizione è naturale all'esterno, nella comunicazione in particolare, anche in ragione del suo ruolo istituzionale di interfaccia del plenum rispetto al Capo dello Stato.

E' vero altresì che nel Comitato di Presidenza, oltre ad un potere disegnato dalla norma di tipo organizzativo, vi è un peso specifico derivante da coloro che lo compongono (anche i componenti di diritto del CSM), ma tutto questo non può andare a scapito del potere costituzionale che il CSM ha nella sua composizione esclusivamente collegiale come dettata anche dalla legge attuativa del CSM, un potere che per questo è necessariamente sovrano e non può essere eroso.

Anche il Regolamento interno del CSM detta qualche norma che non convince sul piano del potere conferito al Comitato di Presidenza; ad es. il potere di proposta di nomina (seppure d'intesa con la Terza Commissione) del Segretario generale e del Vice segretario generale che determina l'impossibilità anche in plenum (secondo l'interpretazione che ne viene data) di potere avanzare proposte alternative da parte di ogni singolo consigliere, cosa che determina in buona sostanza un'espropriazione del potere di proposta da parte dei componenti del Consiglio e del plenum in generale ed un esclusivo impulso da parte del Comitato di Presidenza di nomina del Segretario e del Vice segretario generale rispetto all'organo sovrano. Se a questo si aggiunge che la giurisprudenza amministrativa valuta che queste nomine siano di carattere fiduciario, viene sottratta ogni potestà consiliare a decisioni così importanti per la vita del CSM.

 

3 - Il tema della mobilità presenta una particolare problematicità perchè le nostre procedure devono rispondere a ferree logiche oggettive in ossequio al principio del giudice naturale e quindi sono procedure particolarmente attente al rispetto dei principi cui soggiacciono. Ma le nostre scoperture sono perenni come i ghiacciai artici e i provvedimenti legislativi emanati negli ultimi decenni per svecchiare la magistratura non hanno sempre avuto contraltari frenanti sulle emorragie straordinarie a cominciare dai concorsi che solo da pochi anni sono banditi annualmente. Peraltro, non capisco perchè non si pensi di arrivare a bandire concorsi anche per posti in soprannumero rispetto all'organico (ammesso che ci si possa arrivare mai), così da avere subito la possibilità di coprire i vuoti di organico, come avviene in alcuni Paesi europei.

Bisogna rivedere anche questa possibilità di accesso così ritardata, che oggi si attesta sui 32 anni, ma rinvio al dibattito che c’è stato al Congresso dello scorso maggio.

E' inutile dire dell'importanza di avere il pieno organico o comunque vacanze di organico non lunghe; è inutile parlare di programmi di gestione, piano delle performance, programma ai sensi della legge sulla dirigenza, progettualità nelle tabelle triennali se poi non ho le forze per fare quello che propongo e le proposte diventano libri dei sogni.

Cosa si può fare a legislazione invariata?

Bandire i concorsi di I grado due volte l'anno a scadenze fisse. Le prese di possesso devono essere tendenzialmente contestuali agli esodi dei magistrati, così da non creare quei lunghi periodi di vacanza per la copertura del posto. La sincronia tra magistrati in entrata e in uscita per favorire la mobilità e non creare disservizi negli uffici è questione non facile da realizzare e per renderla più praticabile occorre inserirvi le assegnazioni delle sedi ai MOT, stabilendo anche per essi tempi stabili di ingresso e presa di possesso negli uffici.

Quale possibile intervento legislativo si doveva prendere spunto dalla riforma della magistratura onoraria per consentire espressamente la sostituzione dei magistrati assenti anche da parte dei magistrati onorari in mancanza dell'applicazione dei magistrati distrettuali e la possibilità ampia di colmare le vacanze di organico con i magistrati onorari e non come può avvenire adesso solo attraverso particolari condizioni quasi impossibili da verificarsi.

 

4 - Il disciplinare dei magistrati è tema delicato, del quale è opportuno non parlare in occasione di provvedimenti che incidono così pesantemente sulla persona e la carriera per evitare suggestioni sui giudizi in corso, ma bisogna parlarne in generale perchè si vedono oscillazioni che devono far riflettere; si pensi al tema dei ritardi che ha visto la giurisprudenza cambiare rotta, passando da un indirizzo per così dire matematico, per cui si supera un certo termine e automaticamente non è più giustificabile il ritardo, ad un indirizzo che contestualizza al massimo il ritardo e l'apprezza in tutti i suoi risvolti.

Bisogna sempre tenere il disciplinare nel binario suo corretto, quello dell'accertamento esclusivo di una responsabilità individuale che non diventi lo spunto per fare pedagogia o peggio ancora per governare la magistratura. Il disciplinare è e deve restare in un ambito tipicamente giurisdizionale, altri sono gli strumenti di governo della magistratura e bisogna dare atto a questo CSM di aver ricondotto nei rispettivi ambiti il disciplinare e le valutazioni di professionalità, evitando commistioni improprie quando non veri e propri automatismi tra quanto stabilito nel primo per operare le valutazioni di professionalità.

Altro aspetto da fare attenzione è che il disciplinare segni bene il confine, che non deve mai superare, dell'attività di interpretazione di norme di diritto e di valutazione del fatto e delle prove, a meno che non si sconfini nel campo delle abnormità e delle arbitrarietà; alcune decisioni riguardanti i P.M. e i tempi di iscrizione nel registro degli indagati sono distoniche rispetto a provvedimenti organizzativi degli stessi Procuratori delle Repubblica che segnano precisi limiti anche nella cautela per disporre dette iscrizioni. E anche per il disciplinare valga il principio che il Consiglio non può permettere alla mano destra di fare ciò che vieta alla sinistra e cioè non può, quando amministra, affermare qualcosa, che poi in sede disciplinare diventa punibile.