Corte di Appello di Venezia

Inaugurazione Anno Giudiziario 2019

Intervento del Consigliere Alessandra Dal Moro
Componente del Consiglio Superiore della Magistratura

Rivolgo con deferenza alla Signora Presidente del Senato, a Lei Signora Presidente della Corte, al Signor Procuratore Generale, al Signor Presidente dell’Ordine degli Avvocati, alle Autorità civili, religiose e militari, ai Colleghi magistrati e a tutti i presenti il saluto cordiale del Consiglio Superiore della Magistratura.

Prendo la parola con profonda emozione: non solo poiché parlo per la prima volta in rappresentanza del Consiglio Superiore della Magistratura ed in un contesto così solenne, ma perché lo faccio nella mia terra, il Distretto di Venezia, dove sono nata e cresciuta: un luogo ricco di storia e cultura, che ha sempre potuto contare su risorse umane e professionali di grande spessore, su capacità di iniziativa, impegno ed anche abnegazione come hanno appena dimostrato anche le parole appassionate della Presidente Marini.

Per me un luogo ricco, soprattutto, di affetti, amicizia e memoria.

Quella memoria che è il cuore del progetto di vita personale di ciascuno, ma anche della vita democratica, perché – come ha affermato il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, cui va il mio deferente saluto – “la democrazia vive di impegno nel presente ma si alimenta di memoria e di visione del futuro”. Occorre memoria per preparare il domani.

E domani 27 gennaio 2019 sarà, appunto, il “giorno della memoria”. Una data densa di significati, che obbliga le nostre coscienze a confrontarsi con la necessità, sempre attuale, di contrastare con forza ogni genere di discriminazione e salvaguardare il nucleo fondativo del nostro patto costituzionale che è rappresentato dal riconoscimento della pari dignità di ogni persona.

Come scrive la Presidente del Senato, la cui presenza conferisce ulteriore valore e solennità a questa cerimonia, nell’introduzione al bellissimo volume “Razza e InGiustizia” che il Consiglio Superiore della magistratura ha realizzato per fare memoria, dopo 80 anni, della promulgazione delle leggi del 1938, è una data che obbliga “ad affiancare all’indignazione e alla condanna (…) di avvenimenti intollerabili, il coraggio dello studio e dell’approfondimento” che “soli possono aiutare a comprenderne (…) la genesi e le conseguenze di lunga durata”; e, mi permetto di aggiungere, obbliga a comprendere a fondo i principi della nostra Costituzione, che fungono da baluardo dei valori democratici su cui si fonda il nostro paese, e a difenderli con fermezza ed orgoglio.

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Con questa premessa e questa cornice di valori spero di riuscire a proporvi il senso che ha per me, quale rappresentante del CSM, questa giornata: non una celebrazione rituale, ma l’occasione per condividere il percorso che l’Organo di governo autonomo della magistratura – snodo cruciale dell’assetto costituzionale, che presidia il delicato e vitale rapporto fra i diritti e le istituzioni che devono garantirli – ha intrapreso, e deve proseguire, a garanzia di una giurisdizione, indipendente, imparziale, serena,vincolata, secondo l’art. 101cost., solo al rispetto della legge,indipendentemente dalla critica o dal consenso che ne possa derivare e, quindi, a garanzia della serietà e qualità della risposta alla domanda di giustizia dei cittadini.

Perciò la sua solennità non è vacua forma se serve a rafforzare la consapevolezza dell’importanza del servizio che esercitiamo per la società; servizio tanto più accettato e condiviso in quanto sorretto da professionalità e competenza – uniche fonti di legittimazione di un potere così pervasivo nella vita delle persone – ma anche da capacità di ascolto e disponibilità a vedere dietro alle carte che studiamo e su cui lavoriamo – sempre, anche quando i numeri premono tanto da rischiare di trascinarci in una deriva burocratica ed efficentista – le persone che si stanno rivolgendo al giudice, la loro attesa di una risposta, che sarà compresa tanto più in quanto resa nel rispetto della dignità di ciascuno.

Per questo, per la delicatezza della funzione che i magistrati esercitano, anche nell’ambito del loro Governo Autonomo, i rilievi, le critiche, la manifestazione di disagio, sono legittime, ed, anzi, utili perché contribuiscono al confronto democratico e al miglioramento del “servizio giustizia”, sempreché, però, siano espresse in modo adeguato e con toni misurati, con la consapevolezza che la salvaguardia del ruolo istituzionale dell’Autorità Giudiziaria il rispetto del suo operato, in un assetto democratico informato al principio della separazione di poteri, è, come detto, funzionale alla tutela effettiva dei diritti dei cittadini; onde a detta salvaguardia tutti devono responsabilmente concorrere.

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La situazione del distretto: impegni e prospettive

L’ampia ed approfondita relazione del Presidente della Corte ha fornito un quadro completo di un Distretto in forte difficoltà per la carenza di risorse, soprattutto umane, essendo nota la inadeguatezza della dotazione della sua pianta organica complessiva ma soprattutto di quella della Corte d’Appello.

Credo, perciò, che tutti i magistrati togati ed onorari, il personale amministrativo e l’avvocatura di questo Distretto meritino un ringraziamento da parte del Consiglio per l’attività quotidianamente svolta, con senso di responsabilità istituzionale e, sono certa, con personale sacrificio.

 

La peculiarità di questo territorio imporrà, al Ministero e al CSM, ciascuno secondo la propria competenza, di prestare molta attenzione – a fronte della recente approvazione nella legge finanziaria per il 2019 di un aumento di 600 unità di organico della magistratura ordinaria – all’obiettivo di adeguarne la pianta organica e colmarne i vuoti, tanto a livello di magistrati che di personale amministrativo.

Deve essere chiaro, infatti, che senza personale amministrativo gli uffici giudiziari non possono funzionare e l’aumento del numero dei magistrati si rivelerebbe scarsamente utile.

La redistribuzione degli organici dovrà avvenire attraverso l’adozione di un metodo condiviso – alla cui individuazione il Consiglio parteciperà avendo già attivato la settima commissione il relativo “tavolo tecnico” – e l’individuazione di criteri di valutazione capaci di far emergere le effettive necessità degli uffici giudiziari; e, soprattutto, attraverso una attenta interlocuzione con gli uffici giudiziari e con i Consigli Giudiziari, grazie anche alle possibilità di analisi garantite dai rispettivi organismi tecnici (DGSTAT e Ufficio Statistico CSM).

Il distretto di Venezia dovrà essere e, sono certa, sarà, protagonista di questa interlocuzione.

Al momento il Consiglio ha provveduto a pubblicare nel distretto 4 posti vacanti di secondo grado, e 17 in primo grado tra uffici giudicanti e requirenti (la procedura è in corso e si completerà entro la fine di marzo 2019), e a destinare 18 Magistrati Ordinari in Tirocinio, che a breve prenderanno servizio.

 

Dobbiamo anche essere consapevoli che la copertura delle vacanze ed il mero incremento delle piante organiche non sarà sufficiente se non sarà accompagnato da adeguati interventi infrastrutturali altrettanto essenziali: personale amministrativo adeguato numericamente e professionalmente, investimenti tecnologici.

 

Proprio su questo punto, nelle recenti relazioni sullo stato della giustizia telematica il Consiglio ha preso atto dello stato dell’implementazione dei sistemi informatizzati, rappresentando la necessità, per ilsettore penale, della redazione di un piano strategico complessivo, e invitando, per il settore civile, il Ministro della Giustizia a valutare la necessità di provvedere all’incremento delle risorse a supporto del processo civile telematico, con riferimento a dotazioni, formazione e, soprattutto, assistenza (come sanno bene i magistrati di questo distretto che usufruiscono del servizio del CISIA dislocato a Brescia e competente con soli 22 tecnici effettivi per gli uffici del Triveneto e di Brescia).

Sono consapevole, lo siamo tutti, della difficoltà di bilancio, ma credo necessario ribadire con nettezza che tutti gli sforzi che gli attori della giurisdizione spesso con abnegazione, mettono in campo, anche in termini di innovazione, di organizzazione, di buone prassi, sono destinati al fallimento se non sono accompagnati da una adeguata dotazione di risorse. E nel contempo ricordare che tra i benefici che il buon funzionamento dell’amministrazione della giustizia comporta vi è l’effetto di ridurre i costi e gli sprechi in qualunque altro settore.

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Il percorso compiuto dal Consiglio e le prospettive future

 

Il bilancio delle attività consiliari sin qui compiute non può andare disgiunto da una prognosi sull’impegno futuro, poiché ci troviamo all’inizio di una nuova Consiliatura.

Assumendo questa visione penso si possa dire che il CSM, attraverso un continuo dialogo con le altre Istituzioni, nazionali e sovranazionali, e con tutti gli attori della giurisdizione, primi tra tutti gli Avvocati, tende sempre più a valorizzare – accanto alla funzione di Organo di garanzia e conservazione delle pur importanti prerogative della magistratura – quella di Organo propulsivo di una cultura dell’organizzazione degli uffici e di una nuova figura di magistrato, sempre più capace di uscire dalla logica del risultato individuale, e di lavorare, quindi, con la consapevolezza del contesto organizzativo e in cui è inserito, e della qualità che si aggiunge quando la giurisdizione viene esercitata (e governata) condividendo i problemi e le soluzioni.

 

Questa spinta riformatrice si legge alla luce di diversi interventi:

 

Questa spinta riformatrice, di cui la nuova Consiliatura raccoglie il testimone, non si ispira ad obiettivi di efficienza formale, numerica fine a se stessa; ma mira a creare le condizioni per una giurisdizione di qualità, con una rinnovata attenzione alle condizioni di lavoro, e alla promozione di una formazione “specializzata”, nella consapevolezza che la legittimazione reale, storica, del “potere” della magistratura implica, oltre che l’assunzione della responsabilità rispetto a scelte organizzative ispirate ai criteri di efficienza e qualità, anche, e soprattutto, l’acquisizione di una professionalità sempre più elevata e deontologicamente irreprensibile: il Consiglio dedicherà particolare attenzione a questo aspetto con un’azione equilibrata, affinché vicende gravi di violazione della deontologia e della legge, non compromettano la credibilità di quanti – e sono tantissimi – lavorano seriamente e spesso con abnegazione in condizioni di lavoro assai critiche; e soprattutto con la consapevolezza che il livello deontologico non si tutela sanzionando le violazioni sostanzialmente innocue o, peggio, i ritardi di chi lavora e si impegna in condizioni difficili, ma nel reagire con fermezza e severità a tutte le forme di opacità.

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Prosegue l’impegno di mantenere il CSM in continuo e leale dialogo con le altre figure istituzionali per contribuire a formare le linee guida sui grandi temi della giustizia e dell’organizzazione del sistema giudiziario.

In questa prospettiva si iscrive l’attività consultiva del Consiglio mediante i pareri di cui all’art. 10 della legge n. 195 del 1958, istitutiva del Consiglio stesso.

Come ricordato nella relazione di fine consiliatura, approvata dal Plenum il 25 settembre 2018, “…nei pareri espressi, la valutazione delle ricadute organizzative delle iniziative legislative non è stata mai disgiunta dalla considerazione degli aspetti sostanziali degli istituti riguardati dalle novelle, ponendo particolare attenzione al rispetto dei valori costituzionali, dei diritti di libertà e delle garanzie dei singoli”.

Tra i più significativi pareri approvati nel 2018 ricordo quello espresso in tema di riforma dell’Ordinamento penitenziario, riforma che intendeva aggiornare l’impianto del 1975, con l’idea che il carcere non sia solo “neutralizzazione” ed “esclusione”, ma occasione di ripensamento, rieducazione, riparazione delle vittime del reato, e che, tuttavia, non è giunta a compimento; e quello richiesto della sesta commissione sulla prevista abolizione dei Tribunali per i minorenni e dei relativi uffici di Procura che ha contribuito ad impedire una riforma che avrebbe cancellato specializzazione e competenza in un settore della giustizia peculiare e molto delicato.

Per quanto riguarda la nuova consiliatura, ricordo quelli sul c.d. decreto legge in materia di protezione internazionale e sicurezza, sulla Procura Europea (EPPO), nonché sul disegno di legge in materia di prescrizione e anticorruzione, tutti approvati nei mesi scorsi dal Parlamento.

 

Grande è stato e dovrà continuare ad essere l’impegno del Consiglio nel governo dell’organizzazione degli uffici giudiziari, attraverso la gestione della mobilità(perseguendo l’obiettivo della maggior sincronizzazione possibile tra magistrati in entrata ed in uscita dagli uffici), la complessa e variegata attività di Settima commissione di cui sono parte (che tra i compiti principali contempla l’esame dei progetti organizzativi degli uffici e di tutte le relative variazioni, nonché le decisioni in materia di applicazione extradistrettuale), la selezione della dirigenza giudiziaria.

Su quest’ultimo fronte il Consiglio sta affrontando l’impatto sulla funzione di autogoverno e sull’organizzazione degli uffici delle decisioni della giustizia amministrativa che hanno annullato alcune nomine assunte dal Consiglio precedente e, soprattutto, di quelle, sempre più frequenti, assunte dal CdS nei giudizi di ottemperanza Si tratta di una questione molto seria e delicata che, da un lato mette in evidenza quanto sia importante che la scelta del Consiglio, oltre che in concreto corretta, sia anche adeguatamente motivata; dall’altro richiede una risposta che sappia coniugare il rispetto del giudizio di legittimità con la salvaguardia delle prerogative che in questo ambito spettano in via esclusiva al CSM quanto al merito delle decisioni.

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Mi avvio a concludere ricordando che le regole e i principi costituzionali che fanno del nostro Governo autonomo uno degli strumenti più efficaci nel panorama internazionale per garantire l’autonomia e l’indipendenza della giurisdizione, richiedono, però, di essere inverati nel suo esercizio quotidiano: vorrei lasciarvi, quindi, ricordando ancora il volume pubblicato e diffuso del Consiglio dedicato al ruolo che ebbero giuristi, magistrati e avvocati al tempo delle leggi razziali: leggi “ingiuste”; il quale costituisce, invero, anche occasione per ricordarci che indipendenti e liberi nella fedeltà ai valori costituzionali è necessario “voler essere”, anche per saper distinguere, come ammoniva Arturo Carlo Jemolo, “tra una legalità che è strumento di realizzazione della giustizia (…) ed una legalità che quell’idea sovverte o da quell’idea astrae”.

 

Da questo prezioso volume traggo la riflessione di Liliana Segre, Senatrice a vita e superstite delle leggi razziali, con la quale intendo congedarmi:

Conoscere la storia del proprio tempo non solo evita di ricadere in certi errori ed orrori, ma apre la mente al valore autentico di termini come “tolleranza”, “accoglienza”, “interculturalità”, “solidarietà”.

A Lei signora Presidente della Corte d’Appello e a tutti gli operatori del diritto del distretto il mio più sincero augurio di buon lavoro per il nuovo anno giudiziario.

26 gennaio 2019