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Magistratura e politica

Nessuna incompatibilità ambientale per il dott. Maresca, Sostituto Procuratore generale a Napoli, ma, “nei fatti”, candidato a Sindaco di quella città: le ragioni del voto contrario

Nel plenum del 27 gennaio 2021 si è discusso della proposta, formulata a maggioranza dalla Prima Commissione (votanti Braggion, Lanzi, Basile, Di Matteo; contrari Chinaglia e Pepe), di archiviazione della pratica relativa alla possibile sussistenza di estremi di incompatibilità ambientale per il dott. Catello Maresca, Sostituto presso la Procura generale di Napoli.

La pratica in Prima Commissione è stata aperta a seguito di una nota inviata il 14 dicembre 2020 dal Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Napoli al Consiglio superiore e ai titolari dell’azione disciplinare, nella quale venivano riepilogate le plurime notizie di stampa circa una possibile candidatura del dott. Maresca: dapprima (nella primavera 2020) alla carica di Governatore della Campania, e successivamente, dall’autunno 2020, alla carica di Sindaco di Napoli. In particolare, si dà conto nella nota che, a partire da ottobre 2020, si sono susseguite, con grande frequenza, pubblicazioni di articoli di stampa che riportano sia dichiarazioni del dott. Maresca, relative ad esempio a critiche alle modalità comunicative ed operative del Presidente della Regione nella materia sanitaria [1], sia voci di interlocuzioni dello stesso con diversi personaggi politici [2]. Ma soprattutto numerosi articoli in cui il dott. Maresca viene indicato come possibile, se non probabile, candidato a Sindaco di Napoli, sostenuto da una lista civica e dalla coalizione di centro/destra (tra i molti: Repubblica Napoli del 6 novembre 2020, Il Mattino del 22 novembre, del 23 novembre, del 26 novembre, del 13 dicembre e del 14 dicembre). Dalla lettura degli articoli si evince che l’interessato non solo non ha smentito l’ipotesi di una propria candidatura, ma ha reso dichiarazioni che parzialmente e indirettamente la confermano.

In un’intervista a “Il Mattino” del 13 dicembre 2020 egli ha così affermato: “lo so che è più trendy un mafioso che si candida, ma mi creda: un magistrato è meglio… sarei il candidato dei napoletani, non di una parte. Napoli non ha bisogno in questo passaggio storico drammatico di ulteriori guerre tra fazioni, ma di progetti chiari e realizzabili, di un crono programma dettagliato e di una squadra competente fatta di eccellenze che si mettono a disposizione … è vitale avere idee e progetti per Napoli. Occorre sfruttare l’occasione storica del Recovery Fund. Io già ora comincerei a discutere di Recovery Napoli. Ma questa discussione va fatta tra persone di buona volontà e di capacità operative in un contesto di collaborazione istituzionale seria. Regione, Comune, Governo e Parlamento devono lavorare per trovare risorse in grado di far ripartire la terza metropoli d’Italia ridotta in macerie, sepolta sotto miliardi di debiti”.

Il Procuratore generale ha così concluso la propria nota del 14 dicembre 2020: “tutte tali notizie si sottopongono all’attenzione delle SS.LL. per le valutazioni eventualmente ritenute di rispettiva competenza, sia quanto al loro intrinseco contenuto, sia con riferimento alle dichiarazioni attribuite al dott. Maresca, sia, infine, con riferimento alla posizione complessiva del magistrato in questione nel contesto giudiziario napoletano”.

In Commissione, è stata respinta la proposta, presentata da alcuni componenti, di sentire il Procuratore generale oppure lo stesso dott. Maresca; la Commissione ha quindi votato sulla proposta di archiviazione della pratica, formulata dal relatore cons. Lanzi, che ha avuto quattro voti a favore e due contrari.

Nel corso del Plenum abbiamo spiegato le ragioni per le quali ritenevamo errata l’archiviazione, e doveroso, invece, approfondire la questione sottoposta al Consiglio dal Procuratore generale di Napoli.

Non v’è alcun dubbio che i magistrati, come tutti gli altri cittadini, godano dei diritti sanciti dall’art. 51 Costituzione: libertà di pensiero sul piano politico, diritto di voto e diritto di eleggibilità. Secondo la normativa vigente, poi, non esiste un divieto per i magistrati di candidarsi alle elezioni amministrative nel luogo dove esercitano giurisdizione, ma solo l’obbligo di mettersi in aspettativa, obbligo che la legge colloca temporalmente al momento di accettazione della candidatura.

È indubbio, però, che da molti anni la magistratura chiede al legislatore un intervento sul punto.

Già dodici anni fa l’ANM ha inserito nel codice etico una norma con la quale invita i magistrati ad evitare di partecipare alle elezioni amministrative o di assumere incarichi di governo nel territorio dove esercitano le funzioni. E proprio per questo l’ANM ha espresso critiche nette nei confronti di alcuni magistrati che hanno assunto incarichi di governo locale (in Puglia e proprio a Napoli) passando direttamente dal ruolo giudiziario al ruolo amministrativo.

Lo stesso Consiglio superiore, con la delibera del 21 ottobre 2015, ha operato una approfondita revisione critica del difficile tema del rapporto tra magistrati e politica, partendo dalla considerazione per cui, già allora, si sentiva come “diffusamente avvertita l’opportunità di segnare un più rigoroso limite di demarcazione tra le funzioni giurisdizionali e l’attività di rappresentanza politica o di governo” dei magistrati.

In quella delibera il Consiglio sottolineava:

Il Consiglio ricordò, allora, come “i magistrati debbono essere non soltanto superiori ad ogni parzialità, ma anche al di sopra di ogni sospetto di parzialità; condizione, questa, difficilmente compatibile con quella ricerca del consenso che fisiologicamente caratterizza l’agone politico”.  

Osservando che “lo strumento operativo da cui dipende il bilanciamento tra il diritto individuale del magistrato ad offrire il proprio contributo al tessuto delle istituzioni democratiche di rappresentanza politica e di governo e la necessità di garantire che tale partecipazione avvenga nel rispetto dei valori di integrità della selezione politica e della funzione giurisdizionale, è costituito dalla disciplina delle concrete modalità e condizioni a cui il rappresentante dell’ordine giudiziario può avere accesso ad incarichi politici e dalla fissazione di limiti alla possibilità di tornare ad esercitare la giurisdizione”, il Consiglio chiedeva al legislatore l’introduzione di specifiche norme finalizzate in particolare ad evitare la sovrapposizione tra attività giudiziarie e attività politica, soprattutto all’interno dello stesso territorio.

In via generale e de iure condendo, riteniamo che i magistrati che entrano in politica non debbano più fare ritorno nella giurisdizione attiva. I cambiamenti intervenuti nella società e nella politica impongono oggi di introdurre questo principio.
Allo stato della normativa, occorre vigilare affinché il diritto di partecipazione alla vita politica sia coerente con il mantenimento dell’immagine di imparzialità ed indipendenza.

Venendo al caso di specie, si tratta indubbiamente di un caso particolare.

La legge, come si è detto, prevede che il magistrato deve collocarsi in aspettativa nel momento in cui accetta la candidatura.

È la stessa legge, dunque, a stabilire che non si può “essere candidato”, e, quindi, “fare campagna elettorale”, contemporaneamente all’esercizio di funzioni giudiziarie nello stesso territorio: proprio perché questo incide sull’immagine di imparzialità e di indipendenza del magistrato. 

Nel caso del dott. Maresca, siamo obiettivamente in presenza di una “candidatura di fatto” e di “una campagna elettorale di fatto” in costanza di esercizio di funzioni giudiziarie nel medesimo territorio.

I numerosissimi articoli di stampa che si susseguono ormai da mesi (sino ad oggi, con cadenza quanto meno settimanale se non quotidiana) dimostrano che siamo in presenza di un magistrato che è indicato da più parti come candidato, che agisce e parla come candidato, e che non solo non smentisce l’ipotesi di una sua candidatura e i contatti in merito con esponenti politici di rilievo nazionale, ma che tale ipotesi avalla e rafforza con le sue dichiarazioni pubbliche.

La situazione sul piano della lesione della immagine di imparzialità e di indipendenza del magistrato è identica a quella che si verifica con la formale accettazione della candidatura.

La riprova dell’imbarazzo che tale situazione ha provocato – quindi, dell’appannamento dell’immagine di imparzialità ed indipendenza del magistrato – è, peraltro, a nostro parere, già emersa per il  fatto stesso che sia stato il Procuratore generale a sentire il dovere di segnalare la situazione al Consiglio, come pure dal fatto che organi di stampa, commentatori e magistrati si siano in più occasioni espressi chiedendo al dott. Maresca di chiarire velocemente la propria posizione. Circostanze che evidenziano un diffuso disagio nella percezione che del ruolo di un magistrato in servizio ha la collettività dei magistrati e dei cittadini; disagio che si protrae ormai da mesi e che, verosimilmente, continuerà a protrarsi nei prossimi mesi. 

Ci troviamo, quindi, in una situazione del tutto diversa da altri casi, nei quali la candidatura di un magistrato nel proprio territorio era stata annunciata poco prima del collocamento in aspettativa e in assenza di previe esternazioni pubbliche del candidato, tanto che nessuna segnalazione era mai giunta al Consiglio in ordine a situazioni imbarazzanti o inopportune.

Molto diverso, ad esempio, è il caso del dott. Brianda, evocato da taluno nel dibattito seguito alla decisione del Plenum, con riguardo al quale è pervenuta al Consiglio in data 6 maggio 2019 la richiesta di aspettativa del magistrato stesso per partecipare alla competizione elettorale, e senza che alcuna comunicazione o notizia in merito alla candidatura fosse pervenuta prima in Consiglio.

Il caso del dott. Maresca è, quindi, un caso del tutto particolare, e il CSM, a nostro parere, non poteva far mostra di non vedere ciò che è sotto gli occhi di tutti: un magistrato che esercita le sue funzioni nel distretto di Napoli e che, allo stesso tempo, è di fatto candidato alla poltrona di Sindaco della città.

A nostro avviso, il Consiglio aveva il dovere di intervenire, sussistendo un oggettivo pericolo di lesione dell’immagine di imparzialità e indipendenza della magistratura. Nell’opporci alla proposta di archiviazione, del resto, non abbiamo chiesto l’immediata apertura di una procedura di trasferimento d’ufficio nei confronti del dott. Maresca, ma solo di procedere ad approfondimenti istruttori finalizzati a verificare l’incidenza, peraltro in costante evoluzione, di questa vicenda sulla immagine di indipendenza e imparzialità del magistrato.

La maggioranza del Consiglio ha scelto diversamente e l’archiviazione della pratica è stata approvata con 12 voti a favore (Ardita, Basile, Benedetti, Braggion, Cavanna, Celentano, Ciambellini, D’Amato, Di Matteo, Gigliotti, Grillo, Lanzi), 9 voti contrari (Cascini, Cerabona, Chinaglia, Dal Moro, Donati, Marra, Pepe, Suriano, Zaccaro) e un astenuto (Miccichè).

Alessandra Dal Moro, Elisabetta Chinaglia, Giuseppe Cascini, Mario Suriano, Ciccio Zaccaro

 

[1] “Napoli è un contesto dove ci sono alcuni che hanno altri scopi: è un rischio che la politica deve prevenire. Una diretta Facebook in meno e un provvedimento in più… Chi ha il compito di risolvere i problemi deve fornire risposte alla gente che percepisce certe scelte come un modo per coprire alcune mancanze. Il gesto di mostrare poi quelle lastre non mi è proprio piaciuto”; nello stesso intervento il dott. Maresca, riprendendo una proposta che “era stata già formulata invano dal capo dell’opposizione Stefano Caldoro”, ha auspicato che il Governo “tolga la sanità da chi ha dimostrato incapacità” e “nomini un commissario in grado di gestire l’emergenza e il dopo

[2] In un articolo di Repubblica Napoli del 21 novembre 2020 si riportano alcune dichiarazioni dell’on. Silvio Berlusconi, il quale, parlando in un incontro pubblico con i vertici campani di Forza Italia, ha riferito di aver già “parlato a lungo con Catello Maresca”, indicato come “unico candidato venuto fuori con gli altri leader…”, aggiungendo da una parte che “mi hanno detto che è una brava persona. Poi ci siamo sentiti, è un uomo di buona volontà”  e dall’altra che “è un giudice con tutto quello che significa questa parola. Non credo che abbia molta attitudine a governare una città”.

29 gennaio 2021