NOVEMBRE
8

Diario dal Consiglio del 8 novembre 2019

Parole, atti, gesti e comportamenti offensivi e di disprezzo di persone o di gruppi assumono la forma di un incitamento all’odio, in particolare verso le minoranze; essi, anche se non sempre sono perseguibili sul piano penale, comunque costituiscono un pericolo per la democrazia e la convivenza civile.

“Il Consiglio d’Europa ha recentemente istituito la “No hate parlamentary alliance”, con lo scopo di prevenire e contrastare l’incitamento all’odio. Di questa rete fanno parte parlamentari di tutti i Paesi, che intendono impegnarsi a livello nazionale e internazionale contro l’odio in tutte le sue forme e in particolare contro l’hate speech.(…).

 In base alla raccomandazione n. (97) 20 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa del 30 ottobre 1997, il termine copre tutte le forme di incitamento o giustificazione dell’odio razziale, xenofobia, antisemitismo, antislamismo, antigitanismo, discriminazione verso minoranze e immigrati sorrette da etnocentrismo o nazionalismo aggressivo (…). Esiste inoltre un tavolo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, a cui partecipano le istituzioni che hanno la possibilità, in base alle loro competenze, di sensibilizzare i giovani a contrastare l’odio diffuso on line (…).

Il fenomeno denunciato è purtroppo in crescita in tutte le società più avanzate”

(dal testo della Mozione di Liliana Segre per la costituzione di una Commissione parlamentare contro l’odio)

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Ci sembra importante ricordare il valore ma anche il peso “della parola” da una sede in cui il confronto, aperto e leale, espresso in modo mite e rispettoso dell’altrui punto di vista, costituisce il migliore strumento di governo delle spesso complesse decisioni che siamo chiamati ad assumere nell’interesse della giurisdizione e dei cittadini. Sede, peraltro, che è stata in tempi recenti molte volte indotta all’apertura di pratiche a tutela della giurisdizione e dei suoi interpreti proprio a fronte di reazioni scomposte, “parole” offensive e toni non accettabili che nulla hanno a che fare con la legittima critica di ogni provvedimento. Il lungo tempo che la discussione di queste pratiche ha richiesto impegnando i lavori della Prima Commissione è un segno della delicatezza della questione su cui si registrano evidentemente diverse sensibilità

 

Il Plenum

Nel corso del Plenum si è discusso – come sempre – di numerosissime pratiche.

Ci sembra, tuttavia rilevante segnalare:

  1. il lungo dibattito a proposito del modo in cui fosse corretto procedere alla votazione degli emendamenti presentati da noi e dai Consiglieri Ardita e di Matteo alla proposta di maggioranza di Terza Commissione che prevede la nomina dei colleghi Sparagna, Gatti e Maresca, alla DNA; la proposta emendativa di Ardita e Di Matteo prevede la nomina del dott. Gozzo e l’esclusione del dott. Maresca; le nostre proposte sono state formulate in via alternativa e subordinata l’una all’altra e prevedono l’esclusione del dott. Maresca e la nomina al suo posto nell’ordine: del dott. Gozzo, del dott. Ardituro, del dott. Scarfò, del dott. D’Alessio, della dott.ssa Parascandolo, del dott. Falvo, del dott. De Falco, del dott. Castellani.
    La questione del metodo della votazione è di grande rilevanza, poiché riguarda ogni ipotesi di proposte plurime per lo stesso ufficio (le c.d. nomine “a pacchetto”, quali sono quelle per gli uffici di legittimità per il massimario e la DNA), e, nel contempo, di grande complessità alla luce del testo dell’attuale regolamento interno. Le modifiche introdotte con il nuovo regolamento prevedono, infatti, che in questi casi possano essere formulate in plenum singole proposte alternative a quella (o a quelle) della commissione con l’indicazione del nominativo da inserire nell’elenco dei nominati e di quello da escludere. Il pregio della riforma introdotta è certamente quello di consentire, in occasione del plenum, di “rompere il pacchetto”, così rendendo più difficile la formazione di accordi di scambio. Il suo difetto, che a nostro avviso la rende di fatto inapplicabile, è quello di prevedere esclusivamente la possibilità di presentare proposte alternative sui nomi (Tizio al posto di Caio) e secondo l’ordine della graduatoria proposta dalla Commissione, come se si trattasse di una procedura comparativa tra candidati e non, come invece è, di un concorso in cui la graduatoria è (rectius dovrebbe essere) formata dopo l’attribuzione dei punteggi, per merito e attitudini, ai singoli candidati. Insomma, come abbiamo fatto rilevare nel corso del dibattito in plenum, è come se il regolamento assumesse come presupposto una prassi degenere (prima si scelgono i nomi e poi si attribuiscono i punteggi) che noi rifiutiamo. Il risultato è un metodo di votazione farraginoso e irrazionale, che rischia di produrre un risultato che non corrisponde alla volontà del plenum. Per questo abbiamo proposto una modifica della norma regolamentare, attualmente in discussione in II Commissione, finalizzata ad adeguare il metodo di votazione alle regole del concorso. Inoltre la Presidenza ha escluso la possibilità di presentare proposte alternative in via subordinata. Una scelta, a nostro avviso, irrazionale e in contrasto con lo spirito della norma regolamentare. Infatti, se uno dei componenti del plenum ritiene che due (o più) candidati esclusi siano preferibili ad uno dei proposti, può comunque presentare solo una proposta alternativa, il che evidentemente limita moltissimo quella possibilità di “rompere il pacchetto” cui era finalizzata la riforma.

  2. Ulteriori trasferimenti ordinari ai posti giudicanti pubblicati nel luglio 2019; pratica, che – come già avvenuto nel Plenum del 23 ottobre – ha visto il Cons. Lanzi porre nuovamente all’attenzione del Plenum la questione delle motivazioni – a suo avviso inidonee – che sorreggono l’accertamento da parte del Consiglio dell’idoneità al tramutamento dalle funzioni requirenti a quelle giudicanti (accertamento che, come sempre, si fondava su quello effettuato dal competente Consiglio Giudiziario), nonché sulla ritenuta illegittimità di tramutamenti decisi in assenza di attestato di frequenza di un preventivo corso di conversione alle funzioni giudicanti. Dopo una lunghissima discussione, protrattasi per oltre due ore, i tramutamenti discussi sono stati approvati con il voto di tutti i togati (salvo il voto contrario di Nino di Matteo e l’astensione di Sebastiano Ardita). Nel corso del dibattito abbiamo sottolineato: da un lato, la legittimità della motivazione “per relationem” utilizzata in queste come in tantissime altre pratiche; dall’altro l’esigenza di non comprimere le aspettative di tramutamento di sede di tanti colleghi a causa della difficoltà della Scuola ad assicurare tempestivamente lo svolgimento dei corsi di conversione. Per il futuro abbiamo proposto di avviare, nel “tavolo tecnico” aperto in Sesta commissione, un confronto con la Scuola per assicurare l’organizzazione dei corsi.
  3. L’approvazione di ben 87 programmi di gestione per il settore civile dell’anno 2019 in vista degli incontri che vi saranno il 13, 14 e 15 novembre tra la Settima Commissione, la STO e i Dirigenti di tutti gli Uffici. Incontri in cui – attraverso le criticità rilevate nell’esame dei progetti da un lato, le difficoltà ed i suggerimenti che verranno segnalati dagli uffici, dall’altro – il Consiglio intende migliorare sia lo strumento (il Format del programma) sia i tempi della sua analisi. Ci teniamo a sottolineare che l’analisi dei progetti è stata il frutto di un lavoro molto attento della Settima Commissione che si è avvalsa del prezioso contributo preparatorio dell’Ufficio Statistico e della STO, ma soprattutto di un sforzo corale dei magistrati segretari che, alla luce di criteri omogenei previamente condivisi con i Consiglieri relatori e la Presidente, hanno analizzato ciascun progetto nella prospettiva indicata dalla Commissione di valorizzare ciascun risultato nel contesto dell’ufficio e di valutare la gestione concreta della pendenza e dell’arretrato non in chiave produttivistica ma di responsabile governo dei tempi e della qualità della risposta giudiziaria.
  4. L’approvazione in sede plenaria delle prime proposte “negative” sulle richieste di applicazione extradistrettuale, ovvero delle motivazioni con cui la Settima Commissione competente dà conto di non aver potuto far luogo alle applicazioni richieste – pur in presenza di disponibilità manifestate dai colleghi che hanno risposto all’interpello – in ragione della concreta comparazione tra la situazione degli uffici interessati. D’ora in avanti dette ragioni saranno sempre esplicitate e sottoposte all’approvazione del Plenum in funzione di una maggior trasparenza e leggibilità di dette decisioni che, certamente, grazie anche a questo ulteriore momento di confronto potranno essere sempre più coerenti e omogenee.
  5. Su proposta della Terza Commissione è stata approvata la circolare che disciplina i criteri per la formazione della graduatoria per i MOT nominati con DM 12 febbraio 2019, che sceglieranno la sede alla fine di febbraio 2020. Nel testo sono analiticamente indicati i punteggi spettanti per motivi di famiglia o di salute, che si aggiungeranno al punteggio riportato in sede di concorso. Su tali basi, verrà stilata la graduatoria finale che sarà utilizzata per la scelta delle sedi di destinazione. La documentazione a sostegno dei titoli vantati deve essere prodotta entro il 27 novembre 2019.

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I lavori di Commissione

In Terza Commissione siamo in attesa delle indicazioni del Ministro per la pubblicazione del bando delle sedi disagiate. La Commissione, dopo aver completato l’ultimo bando di tramutamenti di primo grado, ha, infatti, inviato al Ministero una integrazione dell’elenco delle sedi per le quali sussisterebbero i presupposti per la dichiarazione di “disagio”, alla luce degli esiti del bando. Non appena perverranno le indicazioni del Ministero il bando sarà pubblicato, in tempo utile per la individuazione delle sedi da destinare ai MOT attualmente in tirocinio generico, la cui scelta è prevista per l’ultima settimana di febbraio. Nelle prossime settimane dovrebbe essere approvato anche un bando dei posti scoperti di secondo grado. È in dirittura di arrivo la procedura per la designazione di un magistrato alla Corte di Cassazione nella fascia cd. “junior”, mentre è iniziato l’esame dei profili dei candidati per i sette posti di sostituto Procuratore presso la Corte di Cassazione.

 

In Quinta Commissione la settimana è stata dedicata alle audizioni per il posto di Procuratore Generale della Cassazione. Nella seduta di giovedì la Commissione ha votato le proposte: Giovanni Salvi (Benedetti, Davigo, Suriano), Riello (Cerabona, Miccichè), Matera (Mancinetti).

 

In Nona Commissione stiamo procedendo alla nomina di due componenti del CCJE (Consiglio Consultivo dei Giudici Europei) istituito nel 2000 dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, al suo interno, e competente in materia di indipendenza, imparzialità e ruolo dei giudici negli Stati Membri del Consiglio d’Europa.

Il CCJE costituisce la prima (e ad oggi unica) istituzione europea in seno ad un’organizzazione internazionale, composta esclusivamente da giudici. In seno al CCJE hanno facoltà di essere rappresentati tutti i 47 Stati Membri del Consiglio d’Europa, unitamente agli Stati osservatori presso detto Consiglio (ovvero la Santa Sede, gli Stati Uniti d’America, il Canada, il Giappone ed il Messico). Beneficiano altresì del ruolo di osservatori del CCJE molte Associazioni tra cui l’Associazione europea dei Magistrati (AEM) e l’Associazione “Magistrati europei per la democrazia e le libertà” (MEDEL).

La sua attività si realizza sostanzialmente nella formulazione di proposte e pareri all’attenzione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, in funzione soprattutto dell’attuazione dell’art 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali che sancisce il diritto di ogni soggetto ad un tribunale indipendente ed imparziale. Stante la specificità del suo mandato, collabora attivamente con la Commissione europea per l’efficacia della giustizia (CEPEJ), con il Comitato europeo di cooperazione giudiziaria (CDCJ), con il Comitato europeo per gli affari criminali (CDPC) e con la Rete dei Presidenti delle Corti Supreme.

Si tratta di una nomina importante, dunque, perché il ruolo di network in luoghi di confronto a livello europeo è fondamentale per la tenuta dei principi fondamentali della democrazia e della giurisdizione e per il rafforzamento della fiducia dei cittadini europei nella giustizia.

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Vi salutiamo augurando a tutti buon lavoro e ringraziando quanti – in giro tra sud centro e nord – ci hanno accolto con attenzione, interesse e grande cordialità nel corso degli incontri programmati e realizzati nella scorsa settimana bianca.

 

Buon lavoro e buona settimana... Vi racconteremo…!

Ale, Ciccio, Giuseppe, Mario