SETTEMBRE
25

Diario dal Consiglio del 25 settembre 2020

Dedichiamo il Diario a Ruth Bader Ginsburg, iconica giudice della Corte Suprema americana, la cui biografia è una testimonianza di impegno pacifico, ma tenace, per la tutela dei diritti civili e soprattutto di quelli delle donne. Pur avendo, infatti, studiato in prestigiose università americane, quali Harvard e la Columbia Law School, proprio perché donna non fu assunta da nessuno studio legale. Alla Rutgers University, dove iniziò ad insegnare, inaugurò il corso Women and the Law, e nel 1972, fondò il Women’s Rights Project all’interno della American Civil Liberties Union, e vinse davanti alla Corte suprema cinque dei sei casi che riuscì a portarvi, ottenendo uno scrutinio costituzionale sulle questioni di discriminazione di genere. Giunta nel 1993 alla Corte suprema, ove la nominò Bill Clinton, fu la seconda giudice donna della Corte, ove cominciò a scrivere, a fronte dell’acuirsi della tendenza conservatrice della Corte stessa, dissenting opinions progressiste (“liberal”), tra cui quella su Ledbetter vs Goodyear, che portò, poi, il Congresso ad approvare il Lily Ledbetter Fair Play Act, che vieta discriminazioni di genere in termini di remunerazione, la prima legge firmata da Barack Obama.

Una storia bellissima che parla di studio, impegno, coraggio, passione per le idee ed i diritti, fiducia nelle istituzioni e nel confronto democratico come strumento di trasformazione della realtà.

La dedichiamo a tutti coloro che non mollano mai, e, con i nostri auguri, ai candidati impegnati nella campagna elettorale per il rinnovo del CDC dell’ANM e dei Consigli Giudiziari

 

Il Plenum

Nei Plenum di mercoledì e giovedì siamo tornati a discutere sulla pratica di incompatibilità ambientale del dott. Tenaglia, sostituto procuratore a Brescia.

Ricorderete che già nel maggio scorso, il Plenum aveva accolto (a favore: Ardita, Benedetti, Cascini, Chinaglia, Dal Moro, Davigo, Di Matteo, Gigliotti, Marra, Pepe, Suriano, Zaccaro; contro: Basile, Braggion, D’Amato, Donati, Lanzi, Miccichè) la nostra richiesta di rigettare la proposta della maggioranza della Prima Commissione di archiviare la procedura (proponenti in Prima Commissione: Donati, D’Amato e Basile; contrari: Zaccaro e Ardita) per procedere a nuovi approfondimenti istruttori.

All’esito di tali approfondimenti, la Prima Commissione si era ancora divisa perché Zaccaro e Ardita avevano proposto il trasferimento, Donati e Basile avevano proposto l’archiviazione, mentre D’Amato e Grillo si erano astenuti.

Sono dunque approdate in Plenum la proposta di trasferimento di ufficio (relatore Zaccaro) e la proposta di archiviazione (relatore Donati).

La proposta di trasferimento di ufficio ha offerto una completa ricostruzione dei fatti che cerchiamo qui di sintetizzare:

Questi i fatti, sui quali la Commissione e poi il Plenum si sono divisi.

Una parte della Commissione ha scelto, infatti, di credere alla versione offerta dal dott. Tenaglia, il quale ha ostinatamente sostenuto che:

Una ricostruzione che contrasta clamorosamente con l’evidenza e con la logica. Basti pensare a quanto riferito dalla dott.ssa Carrara in merito alla richiesta del Procuratore di aprire un fascicolo sul Cittadini per rivelazione di segreto dopo avere appreso la notizia della imminente pubblicazione dell’articolo sulla indagine a carico del figlio. È, infatti, del tutto evidente che se, come afferma il dott. Tenaglia, la decisione di aprire il procedimento a carico del Cittadini per la fuga di notizie del maggio 2018 fosse stata assunta prima di sapere dell’articolo del giorno dopo, e dunque prima dell’incontro tra il Procuratore e la dott.ssa Carrara, il Procuratore non avrebbe avuto alcun motivo di chiedere alla dott.ssa Carrara di avviare un’indagine a carico del Cittadini.

Una ricostruzione della vicenda che determina una grave, e inaccettabile, svalutazione di quanto coraggiosamente rappresentato dai magistrati della Procura di Brescia e nella delibera che ha chiuso la pratica di vigilanza approvata dalla quasi totalità dei componenti (in composizione allargata) del Consiglio Giudiziario, ritenendo di poter ridurre tutto ad una contrapposizione tra colleghi, ad una lite di carattere personale.

Riteniamo che questa divaricazione sui fatti abbia impedito al Consiglio di affermare quel compito di guida ed orientamento, anche sul piano deontologico, della magistratura che è intrinsecamente connesso al governo di un istituto complesso e delicato, ma necessario, come quello dell’incompatibilità ambientale e funzionale conseguente a condotte volontarie, ma incolpevoli sotto un profilo strettamente disciplinare. E ha reso impossibile trovare una soluzione condivisa nell’interesse dell’Ufficio di Brescia.

Il consigliere Donati, invero, nel Plenum di mercoledì, poco prima del voto, aveva chiesto un breve rinvio per emendare la sua proposta in modo da accogliere i suggerimenti provenienti soprattutto del Procuratore Generale, il quale aveva annunciato di non essere stato convinto dalla “proposta Zaccaro” (per ragioni legate alla attualità della lesione del bene protetto dalla norma, ovvero l’immagine dell’esercizio imparziale ed indipendente delle funzioni), ma nemmeno dalla proposta Donati proprio perché non aveva evidenziato le criticità della condotta del dott. Tenaglia.

La nuova proposta di archiviazione, presentata all’inizio del Plenum di giovedì, ci è apparsa ancor meno condivisibile in quanto vieppiù ha omesso la rappresentazione delle vicende accadute ed accertate durante la istruttoria (offrendo una parziale ricostruzione anche delle dichiarazioni rese dai magistrati sentiti) e si è limitata ad escludere la sussistenza dei presupposti di cui all’art. 2.

A nostro avviso il Consiglio aveva il dovere di affermare che quella iniziativa giudiziaria era stata assunta in maniera imprudente e inopportuna, per la chiara sproporzione tra i mezzi adoperati (perquisizione e sequestro di telefono e Ipad di un giornalista) e il fine dichiarato (individuare chi, due mesi prima, aveva comunicato al giornalista i nomi degli indagati in una indagine fiscale del 2014) e per l’oggettiva coincidenza temporale tra l’articolo del Cittadini sul figlio del Procuratore (18 luglio) e la perquisizione (23 luglio). Ed era necessario affermare che quella iniziativa aveva determinato una gravissima lesione all’immagine esterna dell’ufficio e una gravissima perdita di credibilità, all’interno dell’ufficio, del dott. Tenaglia e del Procuratore. Circostanze queste che il dott. Tenaglia, anche nella migliore delle ipotesi, non poteva non rappresentarsi.

Nel lungo e ricco dibattito, con i nostri interventi abbiamo ribadito che il procedimento di incompatibilità ambientale è sicuramente un istituto molto delicato perché incide sul principio di inamovibilità del magistrato e quindi deve essere utilizzato con grande cautela. Ma, allo stesso tempo, abbiamo ricordato che si tratta di un istituto posto a tutela di un altro valore fondamentale, quello dell’imparzialità del magistrato nell’esercizio della sua funzione, la cui salvaguardia impone che vadano sorvegliate con grande attenzione tutte le condotte le cui conseguenze possano riverberare negativamente anche solo sull’immagine esterna e sull’apparenza della sua persistenza.

Un principio fondante ed indefettibile, dunque, della funzione che svolgiamo, a proposito del rispetto del quale si è determinata, nel caso specifico del tutto ragionevolmente alla luce dei fatti accertati, una frattura incolmabile tra i colleghi dell’ufficio, nel contesto di un acclarato ed obiettivo appannamento dell’immagine di imparzialità nell’esercizio della funzione inquirente prodotto da condotte volontarie – quand’anche incolpevoli sul piano strettamente disciplinare – del dott. Tenaglia.

All’esito della discussione, la proposta di trasferimento d’ufficio è stata approvata con 11 voti favorevoli (consiglieri Zaccaro, Cascini, Dal Moro, Chinaglia, Suriano, Davigo, Ardita, Marra, Pepe, Di Matteo e Cavanna); contrari i consiglieri D’Amato, Braggion, Miccichè, Ciambellini, Grillo, Donati, Lanzi, Basile, Salvi, Curzio; astenuti i consiglieri Benedetti, Cerabona e Gigliotti.

Al di là dell’esito finale della votazione, siamo convinti che l’impegno che abbiamo posto nell’istruttoria e nel dibattito abbia consentito di cogliere la vicenda nella sua gravità e complessità; abbia impedito – almeno in ragione della proposta che è prevalsa – che la medesima fosse ridotta ad un mero scontro fra colleghi; abbia consentito, soprattutto, di riconoscere il senso istituzionale e la sobrietà dei colleghi della Procura di Brescia, i quali – a fronte di complicate vicende ambientali – non hanno mai rinunciato a segnalare i disagi e i problemi agli organi del nostro governo autonomo, in sede locale e centrale.

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 Brevemente diamo conto di alcune ulteriori delibere assunte nel corso del Plenum di mercoledì e giovedì.

Lavori di commissione

Per quanto riguarda i lavori di Commissione segnaliamo che in V commissione sono state deliberate le seguenti proposte all’unanimità:

Non è stata raggiunta l’unanimità né in relazione all’incarico di Presidente di Sezione Penale del Tribunale di Messina, dove, a fronte della proposta del relatore (Suriano) in favore della dott.ssa Maria Eugenia Grimaldi, la maggioranza della commissione ha ritenuto di avanzare proposta in favore del dott. Carlo Indellicati (Micciché, Davigo, Benedetti; astenuto Cerabona), né in relazione all’incarico di Presidente di Sezione Civile del Tribunale di Pavia, dove la maggioranza della commissione ha aderito all’indicazione del relatore in favore del dott. Fabio Lambertucci (Davigo, Suriano, Benedetti, Cerabona), mentre la collega dott.ssa Marina Bellegrandi risulta destinataria di una proposta di minoranza (Micciché).

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Si sta per concludere il periodo di permanenza presso le diverse Commissioni e ciascuno di noi ha indicato le destinazioni cui è interessato sulle quali deciderà il Presidente della Repubblica.

Vi racconteremo … buon lavoro e buona settimana

Alessandra, Ciccio, Elisabetta, Giuseppe, Mario