APRILE
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Diario dal Consiglio del 24 aprile 2020

25 aprile 1945 Milano è liberata
“...e questo è il fiore del partigiano morto per la libertà”

Dedichiamo il Diario al 25 aprile, Anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo e della fine della guerra, che, per la prima volta dopo 75 anni, festeggeremo in modo virtuale. Eppure, forse anche per la sofferenza che ha inflitto al Paese questa dolorosa emergenza sanitaria, con maggiore consapevolezza e genuina voglia di condividere la potenza storica di una lotta per la libertà che si proietta ancora oggi con grande forza nel nostro presente.

 

Il Consiglio sta proseguendo i lavori, con un calendario ora più impegnativo, che prevede l’intensificazione delle riunioni di commissione da remoto; modalità di lavoro di cui possiamo vedere anche note positive, quali, ad esempio, il più rapido svolgimento di alcune attività come le audizioni consultive. Anche il Plenum si svolge ancora da remoto per una parte consistente di consiglieri, e quindi, inevitabilmente, sono al momento sospese pratiche di più complessa trattazione, che verranno affrontate non appena – a breve – verranno ricostituite le ordinarie modalità di tenuta dell’adunanza plenaria.

Il Plenum

La giornata di mercoledì 22, giorno di Plenum, è iniziata con la lettura sul quotidiano “La Stampa” di una intervista del componente laico del CSM, consigliere Lanzi. Già il titolo dell’articolo, virgolettato e quindi attribuibile all’intervistato, era più che eloquente: “In Lombardia tornano i processi di piazza. Dalla Procura di Milano un attacco politico”. Il testo dell’intervista non era meno rassicurante, contenendo una chiara ed esplicita accusa alla Procura di Milano di muoversi, sotto il velo ipocrita dell’obbligatorietà dell’azione penale, con finalità politica, nonché critiche nel merito della iniziativa giudiziaria e delle ipotesi di reato formulate.

In apertura del Plenum Giuseppe Cascini ha svolto un intervento, condiviso da tutti noi (che pubblichiamo in calce), nel quale ha sottolineato la grave inopportunità delle dichiarazioni rese dal Consigliere Lanzi in considerazione della carica ricoperta.

Il compito del CSM è quello di tutelare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e i componenti del CSM non dovrebbero mai esprimere giudizi sul merito di una iniziativa giudiziaria in corso; e certamente mai dovrebbero farlo con toni ed espressioni che delegittimano il ruolo dell’autorità giudiziaria e dell’ufficio procedente.

Questo è il tema: l’inopportunità delle dichiarazioni in ragione della carica ricoperta.

Per questo è del tutto inconferente il richiamo alla libertà di opinione e di manifestazione del pensiero, operato dal consigliere Lanzi subito dopo l’intervento di Giuseppe, e fatto proprio da alcuni componenti del CSM in un comunicato successivo.

Il Consiglio Superiore lo ha costantemente affermato in tutte le pratiche a tutela approvate nel corso degli anni: fermo il diritto di opinione e di critica dell’attività dei magistrati, coloro che ricoprono incarichi istituzionali hanno un particolare dovere di prudenza al fine di evitare il rischio di una delegittimazione della funzione giudiziaria (ed è ben singolare che si invochi, un po’ a sproposito, la prudenza altrui, senza essere in grado di misurare la propria). Ciò vale – a maggior ragione – nel caso in cui la carica ricoperta sia quella di componente del Consiglio Superiore della Magistratura, per l’ovvia ragione che, come acutamente osservato da un autorevole osservatore delle cose di giustizia, egli in tale veste potrebbe essere chiamato ad assumere decisioni che hanno a che fare con la vicenda oggetto dell’intervista.

Per questo abbiamo chiesto, unitamente ai colleghi Ardita, Davigo, Di Matteo, Marra e Pepe, l’apertura di una pratica a tutela dell’autorità giudiziaria di Milano con riferimento alle dichiarazioni rese dal Consigliere Lanzi.

* * *

Nel corso del Plenum è stata approvata all’unanimità, su proposta della Settima Commissione, la risposta a un quesito relativo alle modalità di conferimento, da parte del Procuratore della Repubblica, di deleghe organizzative.

In particolare, in risposta al quesito, si è affermato che “il conferimento di incarichi organizzativi da parte del Procuratore della Repubblica ed, in particolare, il conferimento degli incarichi di direzione, collaborazione e coordinamento di gruppi o sezioni, deve sempre avvenire o all’interno del progetto organizzativo o, previo interpello, all’esito di una sequenza procedimentale che assicuri partecipazione, contraddittorio e giustificazione motivazionale della determinazione finale”.

La delibera fornisce un’interpretazione stringente delle previsioni della Circolare – art. 5 comma 4, art. 5 comma 9, art. 4, comma 1, lett. b), art. 8 – relative alle modalità della scelta, da parte del Procuratore, del semidirigente al quale assegnare, in concreto, le funzioni di coordinamento e di direzione della sezione o del gruppo e, parimenti, alla scelta del magistrato “coordinatore” del gruppo; attualmente la Circolare prevede che la scelta, ove non formulata nell’ambito dell’iter procedimentale partecipato relativo alla redazione del progetto organizzativo, debba avvenire “di regola” previo interpello. Nella delibera essa viene interpretata pacificamente nel senso che tali scelte “devono comunque seguire le regole della procedura trasparente, partecipata e con giustificazione motivazionale della determinazione finale”, salve, ovviamente, le designazioni provvisorie di breve durata.

Questo, in sintesi, il percorso motivazionale della delibera:

Si tratta, a nostro avviso, di un punto di arrivo molto importante, per il quale ci siamo impegnati fin dall’inizio della consiliatura. Abbiamo sempre sostenuto, infatti, che la circolare sulle procure potesse e dovesse essere implementata e rafforzata anche attraverso le interpretazioni offerte dal CSM in sede di applicazione e/o di risposta a quesito. In questa chiave abbiamo proposto più volte, nel corso di questi mesi, di interpretare le disposizioni della circolare sui magistrati “coordinatori” dei gruppi, non sempre però riuscendo a convincere gli altri componenti.

Più di un anno fa, in occasione della discussione sul progetto organizzativo della Procura di Roma abbiamo per la prima volta posto il problema della necessità dell’interpello per la nomina a coordinatori dei gruppi di “sostituti pubblici ministeri” (in quel caso si trattava dell’attribuzione del coordinamento dei gruppi ai procuratori aggiunti scaduti dall’incarico) e anche della (dubbia) legittimitò della previsione di un esonero dei medesimi dal lavoro giudiziario. Ma la commissione, e poi il Plenum, avevano allora ritenuto che la vigente circolare non consentisse alcun rilievo sul punto, pur dando atto che la questione dovesse essere approfondita in sede di prima rivisitazione della circolare vigente.

L’orientamento della Commissione (e poi del plenum) è mutato in occasione dell’approvazione del progetto organizzativo della Procura di Torino, pratica di cui era relatrice Alessandra Dal Moro. Anche in questo caso si trattava di valutare attentamente la scelta organizzativa della nomina di sostituti come coordinatori dei gruppi, pur effettuata previo interpello (ovvero con metodo corretto) poiché l’assegnazione di funzioni di coordinamento di un settore di indagini ad un sostituto procuratore, e l’attribuzione del relativo esonero, risultano sostanzialmente derogatorie rispetto ad alcuni principi cardine del sistema ordinamentale, che riserva l’attribuzione delle funzioni semidirettive alla valutazione dell’organo di Governo Autonomo all’esito di procedura concorsuale e ne regolamenta lo svolgimento, individuando tali funzioni come temporanee e soggette a verifica quadriennale. In quella occasione, in sede di presa d’atto del progetto organizzativo con rilievi, oltre ad affermarsi il principio della “necessaria preventiva interlocuzione del Procuratore con i magistrati che compongono l’ufficio, onde assicurare l’effettiva comparazione delle attitudini degli aspiranti”, si era affermato che l’attribuzione di incarichi di coordinamento vanno attribuite ai procuratori aggiunti e che “le pur possibili eccezioni dovrebbero essere delimitate nel tempo e trovar causa in condizioni oggettive o nel perseguimento di specifiche esigenze organizzative, funzionali al migliore esercizio delle attività requirenti”, come la stessa Circolare prevede, (art. 4 comma 1 lett. b). Ciò tanto più quando l’ufficio disponga di un numero adeguato di magistrati con funzioni semi-direttive, e tanto più quando a detto incarico corrisponda anche un esonero dal lavoro ordinario, non essendo ammissibile la creazione di una figura di “Aggiunto di fatto” scelto dal Procuratore.

La risposta al quesito del 22 aprile ribadisce espressamente il principio della necessità dell’interpello.

Ora bisognerà fare un passo ulteriore e inserire nella nuova circolare sulle procure, in discussione in settima commissione, questi principi, che oggi sembrano da tutti condivisi.

Aggiungiamo un ultimo punto. Nella proposta di modifica del TU sulla dirigenza che abbiamo sottoposto agli altri componenti della V Commissione e che speriamo possa essere discussa a breve, abbiamo inserito una previsione in base alla quale gli incarichi di collaborazione con il dirigente possono essere valutati, ai fini della attitudine direttiva, solo se conferiti previo interpello e nel rispetto delle previsioni di circolare. Anche in questo caso ci auguriamo che la dichiarata condivisione di questi principi si traduca in un accordo sulla modifica proposta.

* * *

Buon lavoro a tutti

Vi racconteremo …

Alessandra, Ciccio, Elisabetta, Giuseppe, Mario

 

Intervento svolto da Giuseppe Cascini in apertura del Plenum del 22 aprile 2020

Sig. Presidente, abbiamo letto con grande preoccupazione questa mattina l’intervista resa dal Consigliere Lanzi ad un quotidiano nazionale, nella quale si attribuisce una finalità politica alle indagini avviate dalla Procura di Milano sulle morti per COVID-19 e si fanno considerazioni sul merito delle ipotesi di reato formulate dalla procura. Il compito del CSM è quello di tutelare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura; i componenti del CSM non dovrebbero mai esprimere giudizi sul merito di una iniziativa giudiziaria in corso e certamente mai dovrebbero farlo con quei toni e quelle espressioni, che delegittimano il ruolo dell’autorità giudiziaria e dell’ufficio procedente. In una fase così drammatica per la comunità lombarda il rispetto per le migliaia di vite spezzate dalla malattia, per i loro familiari che si sono rivolti all’autorità giudiziaria con una legittima richiesta di verità e di giustizia, per i magistrati e gli operatori di polizia che mettono a rischio la propria incolumità per accertare i fatti, avrebbe imposto di evitare di avventurarsi in una polemica così fuori luogo e fuori tempo. In assenza di una chiara e netta smentita delle dichiarazioni rese oggi chiederemo l’apertura di una pratica a tutela dell’autorità giudiziaria di Milano per le dichiarazioni rese dal prof Lanzi.