MARZO
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Diario dal Consiglio del 22 marzo 2019


... perché vedi papà io non ho mai pensato ai grandi clienti o alle «belle sentenze» o ai libri; io ho pensato soprattutto, e ti prego credere che dico la verità come forse non l’ho mai detta in vita mia, a un mestiere che potesse darmi la grande soddisfazione di fare qualche cosa per gli altri...
(da una lettera di Guido Galli del 4 gennaio 1957)

Il 1980 è il più violento e tragico degli anni di piombo: dopo l’omicidio di Vittorio Bachelet, vicepresidente in carica del Consiglio Superiore della Magistratura, del 12 febbraio, il 16 marzo e il 18 marzo cadono sempre per mano delle brigate rosse Nicola Giacumbi, Procuratore della Repubblica di Salerno, e Girolamo Minervini, Direttore degli istituti di prevenzione e pena.

Il 19 marzo, davanti all’aula 309 dell’Università Statale di Milano dove insegnava, viene ucciso da “Prima Linea” anche Guido Galli, Giudice Istruttore.

Nel ricordarlo proponiamo il passo di una lettera che Guido Galli scrisse al padre per spiegare le ragioni per cui aveva scelto di fare il magistrato. Ragioni che fanno risultare ancor più paradossali quelle dei terroristi che ne decisero l’uccisione:“Galli appartiene alla frazione riformista e garantista della magistratura, impegnato in prima persona nella battaglia per ricostruire l'ufficio istruzione di Milano come un centro di lavoro giudiziario efficiente, adeguato alle necessità di ristrutturazione, di nuova divisione del lavoro dell'apparato giudiziario, alla necessità di far fronte alle contraddizioni crescenti del lavoro dei magistrati di fronte all'allargamento dei terreni d'intervento, di fronte alla contemporanea crescente paralisi del lavoro di produzione legislativa delle camere...”

Un Giudice che, amando il suo lavoro, che aggiungeva senso alla sua vita, migliorava e legittimava quelle istituzioni democratiche che si volevano rovesciare.

Vorremo anche ricordare l’importante contributo del Consiglio alla conservazione e alla diffusione della “memoria”: sul sito istituzionale (www.csm.it) si trovano sezioni intitolate “giurisdizione e società” e “per non dimenticare”, in cui, attraverso un lavoro prezioso di recupero, digitalizzazione e divulgazione di materiale storico-archivistico, tra cui numerosi provvedimenti giurisdizionali, è possibile ripercorrere importanti fatti della storia della Repubblica e conoscere, in maniera dettagliata, le storie, umane e professionali, di molti magistrati uccisi per mano terrorista o della criminalità organizzata.

 

Nel corso del Plenum di mercoledì tra le tante delibere affrontate ci pare importante riferirvi quelle che hanno riguardato:

  1. il bando per sette posti alla Procura Generale presso la Corte di Cassazione: nel corso del Plenum abbiamo ricordato che sin dall’inizio della consiliatura abbiamo chiesto la modifica della circolare sull’accesso alle funzioni di legittimità con l’obiettivo di valorizzare le pregresse esperienze giurisdizionali; la pratica non è stata ancora trattata (e speriamo venga trattata prima della pubblicazione di altri posti di legittimità); dunque abbiamo approvato il bando odierno, redatto sulla base delle vigente circolare. Tuttavia, come abbiamo affermato nel corso dell’assemblea plenaria, quando valuteremo i profili dei concorrenti al posto di sostituto Procuratore generale cercheremo di valorizzare al massimo le pregresse esperienze giudiziarie.
  2. una pratica di trasferimento d’ufficio ex art 2 L.G. per ragioni di incompatibilità ambientale: abbiamo deciso all’unanimità, su proposta della Prima Commissione, di procedere al trasferimento dopo l’audizione della parte interessata; poiché si tratta di una pratica segretata non è possibile fornire ulteriori informazioni; questo genere di pratiche sono molto complesse e delicate: vengono portate alla discussione del Plenum dopo la fase istruttoria che si svolge in prima Commissione, e che contempla una valutazione preliminare - in assenza di contraddittorio e di pubblicità - circa la sussistenza di elementi idonei a giustificare l’apertura del procedimento, che può concludersi con l’archiviazione o con l’apertura del procedimento; in quest’ultimo caso segue l’istruttoria libera all’esito della quale la Commissione provvede al deposito degli atti con avviso dell’interessato e audizione dello stesso con l’eventuale assistenza di un difensore. All’esito la Commissione procede alla formulazione della proposta al Consiglio che potrà essere di archiviazione motivata, ovvero di trasferimento di ufficio. In questo caso l’interessato ha diritto di essere sentito con l'eventuale assistenza di un difensore nel corso dell’assemblea plenaria fissata per la trattazione della pratica, subito dopo la relazione e prima della discussione. Come è appunto avvenuto nel caso di specie.
  3.  

    Dal punto di vista ordinamentale il procedimento ex art. 2 è l’unico strumento amministrativo a disposizione dell’organo di governo autonomo della magistratura, per intervenire in maniera rapida in situazioni che - per la loro consistenza obbiettiva, a prescindere da profili di colpevolezza - possano mettere in discussione la credibilità dell’esercizio della funzione giudiziaria in uno specifico contesto, che costituisce il “bene” di rilevanza costituzionale protetto dalla norma.

    È estraneo, dunque, all’istituto lo scopo repressivo proprio dell’esercizio dell’azione disciplinare, che dipende dall’iniziativa di organi e poteri dello Stato (il Procuratore generale presso la Corte di cassazione ed il Ministro della giustizia).

    In un regime di tipicità degli illeciti disciplinari, quale è quello vigente, possono ricorrere condotte pregiudizievoli del buon andamento dell’esercizio della funzione giurisdizionale che non rientrano in alcuna delle fattispecie sanzionate dalla legge, e che pertanto, in difetto di questa procedura, rimarrebbero senza rimedio.

    Tuttavia si tratta sempre di strumento da governare con grande attenzione poiché assumere iniziative di verifica della condotta di magistrati in sede amministrativa – e quindi al di fuori delle rigorose garanzie processuali difensive proprie del procedimento disciplinare – comporta inevitabili rischi, poiché anche la sola apertura e la pendenza del procedimento – che pur si dimostri infondata e non approdi a determinazioni operative concrete – possono avere l’effetto di minare la credibilità e l’immagine del magistrato interessato. Di qui anche la rigorosa disciplina dei tempi del procedimento (introdotta con la riforma del 2006) che prevede termini perentori per la definizione delle diverse fasi, con la conseguente archiviazione del procedimento per estinzione in caso di inutile superamento degli stessi.

    c) la proposta di Quinta Commissione (rel. Mario Suriano che aveva ricevuto il voto favorevole dei soli consiglieri Davigo e Gigliotti) avente ad oggetto l’eventuale costituzione in giudizio del Consiglio innanzi alle SS.UU. della Corte Suprema di Cassazione nel procedimento instaurato dal dott. Romanelli per l’annullamento, per eccesso di potere giurisdizionale, della sentenza del Consiglio di Stato che aveva annullato, per elusione del giudicato, la nomina del dott. Romanelli.

    Anche alla luce del parere favorevole dell’Ufficio Studi abbiamo sostenuto la proposta ritenendo che fosse interesse dell’organo consiliare, parte necessaria, costituirsi e non restare contumace in un processo ove si discute delle sue prerogative costituzionali. Al di là del caso specifico, infatti, il giudizio in corso può essere l’occasione per fissare in via generale, da parte del massimo organo giurisdizionale, alcuni principi in merito ai limiti del sindacato del giudice amministrativo sulle decisioni del Consiglio Superiore. Non si tratta di ribellarsi al controllo sulla legittimità dei provvedimenti e sulla adeguatezza delle motivazioni, ma di difendere il ruolo costituzionale del CSM e la sua autonomia nella scelta dei dirigenti più adeguati per gli uffici giudiziari. Il rischio di una indebita compressione della autonomia costituzionale del CSM traspare, infatti, in alcune decisioni del giudice amministrativo, il quale, ad esempio, sembra propendere per una visione fortemente gerarchica dell’ordinamento, che porta a ritenere di regola prevalente, tra due candidati, quello di “grado superiore” (il direttivo sul semidirettivo; il direttivo di secondo grado su quello di primo grado etc.) ovvero tende a valorizzare esperienze fuori ruolo, anche in ambiti molto lontani dalla giurisdizione. E, in generale, mostra poco interesse ad una valutazione sul merito delle cose fatte e sui risultati conseguiti, tendendo a privilegiare il possesso formale dei titoli. Inoltre, in tema di rispetto del giudicato, emerge il rischio di un corto-circuito logico laddove il Consiglio di Stato afferma che, dopo un annullamento per difetto di motivazione, il Consiglio Superiore, in sede di riedizione del potere, non può aggiungere elementi nuovi, ma deve solo eliminare quelli dichiarati illegittimi. Ma è chiaro che è ben difficile integrare una motivazione carente o mancante senza poter aggiungere nulla.

    Per questo abbiamo ritenuto che, a fronte di una rilevante espansione del sindacato del giudice amministrativo, quale si è registrata nell’ultimo periodo, fosse interesse del Consiglio partecipare a quel giudizio e far sentire la propria voce. Nel dibattito in plenum ci siamo rivolti, in particolare, a coloro che avevano esplicitamente sostenuto che la decisione del CSM in favore della dott.ssa De Simone fosse vincolata dalla sentenza del Consiglio di Stato, in quanto tale affermazione implica l’accettazione di una forte limitazione del ruolo costituzionale e della autonomia del CSM, che, a nostro avviso, invece, meritano di essere difesi.

    All’esito di un interessante dibattito, che ciascuno potrà ascoltare su radio radicale, la proposta è stata respinta. Hanno votato a favore della proposta Suriano, oltre a noi, anche i consiglieri Davigo, Ardita, Gigliotti, Benedetti e Donati. Il consigliere Lanzi si è astenuto. Hanno votato in senso contrario tutti i consiglieri che si riconoscono in Unicost e Magistratura Indipendente

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    Anche a seguito del dibattito che si è svolto in plenum, il giorno dopo, giovedì, abbiamo chiesto l'apertura di una pratica in Quinta Commissione per la modifica delle disposizioni del Testo Unico sulla dirigenza giudiziaria: riteniamo che, a quattro anni di distanza dalla sua approvazione, sia necessaria una verifica delle disposizioni introdotte, anche alla luce della giurisprudenza amministrativa che si è formata in questi anni e che nell’ultimo periodo ha registrato un significativo aumento dei casi di annullamento.

    Come vi abbiamo già scritto, a nostro parere si tratta di verificare se l’obiettivo dichiarato della riforma del 2014 – garantire una maggiore prevedibilità e “oggettività” delle decisioni sulle nomine – sia stato raggiunto oppure abbia semplicemente contribuito alla “caccia alle medagliette” e alla costruzione di carriere di tipo verticale, attribuendo nel contempo un ampio margine di sindacato al giudice amministrativo a fronte di indicatori speciali e generici non sempre chiari e spesso sovrapponibili.

    Riteniamo che, nel mettere mano al T.U., si debba valorizzare la sussistenza di attitudini organizzative effettive, senza fermarsi, come spesso fa il giudice amministrativo, al dato formale dei titoli conseguiti.

    A tal fine la verifica e l’attenzione in VII Commissione sulle scelte organizzative dei dirigenti degli Uffici e le modifiche da noi proposte in materia di conferme sono corollari ineludibili di una riforma seria delle disposizioni sulle nomine. Su questo intendiamo impegnare la nostra azione in questa consiliatura e chiediamo a tutti di partecipare a tale percorso.

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    Giovedì, all’esito di una riunione congiunta tra Terza e Quinta Commissione sulla questione del ricollocamento in ruolo dei magistrati perdenti posto a seguito di annullamento, la Terza Commissione ha deliberato la proposta di ricollocamento del collega Romanelli presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, nelle pregresse funzioni di Procuratore Aggiunto. La Quinta commissione dovrà ora, a nostro avviso doverosamente, procedere alla revoca del bando relativo al medesimo posto (pubblicato ma non assegnato). Ma qualcuno ha già avanzato l’idea che anche la sola pubblicazione del bando determina una aspettativa giuridicamente rilevante per coloro che hanno presentato domanda. Tesi opinabile sul piano del diritto amministrativo, ma sulla quale occorrerà confrontarsi.

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    I lavori della quinta commissione sono stati caratterizzati da proposte per il conferimento di incarichi semidirettivi e direttivi, tutte deliberate all’unanimità.
    In particolare, per la presidenza di sezione penale del Tribunale di Reggio Calabria è stato proposto il collega Antonino Genovese, giudice del Tribunale di Messina.
    Più complessa è stata la disamina dei bandi concernenti la nomina dei presidenti di sezione della Corte di Cassazione, con proposte formulate in favore di Raffaele Frasca, Renato Bricchetti, Francesco Antonio Genovese, Federico Sorrentino, Maria Rosaria San Giorgio e Giulio Sarno.

    Infatti, occorreva innanzitutto affrontare problematiche concernenti la legittimazione alla partecipazione al bando del dottor Giacalone, già oggetto di una proposta di maggioranza adottata dalla commissione con riferimento ad un posto bandito dal CSM nella vecchia composizione.

    Le questioni ordinamentali, di cui si darà conto con la redazione del testo delle proposte che saranno portate all’attenzione del plenum, hanno portato l’intera commissione a rivedere le proprie determinazioni e ad appoggiare la proposta di minoranza già avanzata in favore del collega Raffaele Frasca.
    Per quanto concerne gli altri cinque posti banditi da questo Consiglio è stato raggiunto un consenso unanime della Commissione in quanto, a nostro parere, le proposte appaiono particolarmente equilibrate.

    Infatti, in linea generale è stata riconosciuta anzitutto la prevalenza dei profili professionali muniti di tutti gli indicatori specifici previsti nel testo unico della dirigenza, tenendo conto dell’anzianità di concorso.

    Una deroga misurata a tali criteri è stata attuata per garantire un rapporto più equilibrato tra “civilisti” e “penalisti”, tenendo conto della anzianità di servizio di questi ultimi, comunque muniti di profili professionali caratterizzati dalla presenza di esperienze integranti importanti indicatori di carattere generale.

    Discorso particolare ha, infine, riguardato la posizione del collega in servizio presso la procura generale della Cassazione, avendo indubbiamente avuto rilievo, in tal caso, non solo le consistenti esperienze professionali ed ordinamentali del collega, ma anche i principi statuiti dalla giurisprudenza amministrativa nel contenzioso Del Core, che in sostanza ha affermato la illegittimità di scelte che “svalutano” in sede comparativa l’esperienza requirente di legittimità.

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    All’inizio della settimana, lunedì, il Vice Presidente ed una nutrita delegazione di consiglieri togati e laici, si sono recati a Milano, per incontrare la Presidente della Corte d’appello e i Dirigenti degli uffici milanesi, ma anche i Dirigenti degli uffici del distretto, che hanno partecipato numerosi.

    L’occasione è stata offerta dalla necessità – resa con evidenza improrogabile dal grave incidente avvenuto a Milano che ha riguardato un giovane avvocato precipitato dalle scale del palazzo protette da balaustre troppo basse – di riflettere sulla situazione generatasi all’indomani della riforma del 2015 che ha accentrato le competenze per la manutenzione e la sicurezza dei palazzi di giustizia a livello ministeriale senza prevedere strumenti di delega locale, e finendo per far gravare di fatto questi compiti, e le relative responsabilità, sui Dirigenti degli uffici. E soprattutto sul grave snaturamento della funzione dirigenziale che deriva dall’impressionante mole di adempimenti che queste competenze comportano, e che distolgono i Dirigenti da quei compiti organizzativi della giurisdizione per i quali sono stati selezionati e che tanto più appaiono essenziali in un contesto di scarsità di risorse umane e materiali in cui si dibatte la giurisdizione; ben rappresentato dai numerosi interventi di tutti i Dirigenti del distretto.

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    Venerdì Alessandra e Mario sono stati a Pescara ad un interessantissimo convegno sul processo civile telematico, ricco di spunti di riflessione non solo sullo stato della situazione della telematizzazione del processo, ma sugli scenari futuri e per certi aspetti inquietanti, se non ben governati, legati all’avvento delle nuove tecnologie.

    La prossima settimana è “bianca”: ci dedicheremo ad incontrare i colleghi nei vari distretti: Ale va a Monza Lunedì, a Pordenone ed Udine Martedì; Giuseppe ed Ale saranno poi a Vicenza e Padova Mercoledì. Infine, Ale partecipa a Milano ad un incontro organizzato da AreaDG sulla revisione della pianta organica cui parteciperà Barbara Fabbrini, responsabile dell’ufficio DOG del Ministero

     

    Buon lavoro e buona settimana...Vi racconteremo…!

    Ale, Ciccio, Giuseppe, Mario