LUGLIO
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Diario dal Consiglio del 18 luglio 2021

“... sono andato a letto giudice e mi sono svegliato terrorista”

Yavuz Aydin, già giudice del Consiglio di Stato e dirigente del Ministero della Giustizia turco fino al 2015; fuggito con la famiglia dalla Turchia ha visto riconosciuto lo status di rifugiato in Romania. Ora risiede in Belgio.

Plenum

1. Lo status dei colleghi in tirocinio

Nel corso del Plenum è stata approvata una pratica apparentemente di poco conto ma importante per definire il senso del tirocinio.

Una collega in tirocinio ha chiesto di essere autorizzata a proseguire l’attività di tutoraggio ed assistenza presso una Scuola di specializzazione per le professioni legali.

Siamo consapevoli che molti colleghi svolgono questa attività e che il confronto con l’Accademia e l’attività di insegnamento, nei limiti consentiti dalla circolare in materia, siano utili alla crescita professionale del magistrato.

Tuttavia, a nostro avviso, il tirocinio è un momento molto importante, concorre a formare la professionalità del magistrato che non si fonda solo sull’apprendimento teorico o pratico, ma anche sulla verifica quotidiana di come si debba organizzare il ruolo e l’udienza, come ci si debba confrontare con i colleghi, gli avvocati, il personale di cancelleria, come si debbano sbrigare i tanti piccoli incombenti quotidiani, insomma di come si debba “vivere l’ufficio giudiziario” a prescindere dalla partecipazione alle udienze e dalla redazione delle minute dei provvedimenti giurisprudenziali. Riteniamo che ogni tempo sottratto alla presenza in ufficio sia una occasione mancata. Per questo abbiamo ritenuto di votare a favore della proposta della I Commissione di non autorizzare l’incarico (proposta che è stata approvata dal Plenum ad ampia maggioranza).

2. Un caso singolare di “doppio incarico” fuori ruolo

Ben più complesso è stato il dibattito sulla richiesta di una collega, attualmente fuori ruolo perché componente del Comitato direttivo della Scuola superiore della Magistratura, di autorizzazione ad assumere anche l’incarico di Consigliere giuridico del Ministro della giustizia per le politiche di innovazione amministrativa, con specifico riguardo all’innovazione tecnologica.

La richiesta poneva una serie di problemi, a nostro avviso non superabili.

Il primo: nella legge istitutiva della Scuola della magistratura (e nel suo Statuto) è previsto che “I componenti del comitato direttivo esercitano le proprie funzioni in condizioni di indipendenza rispetto all’organo che li ha nominati”. Come è noto, i componenti del direttivo della Scuola sono nominati parte dal CSM e parte dal Ministro della Giustizia. E’ compatibile con la previsione di legge l’assunzione di un incarico fiduciario, retribuito, di diretta collaborazione con il Ministro da parte di un componente del Direttivo della Scuola?

Non sono in discussione, ovviamente, né le competenze della collega sia nel campo della formazione che in quello della innovazione tecnologica, né la sua indipendenza e nemmeno la sua elevata capacità di lavoro. E certamente non è in discussione il rispetto dell’autonomia della Scuola da parte dell’attuale Ministra della giustizia. Ma si tratta di fare i conti con regole e di principi – quelle che intendono presidiare l’indipendenza di chi svolge incarichi di formazione dei magistrati, di cui l’indipendenza dagli altri poteri dello stato e da quello esecutivo anzitutto è, a sua volta, primaria condizione di legittimazione nell’esercizio della giurisdizione – che, a nostro avviso, devono valere sempre e per tutti.

Il secondo: l’incarico richiesto, per orientamento ormai consolidato del CSM, può essere svolto solo previo collocamento fuori ruolo del magistrato richiedente. La collega era già collocata fuori ruolo come componente del Direttivo della Scuola. E ha chiesto di assumere l’incarico di consigliere giuridico del Ministro senza dismettere l’incarico di componente del Direttivo della scuola.

Si tratta di un caso unico e senza precedenti, in quanto di regola il magistrato fuori ruolo che passa ad altro incarico lascia il precedente e chiede la conferma del fuori ruolo nel nuovo incarico.

E’ possibile, ci siamo chiesti, un “doppio collocamento fuori ruolo”, cioè l’attribuzione di un incarico fuori ruolo ad un magistrato già collocato fuori ruolo, senza rinuncia al precedente incarico? Quale regime giuridico si applicherebbe a questa figura di “doppio fuori ruolo”? Cosa accadrebbe in caso di cessazione di uno dei due incarichi?

Il terzo: la formazione dei magistrati è un compito di altissima importanza e delicatezza, che richiede il massimo impegno da parte di chi ha chiesto di assumere l’incarico di componente del direttivo della scuola. L’innovazione tecnologica è tema altrettanto importante e delicato, che pure richiede il massimo sforzo da parte di chi se ne occupa, in particolare a fronte delle rilevanti criticità emerse negli ultimi tempi (e sulle quali abbiamo chiesto l’apertura di una pratica urgente). E’ ragionevole concentrare su una stessa persona due compiti così impegnativi e gravosi, sottraendo inevitabilmente a ciascuno il 50% dell’impegno?

All’esito di un ampio dibattito è stata approvata la proposta di autorizzazione all’incarico (rel. Braggion) con 15 voti favorevoli (Balduini, Basile, Benedetti, Braggion, Cerabona, Ciambellini, Curzio, D’Amato, Donati, Ermini, Gigliotti, Grillo, Lanzi, Miccichè, Salvi) mentre la proposta di non autorizzazione all’incarico formulata da una parte della Commissione – sulla base in particolare del rilievo sub 1 – ha ottenuto 9 voti (Ardita, Cascini, Cavanna, Chinaglia, Dal Moro, Di Matteo, Pepe, Suriano, Zaccaro)

3. La vicenda del Presidente della sezione riesame di Catanzaro: quando non ci si volta dall’altra parte

Nel corso del plenum di mercoledì abbiamo deliberato la archiviazione del procedimento di trasferimento ambientale del dott. Giuseppe Valea, già Presidente della sezione riesame del Tribunale di Catanzaro. La procedura era stata attivata dalla Prima commissione per alcune irregolarità nella gestione dei ruoli dei collegi del riesame ed è stata archiviata solo perché nel frattempo il dott. Valea si è trasferito spontaneamente, per evitare il trasferimento di ufficio.

Nel frattempo, il dott. Valea è stato attinto da misura cautelare interdittiva dal gip di Salerno.

Nel rispetto della presunzione di non colpevolezza, riteniamo di dover sottolineare che, grazie alla iniziativa della prima commissione, il CSM ha saputo attivare – ancora prima ed a prescindere dagli esiti dei procedimenti penali – i suoi poteri amministrativi per sanare una situazione di incompatibilità ambientale.

Dobbiamo, poi, ringraziare chi ha consentito al CSM di attivare il procedimento di incompatibilità ambientale, il cui avvio ha poi indotto il dott. Valea a chiedere il trasferimento. In particolare il Procuratore di Catanzaro che ha denunciato le irregolarità ed i colleghi in servizio nella sezione già presieduta dal dott. Valea. Diciamo spesso che il governo autonomo deve funzionare dal basso, dai colleghi che devono seguire le vicende dell’ufficio e segnalare il malfunzionamento e le irregolarità. Oggi ha funzionato così: tanti colleghi giovani, destinati a lasciare Catanzaro nel giro di poco tempo, a fronte di alcune opacità hanno resistito alla tentazione di “tirare a campare”, di “girare la testa dall’altra parte” ed aspettare il trasferimento altrove; ed hanno deciso di segnalare, seguendo la via istituzionale, quello che non andava, avendo fiducia nel circuito del governo autonomo.

In un tempo in cui, anche per un’abile strategia comunicativa, la credibilità della magistratura e del CSM è fortemente in crisi, questi sono gli esempi da rilanciare e valorizzare innanzi alla opinione pubblica.

4. La nomina del Procuratore di Lucca: i limiti delle procedure comparative

Abbiamo sempre detto che il nostro impegno in materia di nomine della dirigenza è teso a nominare la persona giusta al posto giusto, coniugando l’idoneità del candidato con l’interesse dell’ufficio di destinazione. Si tratta di un impegno che deve fare i conti con le caratteristiche della procedura concorsuale, nel senso che ovviamente possiamo nominare la persona giusta solo fra quelle che hanno fatto domanda per quel posto.

Abbiamo votato il dott. Domenico Manzione quale Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lucca e siamo stati decisivi per la nomina, avvenuta con un voto di scarto e moltissime astensioni.

Vi sono state alcune polemiche sulla stampa perché il dott. Manzione è stato sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno dal 2013 al 2018 e perché in una intervista aveva dichiarato di essere stato investito di questo incarico su indicazione di Matteo Renzi, al quale era legato da amicizia e stima personale. Tale evenienza renderebbe non opportuna la sua nomina quale dirigente di una Procura della stessa Regione del sen. Renzi.

Ci sembra un argomento serio che, ancora una volta, ci induce a chiedere al legislatore di disciplinare in modo chiaro la sorte dei magistrati, una volta cessato il loro impegno in ruoli politici.

E tuttavia, in assenza di una norma del genere, non crediamo possibile derogare, per motivi di “opportunità”, alle disposizioni del TU sulla dirigenza. Il dott. Manzione ha una lunghissima esperienza professionale come pubblico ministero, è stato dirigente per quasi quattro anni di un ufficio di Procura ed era di gran lunga più anziano degli altri concorrenti (in particolare 11 anni in più del candidato proposto dalla Cons. Miccichè), di talché, a nostro avviso, non era possibile ritenerne la soccombenza in sede comparativa.

Non è un caso, infatti, che nella proposta a favore del dott. Dominijanni il dott. Manzione non venisse giudicato soccombente sul piano comparativo, ma venisse escluso dal concorso, in quanto ritenuto non legittimato in base ad una interpretazione delle disposizioni sul rientro in ruolo che noi abbiamo ritenuto del tutto infondata sul piano giuridico (trattandosi di questione piuttosto articolata rinviamo sul punto, per chi fosse interessato, alla delibera).

All’esito della discussione è stata approvata la proposta in favore del dott. Manzione con 7 voti a favore (Benedetti, Cerabona, Chinaglia, Dal Moro, Donati, Suriano, Zaccaro) contro 6 voti a favore del dott. Dominijanni (Ardita, Balduini, Braggion, D’Amato, Di Matteo, Miccichè); e 9 astenuti (Basile, Cavanna, Celentano, Ciambellini, Curzio, Gigliotti, Lanzi, Pepe, Salvi)

5. Il Processo civile telematico e la digitalizzazione dei servizi della giurisidizione

Con il recente Post.it sul funzionamento del Processo Civile Telematico abbiamo voluto darvi notizia della richiesta di apertura di una pratica presso la Settima commissione referente volta a promuovere un urgente confronto col Ministero della giustizia sul tema della digitalizzazione del processo civile negli uffici di merito per cercare di mettere a fuoco e risolvere i problemi che si creano ad ogni nuovo aggiornamento della consolle e che stanno diventando serissimi in un lavoro basato ormai tutto sullo strumento informatico.

Nel contempo la pratica riguarda la digitalizzazione dei servizi funzionali alla giurisdizione e ci impegneremo, quindi, per interloquire anche sulla realizzazione del PCT in Cassazione, che ben sappiamo desta, a sua volta, grande preoccupazione per la lentezza dell’applicativo utilizzato (diverso da quello utilizzato dei giudici di merito) e per le difficoltà connesse all’introduzione dell’obbligo di deposito telematico degli atti da parte degli avvocati e relativa necessità di scansionare atti in effetti oramai tutti nativi digitali.

Nel mentre siamo ben consapevoli della necessità di ampliare il progetto di digitalizzazione:

 

Vi racconteremo … buon lavoro e buona settimana

Alessandra, Ciccio, Elisabetta, Giuseppe, Mario