GENNAIO
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Diario dal Consiglio del 18 gennaio 2019

“Non vi è libertà ogni qual volta le leggi permettono che in alcuni eventi l’uomo cessi di essere persona e diventi una cosa” Cesare Beccaria

 

Quanto accaduto lunedì 14 gennaio all’aeroporto di Ciampino in occasione dell’arrivo del detenuto Battisti, condannato per gravi  reati e finalmente assicurato alla Giustizia dopo quasi 40 anni di latitanza, ci ha profondamente colpito perché lo riteniamo estraneo alla nostra cultura giuridica e al senso di giustizia di uno stato di diritto.

Lo Stato e le sue regole avevano già vinto e dimostrato la loro forza senza che fosse  necessaria la gratuita e compiaciuta esibizione della “cattura”  del latitante: altro è infatti esprimere legittima soddisfazione per la conclusione della lunga latitanza di un cittadino raggiunto da plurime sentenze definitive di condanna per gravissimi fatti di sangue, altro è esibire pubblicamente il detenuto e tutte le fasi del suo arresto, e farne addirittura un video per migliorarne la diffusione: chiunque sia il detenuto e qualunque sia la sua colpa, questi ha diritto che lo Stato ne rispetti quella dignità che l’art.3 della Costituzione garantisce ad ogni persona; e questo infatti  impongono le regole dell’Ordinamento penitenziario che disciplinano le attività di accompagnamento dei soggetti detenuti o comunque sottoposti a restrizione della liberta personale.

Nel ricordare che abbiamo giurato fedeltà alla Costituzione e alle leggi dello Stato pensiamo che quanto accaduto esprima tristemente un’idea primitiva di “giustizia”,  indifferente al rispetto della dignità umana, che costituisce, invece,  un approdo della cultura giuridica di questo paese, che conferisce  allo Stato e alla sua Legge quella  forza e quella legittimazione che hanno permesso sino ad oggi la sconfitta di ogni terrorismo.

Giuseppe Cascini
Alessandra Dal Moro
Mario Suriano
Giovanni Zaccaro

 

Lunedì 14 gennaio a fronte di quanto accaduto venerdì 11 gennaio al Tribunale di Avellino, agli insulti e alle minacce pronunciate in aula all’esito della lettura del dispositivo della sentenza e delle dichiarazioni rese da due importanti esponenti del Governo, proponiamo a tutti i componenti togati del Consiglio di chiedere l’apertura di una pratica a tutela della funzione giurisdizionale.

Questo tipo di invettive seguite da dichiarazioni improprie di importanti esponenti delle istituzioni non sono un caso isolato, ma, purtroppo, sempre più frequenti: basti ricordare il caso dell’attacco ai Giudici della terza sezione civile del Tribunale di Monza, in relazione ad un procedimento di esecuzione immobiliare in corso nei confronti di un imprenditore locale; o il caso del Tribunale di Lucca, che dopo aver assolto, su conforme richiesta della Procura Repubblica, 26 imputati accusati di alcuni reati che sarebbero stati commessi nel 2015 in occasione di una manifestazione di protesta nei confronti dell'allora Segretario della Lega, attuale Ministro dell'Interno, è stato aggredito in modo scomposto ed inaccettabile da molti commenti seguiti al post del citato Ministro dell’interno

Abbiamo dialogato in modo molto proficuo e ci siamo confrontati su “se” ma anche sul “come” il Consiglio avrebbe potuto intervenire per salvaguardare il sereno esercizio della giurisdizione e far sentire in modo appropriato, ma efficace la sua vicinanza ai tanti magistrati che con abnegazione e senza alcun clamore, si impegnano per garantire la tutela dei diritti delle persone e la risoluzione dei conflitti.

Siamo stati molto contenti, quindi, di aver potuto mercoledì, in apertura del Plenum, annunciare la richiesta al Comitato di Presidenza di apertura di una partica a tutela a nome anche di tutti i Consiglieri dei Gruppi di Unità per la Costituzione ed A&I; ed ancor più di aver raccolto all’esito dell’annuncio anche l’adesione del Consigliere Emanuele Basile.

Questo il testo della richiesta letto in assemblea plenaria frutto di un lavoro collettivo condiviso:

Gli insulti e le  minacce  pronunciate in aula  all’esito della lettura del dispositivo della sentenza del Giudice monocratico del Tribunale di Avellino, amplificate mediaticamente dalle reazioni successive, sono solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che compromettono l’indipendente esercizio della funzione giurisdizionale, che la magistratura deve esercitare nel solo rispetto della legge, indipendentemente dalla critica o dal consenso che ne possa derivare, con conseguente rischio di pregiudicare i valori fondanti dello Stato diritto, quali il principio di non colpevolezza degli imputati e il diritto di difesa nel processo penale.

Per queste ragioni chiediamo, ai sensi dell’art. 36 del Regolamento Interno  l’apertura di una pratica a tutela rispetto a comportamenti che appaiono “lesivi del prestigio e dell'indipendente esercizio della giurisdizione tali da determinare un turbamento al regolare svolgimento o alla credibilità della funzione giudiziaria”.

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Moltissime sono le pratiche che hanno impegnato le diverse commissioni in questi giorni. E moltissime sono quelle, per così dire, “sul ruolo”: formano una pendenza che in alcune commissioni, come la Settima, che si occupa di ogni aspetto organizzativo degli uffici, è davvero imponente: basti pensare che attendono di essere esaminate più di 2600 variazioni tabellari oltre che tutti i progetti organizzativi delle Procura e loro variazioni.    

A proposito di tematiche organizzative segnaliamo la risposta ad un quesito in ordine ai doveri ed alle attribuzioni del coordinatoredell’ufficio Gip/Gup nei rapporti con il Presidente del Tribunale ed il Presidente della Sezione penale. Premesso che :

Tanto premesso, il CSM ha deliberato di rispondere nei seguenti termini:

  1. la funzione del magistrato coordinatore di un ufficio Gip/Gup non è assimilabile a quella del Presidente di Sezione, né a quella del coordinatore di una Sezione Gip/Gup;
  2. il coordinatore dell’ufficio Gip/Gup collabora con il Presidente di Sezione, del quale l’ufficio Gip/Gup costituisce articolazione o, in assenza, con il Dirigente dell’ufficio nell’attività di organizzazione dell’ufficio, anche sulla base di delega.

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I lavori della Quinta Commissione sono stati dedicati in larga misura a questioni attinenti alle pratiche di provenienza del contenzioso che ha visto la soccombenza del Consiglio. Due le decisioni di rilievo.

Una è stata adottata all’unanimità ed ha riguardato la proposta relativa all’incarico di Procuratore della Repubblica di Modena. La Quinta commissione, mutando le determinazioni del Consiglio uscente, ha deciso di proporre per l’incarico il dott. Giovagnoli, destinatario di diverse pronunce favorevoli rese dal giudice amministrativo. Altra decisione è stata adottata a maggioranza.

A seguito di annullamento da parte del TAR Lazio della nomina del Procuratore di Imperia, occorreva decidere in ordine alla proposizione dell’appello da parte del CSM o comunque alla sua costituzione in giudizio tenuto conto che il gravame era già stato introdotto dinanzi al Consiglio di Stato dal magistrato soccombente. La proposta di maggioranza della Quinta Commissione (Basile, Davigo, Gigliotti, Lepre) era a favore della non costituzione in giudizio del Consiglio, ritenendo altamente improbabile un capovolgimento dell’esito di primo grado. In Plenum ha prevalso la proposta di minoranza (Suriano, Morlini), conforme al parere dell’Ufficio Studi (a favore della proposizione dell’appello), non solo perché l’esito non era affatto scontato ma anche per l’importanza di alcune questioni di carattere ordinamentale sottese a questo specifico contenzioso.

Il Consiglio di Stato, con ordinanza emessa il giorno dopo l’adozione della delibera consiliare, ha accolto la domanda cautelare di sospensione dell’efficacia della sentenza del TAR proposta dall’appellante poiché “il giudizio comparativo operato dal Consiglio Superiore della Magistratura non presenta, con immediata evidenza, i profili di censurabilità dedotti in sede di gravame”.

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Inutile dire che quanto vi abbiamo raccontato (lavori consiliari, decisione di prendere posizione sulla gestione dell’estradizione del detenuto Battisti, l’apertura della pratica a tutela condivisa con una nutrita parte dei consiglieri Togati) è frutto di un confronto continuo e intenso, di dialogo e disponibilità all’ascolto, che sta contribuendo non solo a cementare tra noi e i magistrati della struttura che con noi più strettamente collaborano, quell’amicizia che la condivisione delle ragioni di un impegno sempre alimenta; ma anche a far crescere, via via, il rapporto di fiducia con gli altri componenti del Consiglio,   lo spirito di collaborazione, la disponibilità al confronto aperto, che è un presupposto di grande importanza perchè il lavoro dell’Autogoverno sia davvero efficace, e sia vissuto da tutti i magistrati come un lavoro “per” loro.

Nel frattempo manteniamo la promessa di visitare i distretti e incontrare i colleghi. Questo venerdì Ciccio è stato ad Oristano e Cagliari mentre Mario e Giuseppe –insieme a Michele Cerabona – hanno animato una bella iniziativa a Napoli nord. Solo per questo non abbiamo potuto partecipare ai due convegni –abbiamo appreso molto riusciti- organizzati da AREADG a Roma e a Catanzaro.

 

Vi racconteremo … ! 

Ale, Ciccio, Giuseppe, Mario