NOVEMBRE
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Diario dal Consiglio del 16 novembre 2018

Eleanor Roosvelt si impegnò per tutta la vita nella difesa dei diritti umani. In qualità di presidente della Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani fu la forza motrice della “Dichiarazione”.
Nel 1946 venne pubblicata la Dichiarazione universale dei diritti umani, il documento più famoso sui diritti dell'uomo.
 
È stato adottato dalle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.
È il documento sui diritti umani più universale che esista e delinea i diritti fondamentali che formano le basi per una società democratica.

Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo;

Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti dell’uomo hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità, e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani godono della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo;
(...)
Considerato che è indispensabile che i diritti dell’uomo siano protetti da norme giuridiche...
 
Considerato che i popoli delle Nazioni Unite hanno riaffermato... la loro fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana...

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Settanta anni fa i governanti della terra hanno deciso, tutti insieme, di limitare il proprio potere, mediante il riconoscimento giuridico della inviolabilità dei diritti fondamentali dell’uomo, mettendo al primo posto la dignità e il valore della persona umana. Abbiamo il dovere di non dimenticarlo.

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Nel corso della campagna elettorale abbiamo assunto l’impegno di dare centralità al ruolo politico del Consiglio Superiore della Magistratura, quale interlocutore istituzionale sui temi della giustizia e dei diritti.
Per questo con la presidenza di Giuseppe nella Sesta Commissione abbiamo fortemente investito per la tempestiva elaborazione, e approvazione, dei pareri sui disegni di legge che maggiormente coinvolgono tali temi.
In questa settimana il Plenum ha definitivamente licenziato il parere sul disegno di legge delega per la attuazione della Procura Europea (EPPO) e la Commissione ha approvato all’unanimità il parere sul decreto-legge cd. sicurezza (n.113 del 4 ottobre 2018 recante "Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, pubblica sicurezza, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'Interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata") che sarà all’esame del Plenum mercoledì prossimo (ordine 6141 del 21 novembre 2018).

Nel quadro costituzionale della nostra Repubblica ogni istituzione contribuisce agli equilibri di potere finalizzati all’attuazione pratica dei princìpi fondamentali (italiani ed europei) ed  ha il potere-dovere di adottare un indirizzo, che può qualificarsi “politico” nella misura in cui contribuisce al dibattito di una democrazia pluralista
Il Consiglio superiore della magistratura, nel pieno rispetto della funzione di indirizzo politico del Governo e della funzione legislativa del Parlamento, ha il dovere di segnalare le eventuali criticità connesse da un lato al funzionamento della giustizia e dall’altro alla intangibilità dei principi costituzionali. Ciò anche al fine di prevenire, in uno spirito di leale collaborazione, potenziali conflitti o tensioni tra magistratura e politica, che inevitabilmente discendono dalla approvazione di norme suscettibili di censura sul piano costituzionale.
In questo spirito il parere, elaborato anche grazie ad un lavoro scrupoloso e approfondito dell’Ufficio Studi, segnala alcuni aspetti critici del decreto, connessi proprio al carattere inviolabile dei diritti fondamentali e alla inderogabilità del conseguente obbligo di protezione.
Il diritto di asilo e il conseguente obbligo dello Stato di garantire protezione a coloro ai quali sia negato, nel paese di provenienza, l’esercizio delle libertà fondamentali (art.10 Cost.) e che è messo in discussione dalla (eccessiva) tassatività delle ipotesi speciali di protezione umanitaria introdotte dal decreto.
Il diritto alla salute (art.32 Cost.) e il connesso obbligo di garanzia imposto allo Stato e che è messo in discussione da alcune disposizioni del decreto che limitano la tutela ai casi di eccezionale gravità delle condizioni di salute.
Il diritto di libertà (art.13 Cost.) garantito non solo sul piano formale dalla doppia riserva di legge e di giurisdizione, ma anche, sul piano sostanziale, dalla necessaria proporzionalità delle ipotesi di limitazione  e dalla necessaria garanzia in ordine ai luoghi di custodia. Principi con i quali entrano in tensione da un lato l’allungamento dei tempi della detenzione amministrativa degli immigrati irregolari e dall’altro la possibilità di custodia in luoghi non predeterminati. Con le nuove norme, infatti, gli immigrati irregolari possono subire una limitazione della libertà personale in ragione di una condizione personale e non di un fatto commesso e per una durata che si prefigura mediamente più lunga di quella che lo Stato normalmente assicura agli autori di reati anche gravi (si pensi alla corruzione o all’evasione fiscale, delitti per i quali è ben difficile immaginare che il condannato possa subire una effettiva detenzione per più di 12 mesi).  La possibilità di disporre la custodia in luoghi non predeterminati impedisce la possibilità di un controllo sulla idoneità delle strutture e sulla garanzia del rispetto dei diritti fondamentali, controllo che invece per gli istituti penitenziari è garantito dalla magistratura di sorveglianza e dal garante per i detenuti. Con il paradosso, anche in questo caso, di assicurare una minore tutela a chi subisce una detenzione non come conseguenza di un crimine.

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Come accennavamo sopra, nel plenum straordinario di lunedì scorso si è conclusa la discussione sul parere richiesto dal Ministero della Giustizia sul disegno di legge di attuazione della Procura Europea (EPPO). Tema particolarmente complesso e delicato, di cui vi abbiamo già parlato la settimana scorsa. La discussione in Plenum si era incentrata prevalentemente sulla competenza per la designazione del Procuratore Europeo, tema su cui, con un emendamento presentato al disegno di legge delega in discussione alla Camera, il Governo ha previsto un meccanismo simile a quello previsto per la designazione del membro italiano di Eurojust, cioè il cd. “concerto invertito”, per cui il CSM avrebbe dovuto designare nove nomi, tra i quali il Ministro avrebbe scelto i tre da indicare. Tuttavia, come rilevato nel parere, la Procura Europea, a differenza di Eurojust che svolge una attività esclusivamente di tipo amministrativo, ha compiti e funzioni di tipo giudiziario, in quanto svolge direttamente le investigazioni per i reati di competenza ed esercita l’azione penale dinanzi al Giudice. È dunque a tutti gli effetti un Pubblico Ministero: magistrato che in Italia, a differenza che nella gran parte dei Paesi europei, è inserito nello stesso ordine dei giudici e gode dello stesso statuto di indipendenza. Per questo nel parere adottato dalla Sesta Commissione, all’unanimità e con una sola astensione, si afferma che la natura giurisdizionale dell’incarico impone di prevedere la competenza esclusiva del CSM per la nomina, in forza di quanto previsto dall’art.105 Cost.
Nel corso del dibattito alcuni dei componenti laici hanno formulato proposte emendative, finalizzate a prevedere un’apertura a forme di collaborazione o di intesa, con il Ministro della Giustizia quanto alla designazione. La complessità e la delicatezza della questione avevano indotto il Plenum ad aggiornare la discussione in modo da consentire comunque l’approvazione di una risoluzione condivisa prima del voto della Camera dei deputati previsto per martedì 13.
Abbiamo cercato di giungere ad una proposta unitaria, che, senza recedere dall’affermazione del principio della competenza del CSM in materia, desse conto della complessità della questione e della disponibilità del Consiglio a collaborare con il Ministro attraverso il meccanismo del “concerto” in senso stretto; proposta su cui anche i laici erano disponibili a convergere. Ma, in mancanza di unanimità sulla  soluzione proposta, abbiamo votato la risoluzione come già elaborata e licenziata dalla VI commissione  presieduta da Giuseppe Cascini.

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Nel Plenum del 14 novembre abbiamo deliberato il rientro in ruolo di tutti gli ex consiglieri per i quali non si ponevano difficoltà interpretative della normativa ordinamentale: una soluzione diversificata che avevamo chiesto sin dall’inizio della consiliatura, anche perchè  molti dei consiglieri cessati – consapevoli delle difficoltà in cui versano gli uffici di rispettiva appartenenza – avevano sollecitato una rapida definizione della pratica.
Abbiamo anche proposto di riflettere su una modalità che consenta a noi – consiglieri in carica- di rientrare in ruolo con un provvedimento contestuale al termine della consiliatura.
Restano da esaminare le posizione più complesse ossia quelle degli ex consiglieri, già titolari di uffici direttivi e semidirettivi nelle more “coperti”, che, dunque, tornando in ruolo, avrebbero trovato la loro posizione “occupata”.
La legge prevede che gli ex consiglieri rientrino nella sede e nelle funzioni già svolte, anche in sovrannumero.
La questione è se la regola del “sovrannumero” possa valere anche per i direttivi e semidirettivi; ossia se con il rientro in ruolo si possano ‘creare’ direttivi e semidirettivi in sovrannumero.
L’ufficio studi del CSM ha elaborato un articolato parere che ha reso tutta la problematicità del tema. Ha evidenziato che sicuramente non può esistere un direttivo in sovrannumero, alla luce della dimensione ontologicamente unitaria delle funzioni direttive; mentre ha ritenuto in astratto possibile – anche alla luce di una recente modifica della circolare sulle applicazioni approvata lo scorso luglio che prevede la possibilità di applicare nel distretto eventuali semidirettivi in sovrannumero – la destinazione di un semidirettivo “in sovrannumero”. Precisando, però, che occorre verificare in concreto la compatibilità di tale destinazione in base alle dimensioni dell’ufficio e alla sua organizzazione interna.
E’ evidente che ci troviamo di fronte ad una lacuna normativa e che è necessario un intervento del legislatore che disciplini questa materia onde assicurare che il rientro in ruolo degli ex consiglieri possa avvenire su basi predeterminate in modo da evitare che si gli ex consiglieri possano godere di un trattamento privilegiato rispetto agli altri  “fuori ruolo”, ma anche che debbano subire un trattamento deteriore.

A nostro avviso la soluzione del problema dovrebbe prescindere dalle contingenze nel caso concreto, e rispondere ad una logica generale ed astratta valevole per ogni semidirettivo e per ogni tipo di ufficio.
Pertanto, in attesa di un intervento del legislatore, riteniamo che in questo caso debba trovare  applicazione la regola generale che disciplina il rientro in ruolo dei direttivi e semidirettivi che, nel periodo fuori ruolo, abbiano “perso” il posto, perché medio tempore, assegnato ad un altro collega; ovvero quella che prevede lo svolgimento  del c.d. concorso virtuale di secondo grado: i direttivi e semidirettivi, che al momento nel rientro in ruolo trovano occupato il posto che ricoprivano, possono virtualmente concorrere per un posto di consigliere di Corte di appello o di sostituto procuratore generale, indicando la sede preferita.
Questa sarà la nostra posizione in commissione ed in plenum.

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Nel corso del medesimo Plenum abbiamo deliberato la scelta di un magistrato segretario.
In queste settimane abbiamo apprezzato il lavoro dei  magistrati segretari, verificando che si tratta di un ruolo molto faticoso, e, soprattutto, fondamentale per il buon andamento del Consiglio, che richiede competenza, laboriosità ed un rapporto di fiducia con i  Consiglieri che si fonda sulla capacità anche dei magistrati segretari di cogliere non solo i nodi ordinamentali ma anche  politici delle decisioni che si vanno ad istruire.
Proprio quest’ultimo requisito, la "fiducia”, che si fonda sulla condivisione di idee, principi, valori, fini della politica giudiziaria e ordinamentale, ci porta al nodo della questione della scelta dei magistrati che compongono la struttura consiliare.

La selezione dei magistrati segretari è disciplinata dal (nuovo) Regolamento che ha assegnato alla Terza commissione il potere di proporre al Consiglio la nomina per questi incarichi, d’intesa con il Comitato di Presidenza, una scelta di metodo che ci pare valorizzi pluralismo e  democrazia.
Ma la questione sensibile è capire se nella scelta delle persone destinate a questi incarichi si debba andare verso un’accentuazione della prospettiva tecnico-concorsuale (come alcuni reputano) o  si debba, invece, valorizzare significativamente, ed in modo trasparente, anche la componente “fiduciaria” (e quindi “politica”) dell’incarico, tenendo conto del fatto che le funzioni di segretario del Csm sono essenzialmente di natura amministrativa e di diretta collaborazione con i Consiglieri.
Noi riteniamo che una selezione fondata esclusivamente sul dato tecnico comporti il rischio di svilire il ruolo politico del Csm esaltandone la dimensione burocratico-amministrativa. Ma allo stesso tempo riteniamo che non si possa, e non si debba, rinunciare alla indefettibile esigenza di valorizzare le professionalità degli aspiranti e di assicurare al Csm collaboratori dotati di robuste competenze ordinamentali, con grande capacità di lavoro (soprattutto di equipe) e di lealtà alla Istituzione.
Con questo spirito esamineremo i profili dei tantissimi aspiranti a tre posti di magistrato segretario e per un componente dell’ufficio studi, le cui lunghe ma interessanti audizioni in terza commissione sono da poco terminate.

La nomina all’esame del plenum di mercoledì era stata istruita dalla precedente consiliatura.
Venivano  due proposte contrapposte, rispetto alle quali non era più possibile alcuna interlocuzione istruttoria né la modifica delle motivazioni di sostegno (rispetto alle quali, appunto, era già stato espresso il concerto del Comitato di Presidenza ).
Del resto la grave vacanza nel ruolo di magistrati segretari imponeva una rapida definizione, nonostante l'insoddisfacente tenore motivazionale delle due proposte, carenti sotto il profilo comparativo oltre che nella rilevazione di taluni significativi dati oggettivi (dopo la votazione abbiamo appreso che nel curriculum della dott.ssa Giammaria vi era un parere negativo, sotto il profilo della diligenza, del Consiglio giudiziario in sede di valutazione di professionalità, poi definita con valutazione positiva del CSM,  circostanza inspiegabilmente omessa nelle due proposte).
La valutazione comparativa, rebus sic stantibus, ci ha indotto ad un voto convinto per la collega Verde. In particolare abbiamo ritenuto di escludere che potesse valere come titolo di prevalenza l’incarico svolto dalla dott.ssa Giammaria ai sensi dell’art.28 quale redattrice di motivazioni di proposte per direttivi e semidirettivi. E ciò sia perché tali incarichi, come già abbiamo raccontato, sono stati finora conferiti senza alcuna selezione e sia perché non vi era alcuna valutazione in ordine alla qualità e alla quantità dell’attività svolta.

Abbiamo trattato anche tante altre cose... altre pratiche, anche assai sensibili in tutte le commissioni...ma vi risparmiamo perché ci sembra già di aver abusato della vostra pazienza. 
Vi salutiamo quindi con qualche nota di leggerezza che anche per noi è fonte di “sopravvivenza” psichica... Ciccio va a correre tutte le mattine prestissimo ed ha convinto anche Ale, che presto calzerà le scarpette per seguirlo (con il suo ritmo) sul lungotevere; Mario ha precisato che non verrà neanche morto ("m’hann taglià ‘e cosce….”) e  Giuseppe non può perché fa notti insonni con la tosse di Elena.
Abbiamo anche trovato un nuovo posto per mangiare al sole: “centropiazza” un chiosco al centro di p.zza Indipendenza, che permette di godere degli ultimi tepori autunnali di  Roma.
Vi racconteremo …Buon lavoro a tutti! 

Ale, Ciccio, Giuseppe, Mario