NOVEMBRE
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Diario dal Consiglio del 15 novembre 2019

Una bambina demolisce il muro di Berlino dal lato est

“L’Europa senza più muri di divisione e di odio è una grande opportunità per consentire ai suoi cittadini di essere padroni del proprio destino e di metterlo a confronto, in un dialogo di pace, con le aspirazioni dei popoli e delle culture di altri continenti”.

Sergio Mattarella

 

Il Plenum

Tiriamo il fiato dopo una settimana inusualmente intensa: oltre agli ordinari lavori di commissione, tre Plenum, e tre incontri full time in tre giorni diversi con tutti i dirigenti degli uffici giudicanti (minorili, ordinari medi/piccoli/grandi e Corti) per l’analisi dei programmi di gestione.

 

Cominciamo dalla fine, ovvero dal Plenum Straordinario di giovedì 14, Presieduto dal Capo dello Stato, che si è concluso con la nomina di  Giovanni Salvi Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione.

All’esito della scrupolosa istruttoria, condotta dalla V Commissione anche attraverso l’audizione di tutti gli aspiranti, le proposte erano state tre: proposta A per Giovanni Salvi (cons. Davigo, Suriano e Benedetti); proposta B per Luigi Riello (cons. Miccicchè, Cerabona); Proposta C per Marcello Matera (cons. Mancinetti). È prevalsa alla prima votazione la proposta A con 12 voti (cons. Ardita, Benedetti, Cascini, Dal Moro, Davigo, Di Matteo, Donati, Gigliotti, Marra, Pepe, Suriano, Zaccaro); la proposta B ha riportato 4 voti (cons. Braggion, Cerabona, D’Amato, Miccichè); la proposta C ha riportato 3 voti (cons. Mancinetti, Grillo e Ciambellini). I cons. Lanzi, Basile e Cavanna, unitamente al Vicepresidente Ermini e al Primo Presidente della Corte di Cassazione, Mammone, si sono astenuti.

I profili dei colleghi proposti erano tutti di grande valore. Noi abbiamo sostenuto con convinzione la proposta a favore di Giovanni Salvi, perché – come hanno ricordato sia il relatore, Piercamillo Davigo, che Giuseppe nel corso dell’intervento svolto a nome di noi tutti – il suo percorso professionale (per i dettagli del quale rimandiamo alla lettura della articolata motivazione della proposta) contempla esperienze che non solo integrano tutti gli indicatori specifici per gli Uffici direttivi di legittimità (ad eccezione di uno di cui si dirà), ma danno inusuale spessore e sostanza a quegli indicatori generali che sono funzionali a restituire il profilo complessivo di un magistrato destinato a diventare Procuratore Generale della Cassazione, cioè il primo dei magistrati requirenti italiani, con competenze che vanno dal disciplinare, alla vigilanza sugli uffici di procura, al coordinamento tra le procure:

Giovanni Salvi è stato per quasi venti anni sostituto procuratore presso la Procura di Roma; sin dall’inizio della sua esperienza a Roma è entrato a far parte del pool antiterrorismo, occupandosi in particolare dell’eversione di destra, subito dopo gli omicidi dei colleghi Vittorio Occorsio e Mario Amato. In anni difficilissimi si è occupato dei processi più complessi e delicati della storia giudiziaria romana (l’omicidio Pecorelli, la strage di Ustica, Gladio, per citarne solo alcuni); ha dunque una conoscenza approfondita degli uffici di procura per avervi speso, con competenza e preparazione di indiscussa levatura, un impegno all’insegna dell’indipendenza e dell’autonomia della funzione requirente;

Giovanni Salvi è stato Procuratore della Repubblica a Catania e Procuratore Generale a Roma; dunque, ha ricoperto incarichi direttivi in uffici requirenti di primo e secondo grado; il che integra l’indicatore specifico della qualità delle esperienze organizzative [lettera e) dell’art.22 del T.U.] di grande rilevanza, presente solo nel profilo del dott. Salvi; e se – come doveroso – si guarda ai risultati conseguiti in queste esperienze dal punto di vista organizzativo e del contrasto a fenomeni criminali, quali la mafia e il traffico di migranti, risultati sui quali si sofferma lungamente la relazione del cons. Davigo, si coglie l’autentica pregnanza di questo decisivo indicatore.

Ma soprattutto Giovanni Salvi ha espresso nell’esercizio concreto di queste delicate funzioni, una caratura istituzionale che indubbiamente – a nostro parere – connotava la sua candidatura in modo assolutamente eccezionale rispetto agli altri:

Come ha detto Giuseppemolto efficacemente: “nella perenne, quotidiana, immanente tensione tra principi generali e concreto esercizio del potere il dott. Salvi ha dimostrato nei fatti la capacità e la sensibilità di trovare un equilibrio e di realizzare nella pratica quotidiana i principi di responsabilità e di trasparenza (accountability)”.

Infine costituiscono elemento distintivo, che induceva la prevalenza della sua candidatura, le esperienze internazionali del dott. Salvi, sia nel periodo in cui era in servizio alla Procura Generale della Cassazione [elemento che rileva come indicatore specifico autonomo, ai sensi della seconda parte lettera d) dell’art.22 del TU, assente negli altri candidati], sia nell’arco di tutta la sua carriera; esperienze importantissime che hanno dato luogo a riconoscimenti ottenuti ad altissimo livello, come ampiamente richiamate nella relazione del dott. Davigo, che conferiscono pregnanza al relativo indicatore speciale, nella valutazione complessiva del profilo del candidato poiché la Procura Generale presso la Corte di Cassazione, nella varietà dei suoi compiti e attribuzioni, ha assunto negli ultimi anni un ruolo di grandissimo rilievo in ambito internazionale ed europeo; e sempre di più ne avrà nei prossimi anni, con l’entrata in funzione della Procura Europea e il rafforzamento della integrazione in ambito giudiziario; sicché è a tutti evidente quanto sia importante che al vertice dell’ufficio in questione sia collocato un magistrato con una rilevante esperienza e una riconosciuta autorevolezza a livello internazionale, capace di contribuire a ricostruire, anche in quel delicato ambito, l’autorevolezza e la legittimazione della magistratura italiana messa seriamente a rischio dalle recenti vicende, che hanno coinvolto alcuni consiglieri ed alcuni parlamentari.

A fronte di tutto questo a noi è parsa davvero inconsistente l’obiezione di chi ha sottolineato che al dott. Salvi mancava l’indicatore specifico di aver svolto funzioni di legittimità per 6 anni: dette funzioni, infatti, egli le ha svolte per quasi 5 anni, che ben possono essere considerati come adeguati se si considerano la qualità delle attività svolte e, dunque, se si valorizza la ratio della norma senza ridurre il sindacato del Consiglio al mero vaglio aritmetico dell’indicatore.

Peraltro, i precedenti consiliari, anche recenti, hanno sempre escluso che l’indicatore speciale relativo al periodo di esercizio delle funzioni di legittimità potesse considerarsi come una sorta di condizione di legittimazione per la nomina, ritenendo al contrario che la presenza o meno di tale indicatore dovesse sempre essere valutato nel giudizio complessivo unitamente agli altri indicatori generali e speciali. Si richiamano ad esempio le recenti delibere di nomina, come Presidenti di sezione della Corte di Cassazione, del dott. Bricchetti e del dott. Raimondi, assunte all’unanimità da questo Consiglio, pur nell’assenza, per entrambi i candidati, dell’indicatore specifico de quo.

D’altronde la costante e univoca giurisprudenza del giudice amministrativo ha chiarito da tempo quale sia il ruolo degli indicatori (generali e speciali) nella selezione dei dirigenti, escludendo sempre che la decisione debba fondarsi sul mero computo degli indicatori senza una valutazione in ordine al rilievo da attribuire in concreto all’attività svolta e in una valutazione complessiva del profilo del candidato.

Le rilevanti esperienze del dott. Salvi nell’ambito della giurisdizione, a fronte di candidati che non hanno mai svolto le funzioni di Pubblico Ministero; le esperienze organizzative di direzione di uffici di grandi dimensioni in primo grado e in appello, assenti negli altri candidati; le rilevantissime esperienze internazionali, del tutto assenti nei profili degli altri candidati, sono tutti gli elementi che inducono a ritenere incontestabile, nel giudizio complessivo, la prevalenza del dott. Salvi.

Peraltro, la tesi secondo la quale la prevalenza dovesse essere obbligatoriamente assegnata al dott. Riello, in quanto unico candidato a possedere tutti gli indicatori specifici richiesti dal T.U. sulla dirigenza, oltre ad essere, come si è detto, del tutto infondata in diritto, era anche del tutto infondata in fatto. Nel profilo del dott. Riello, infatti, mancavano ben due degli indicatori specifici previsti dall’art. 22 del TU sulla dirigenza, ossia la partecipazione alle udienze dinanzi alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione (tale non potendo certamente considerarsi la redazione di due requisitorie scritte per le S.U.) e le esperienze internazionali (art.22 lettera d).

Forse si sarebbe potuta evitare una divisione del Consiglio in occasione di una nomina così importante; e tanto più una divisione rivendicata invocando la presunta esclusiva legittimazione delle proprie scelte in ragione della “mancanza” – per il dott. Salvi – di un anno di funzioni di legittimità… Una censura così formale che rischia di promuovere (e legittimare) una concezione burocratica e ragionieristica dell’alta discrezionalità che caratterizza la funzione del Consiglio, che, invece, a nostro parere, va difesa e legittimata attraverso il suo buon governo, ovvero con procedure trasparenti e motivazioni adeguate.

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Nel Plenum – anch’esso straordinario – di martedì 12 abbiamo, invece, discusso e deciso la nomina di tre magistrati alla DNA. Come ricorderete avevamo presentato degli emendamenti alla proposta di maggioranza della Terza commissione (Sparagna, Gatti e Maresca); formulati in via alternativa e subordinata essi prevedevano l’esclusione del dott. Maresca e la nomina al suo posto nell’ordine: del dott  Gozzo, del dott. Ardituro, del dott. Scarfò, del dott. D’Alessio, della dott.ssa Parascandolo, del dott. Falvo, del dott. De Falco, del dott. Castellani.

Ebbene, il primo dei nostri emendamenti – corrispondente a quello presentato dai Consiglieri Ardita e di Matteo – che comportava l’attribuzione al dott. Gozzo di un punteggio maggiore di quello attribuitogli dalla Commissione (6 punti per le attitudini, anziché 4,5) è stato approvato a maggioranza in sede di ballottaggio (votanti: Suriano, Dal Moro, Cascini, Zaccaro, Davigo, Di Matteo, Ardita, Braggion, Miccicchè, D’Amato e il Cons. laico Gigliotti) in sede di ballottaggio, la macchinosità del voto sulla pratica (a proposta plurima), che vi risparmiamo, ha evidenziato l’inadeguatezza del regolamento interno sul punto. Insisteremo per la sua modifica onde rendere praticabile ed agevole il voto su emendamenti (anche formulati in via subordinata) che abbiano ad oggetto non l’indicazione di un candidato in luogo di un altro, bensì il punteggio che a ciascun candidato è stato assegnato nella proposta di commissione.

Nel corso della discussione abbiamo illustrato le ragioni per le quali ritenevamo incomprensibile l’attribuzione di un punteggio di soli 4,5 punti per le attitudini specifiche ad un candidato che aveva un percorso professionale che testimoniava una eccezionale competenza – per quantità e qualità delle esperienze investigative – nella materia della criminalità di stampo mafioso. In particolare, abbiamo contestato l’interpretazione della circolare vigente data dalla Commissione, in base alla quale il punteggio massimo per le attitudini è stato attribuito solo ai magistrati che vantassero anche esperienze investigative in materia di contrasto al terrorismo. Nel ribadire la necessità di una modifica della circolare che adegui la formazione secondaria alla mutata natura dell’Ufficio, divenuto oggi Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, abbiamo però chiarito che la necessità di attribuire il giusto rilievo anche alle esperienze di contrasto al terrorismo non può tradursi in un’esclusione di fatto dei colleghi che non abbiano maturato esperienze anche in tale ambito. Ciò, infatti, determinerebbe l’esclusione di tanti colleghi, come era proprio il caso del dott. Gozzo, che hanno operato per tantissimi anni in attività di contrasto alla criminalità organizzata mafiosa in territori, come la Sicilia o la Calabria, in cui tale fenomeno criminale è assolutamente prevalente rispetto a quello del terrorismo.

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Del Plenum ordinario del 13 novembre ricordiamo solamente l’importante delibera di approvazione della circolare in materia di anagrafe patrimoniale dei magistrati, che sostituisce integralmente quella del 25 marzo 1998.

Si tratta di un adempimento previsto sin dal 1997 per i magistrati e che impone la comunicazione della situazione patrimoniale di ciascuno. Cogliendo l’occasione del sollecito del Consiglio d’Europa, il CSM ha previsto la comunicazione solo telematica (non più cartacea) con apposito link presente nel fascicolo personale digitale al quale ciascuno di noi accede con le usuali credenziali. Ovviamente i dati rimarranno segreti e conoscibili solo dai componenti del CSM e dai magistrati addetti alla quarta commissione. È pure prevista, con evidenti finalità di semplificazione, la possibilità di autorizzare il CSM ad acquisire, presso la Agenzia delle entrate, la documentazione fiscale così da evitare inutili ulteriori comunicazioni.

Il termine per adempiere è di tre mesi per la prima comunicazione e di un mese a decorrere da qualsiasi variazione. Fino al 2006, il mancato adempimento era anche sanzionabile. Ora la delibera chiarisce che non è più illecito disciplinare. Sappiamo che molti non conoscevano tale obbligo e l’occasione può essere utile per sanare la situazione. In calce alla delibera vi è un’utile guida pratica sulle modalità per effettuare la comunicazione. Ribadiamo che la comunicazione va fatta una sola volta e non ogni anno, e che successivamente dovranno essere comunicate solo le eventuali variazioni.

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I lavori di Commissione

In Terza Commissione sono in via di definizione il bando per le sedi disagiate, per il quale è pervenuta la nuova richiesta del Ministro, e quello per le sedi di appello.

In Quinta Commissione sono state adottate le proposte per gli incarichi di Procuratore Generale di Genova e di Brescia. Per il primo incarico la Commissione si è divisa con due proposte: Aniello (Suriano e Davigo) e Pinelli (Miccichè e Cerabona), astenuti Mancinetti e Benedetti. Unanime, invece, il voto in favore di Guido Rispoli per la Procura generale di Brescia.

In Sesta Commissione si è riunito il tavolo tecnico con il comitato direttivo della SSM, nel quale si è discusso della necessità di programmare meglio i corsi destinati ai colleghi che intendono mutare le funzioni, al fine di tener conto delle obiezioni formulate da alcuni componenti laici in occasione delle recenti delibere di tramutamento con cambio di funzioni.

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Vi salutiamo riferendovi dell’ottima riuscita dell’incontro avvenuto sabato a Roma con i rappresentanti dei Consigli Giudiziari  di tutti i distretti: un’occasione di confronto e di crescita per tutti, sia nelle competenze ordinamentali, sia nella cultura dell’autogoverno come esperienza diffusa, che si nutre, cioè, dell’impegno, della consapevolezza e della responsabilità di ciascuno di noi.

 

Buon lavoro e buona settimana... Vi racconteremo…!

Ale, Ciccio, Giuseppe, Mario