MAGGIO
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Diario dal Consiglio del 15 maggio 2022

- Grazie!  -

Se n’è andato un grande giurista ed un grande uomo, che ha arricchito con competenza e sensibilità umana straordinarie la cultura dei diritti e della loro tutela nell’insegnamento, nell’ambito accademico, nella giustizia costituzionale, nel ruolo di avvocato e di volontario dello “sportello legale” del carcere di Bollate a Milano.

 

Lo vogliamo ricordare con le sue parole sulla sua idea di “giustizia”.

Una giustizia che non si fermi all’accertamento dei fatti e delle responsabilità né all’arido conteggio delle sanzioni e dei risarcimenti, e nemmeno all’esteriorità di proclamati pentimenti e perdoni (o non perdoni), ma riesca in qualche modo a “riparare” il tessuto personale e sociale lacerato, e a migliorare il futuro di tutti, è un ideale tanto impegnativo quanto ambizioso, a cui però non possiamo rinunciare se della “giustizia” vogliamo continuare ad avere, a coltivare e a promuovere un’idea degna del senso ultimo dell’essere umano”. 

Valerio Onida, da “Il Libro dell’incontro”,  il Saggiatore, 2015.

 

Plenum

1. Il CSM ed i progetti organizzativi: laissez faire o limite al potere del Procuratore?

La Settima Commissione è a buon punto nell’esame dei progetti organizzativi delle Procure di primo grado e, come abbiamo già riferito in passato, vi sono alcuni aspetti della nuova circolare sull’assetto degli uffici requirenti non compresi da tutti i dirigenti. In particolare: la necessità di motivare espressamente sulla istituzione del figura del coordinatore; l’obbligo di nominarli previo interpello e a termine; la disciplina del procedimento per l’assenso, dei visti, delle revoche delle assegnazioni; la temporaneità dell’assegnazione a un gruppo; l’opportunità di prevedere criteri obiettivi e predeterminati per la sostituzione dei magistrati assenti od impediti.

Pertanto, molte delibere prendono atto (esito imposto dalla legge vigente) dei progetti organizzativi sia pure svolgendo osservazioni o rilievi nei casi di scostamento rispetto alle previsioni della circolare.

A fronte di questo esame scrupoloso dei progetti organizzativi, nel corso degli ultimi due Plenum vi sono stati alcuni interventi della cons. Miccichè che hanno fortemente criticato un presunto eccessivo rigore dell’attività della Settima Commissione, definito come inutilmente burocratico e vessatorio per i dirigenti degli uffici requirenti.

Premesso che vi sono stati anche progetti organizzativi conformi alla circolare e che, in molte occasioni, i dirigenti dopo le osservazioni e i rilievi, in un contesto di fisiologico dialogo tra Consiglio e dirigenza degli uffici, hanno prontamente adeguato i rispettivi programmi, non condividiamo l’approccio culturale a monte di tali critiche.

Il CSM è il presidio della autonomia e dell’indipendenza dei magistrati, anche all’interno dei singoli uffici, e dunque ben venga il controllo rigoroso degli strumenti organizzativi. Piuttosto che badare alle preoccupazioni dei singoli dirigenti di essere censurati dal Consiglio (e ribadito che non di "censure" si tratta​), serve invece ribadire che il nostro ruolo è quello di limite al loro potere e di argine ad una concezione verticistica degli uffici, sempre più diffusa ed anche oramai avallata dalle riforme.

Del resto, rimanendo alle questioni sollevate nel dibattito sull’eccessiva severità di un rilievo in ordine alla poca chiarezza dei criteri di sostituzione dei magistrati impediti, chiunque abbia lavorato in un ufficio giudiziario sa benissimo che proprio le sostituzioni interne, soprattutto se adottate all’ultimo momento, sono occasione – se non disciplinate con criteri oggettivi e predeterminati – di pratiche opache, spesso a spese dei colleghi più giovani o meno pronti a contestare i dirigenti, a volte foriere di assegnazioni arbitrarie degli affari.

Noi comunque ribadiamo il nostro impegno ad attuare il diritto tabellare e la nostra idea “orizzontale” di magistratura continuando a censurare, ove necessario, le scelte dei dirigenti, senza badare al loro nome od alla loro militanza associativa.

2. La nomina del Presidente della Corte d’Appello di Venezia e il richiamo alla necessità di rispettare il criterio della cronologia delle vacanze

Su proposta unanime della V Commissione il Plenum ha nominato il dott. Carlo Citterio Presidente della Corte di appello di Venezia.

Nel suo intervento, con il quale ha dichiarato il proprio voto favorevole alla proposta, Giuseppe ha ritenuto necessario sollevare un problema di ordine generale relativo alla tempistica delle nomine.

La Corte di Appello di Venezia è uno degli uffici in maggiore difficoltà del Paese. La vacanza del posto direttivo risaliva al febbraio del 2021. Un ritardo così lungo incide in maniera estremamente negativa sulla funzionalità degli uffici e appare difficilmente giustificabile, soprattutto se si considera che la proposta era stata licenziata dalla V Commissione già a dicembre del 2021.

Un così grave ritardo nella redazione della motivazione ha inoltre un riflesso negativo sulla credibilità del Consiglio, in quanto determina un’alterazione del criterio cronologico delle vacanze, poiché negli ultimi mesi sono state definite numerose pratiche per posti direttivi con vacanza successiva a quella della Presidenza di Venezia.

La regola del rispetto della cronologia delle vacanze, stabilita dall’articolo 68 del TU sulla dirigenza, ha, infatti, la finalità di contrastare prassi distorte di accordi spartitori (che si realizzano mediante l’anticipazione di una delle due nomine oggetto di scambio) o di alterazione della regolarità di un concorso (che si realizza anticipando la nomina di un candidato ad un ufficio con vacanza successiva per “eliminarlo” dal concorso per un ufficio con vacanza precedente).

Questa regola fino al giugno del 2019 è stata sostanzialmente disattesa. Dopo le note vicende di quell’anno, con la Presidenza di Mario Suriano, la Quinta Commissione ha sempre rispettato in maniera rigorosa il criterio della vacanza, con le sole eccezioni delle nomine degli apicali della Corte di Cassazione. I pochi casi di deroga sono sempre stati giustificati, in base alla previsione del TU, da obiettive esigenze degli uffici e comunque evitando sempre accuratamente ogni possibile interferenza con altre pratiche.

La sua importanza è stata colta anche dal legislatore, che l’ha inserita, con il rango di norma primaria, nella riforma dell’ordinamento giudiziario, rappresentandone l’introduzione (in maniera un po’ ingenerosa per gli sforzi fatti in questa consiliatura) come lo strumento decisivo per combattere il correntismo.

Nel suo intervento Giuseppe ha chiarito che nella nomina del Presidente di Corte d’Appello di Venezia non c’era assolutamente alcuna ombra o sospetto di pratiche distorte, ma che il rigoroso rispetto di quella regola è condizione imprescindibile per la tutela della credibilità della istituzione, indipendentemente dal caso concreto.

Il rischio sempre immanente, infatti, è che, soprattutto in una situazione di oggettiva e grave difficoltà di lavoro, il rigoroso rispetto di una regola che oggettivamente rallenta e “ingessa” i lavori della Commissione e del Plenum possa essere vissuta come un impaccio. E per questo è necessario non dimenticarne l’importanza.

Prima Commissione

L’archiviazione del fascicolo “contenitore” nato dalla trasmissione al Consiglio di tutti gli atti relativi a comunicazioni intercorse tra magistrati ed il dott. Palamara

Nel Plenum di mercoledì, su proposta della Prima Commissione (e con l’astensione di coloro che, a vario titolo, erano coinvolti nelle chat), è stata deliberata l’archiviazione del fascicolo “contenitore” n. 11/2020 RS, nato dalla trasmissione al Consiglio, nel 2019, 2020 e 2021, di alcuni atti provenienti dal procedimento penale di Perugia a carico di Luca Palamara: intercettazioni telefoniche e contenuto del telefono del dott. Palamara, sequestrato nel corso delle indagini (quindi: chat whatsapp ed sms), ossia di tutti quegli atti relativi a comunicazioni intercorse tra magistrati ed il dott. Palamara.

La delibera, visionabile sul sito, è sintetica nella sua motivazione, ma premette e racchiude in sé il contenuto di uno sforzo significativo fatto dal Consiglio, coerente con la gravità di quanto gran parte di quel materiale ci aveva mostrato, in termini di correntismo deteriore e di distorto rapporto dei magistrati con l’istituzione consiliare.

Sin dall’inizio della trasmissione di tali atti, abbiamo sempre affermato (ed in tal senso ci siamo adoperati) che il Consiglio avesse il dovere di esaminare tutta la documentazione pervenuta e, poi, di utilizzarla nell’ambito delle diverse valutazioni di propria competenza, ovviamente nel pieno rispetto delle garanzie del contraddittorio e con l’attenzione imposta dalla particolare delicatezza del tema, ma anche con rigore e senza alcun pregiudizio legato alla provenienza associativa dei colleghi coinvolti.

Alcune di quelle comunicazioni, infatti, incidevano, in diverso modo, sui pre-requisiti essenziali ed indefettibili per l’attività del magistrato, indipendenza, imparzialità ed equilibrio, potenzialmente rilevanti non solo per le competenze della Prima Commissione (in relazione al trasferimento di ufficio per incompatibilità ambientale e/o funzionale), ma anche per quelle di altre Commissioni , con particolare riferimento a quelle competenti per le valutazioni di professionalità e per i conferimenti di incarichi direttivi e semidirettivi e le conferme.

Il lavoro della Prima Commissione si è così svolto:

Sotto quest’ultimo profilo, la Commissione ha stralciato 47 posizioni, in relazione alle quali, ad oggi:

In tutti i casi, sia di trasferimento sia di archiviazione, le delibere di Plenum proposte dalla Commissione sono state motivate, con esposizione dei fatti e delle ragioni che stavano alla base della proposta; si tratta di delibere pubbliche, presenti sul sito del Consiglio.

Con riferimento, infine, a tutte le posizioni residue, escluse quelle stralciate, la Prima Commissione ha ritenuto che in relazione ad esse non vi fossero elementi di rilievo per le proprie competenze, ossia non vi fossero i presupposti neppure per svolgere un’istruttoria preliminare finalizzata a valutare l’eventuale sussistenza dei presupposti per il trasferimento di ufficio, sicché si è proposta l’archiviazione dell’intero fascicolo “contenitore”.

Ciò non significa che quel materiale, con riguardo a quei magistrati, sia “dimenticato” dal Consiglio: come affermato in delibera, ne rimane infatti ferma la valutazione di da parte delle altre Commissioni, posto che ciò che non assume rilievo per un trasferimento di ufficio può invece avere rilievo per la valutazione di professionalità, per il conferimento di incarichi (direttivi, semidirettivi, o di altro genere) o per le conferme.

Questo secondo tipo di percorso, del resto, è già stato attivato, ed è già accaduto che il materiale sia stato (e sia tuttora) oggetto di valutazione, con diverse conclusioni a seconda dei casi, in pratiche di Terza, di Quarta e di Quinta Commissione; con riferimento a quest’ultima, in un caso il materiale suddetto è stato determinante per la decisione in ordine alla non conferma in un incarico semidirettivo. Proprio con riferimento alle conferme negli incarichi direttivi e semidirettivi, in particolare, riteniamo che l’accurato e celere esame di questo materiale, nei casi di interesse, sia particolarmente necessario da parte della Quinta Commissione.

 

Nella stessa seduta di Plenum, poi, è stata trattata un’ulteriore pratica di Prima sempre proveniente dagli atti del procedimento Palamara, in relazione alla quale il Plenum ha, a maggioranza, respinto la proposta di delibera di archiviazione che era stata formulata, sempre a maggioranza, dalla Commissione, e ciò proprio con riferimento alla necessità di rivalutare l’incidenza delle comunicazioni che erano avvenute rispetto alla possibilità di prosecuzione, da parte del magistrato interessato, nell’esercizio delle funzioni direttive nella sede occupata, e ciò considerando sia la natura delle funzioni – direttive – svolte, sia il fatto che le comunicazioni erano proprio relative a quello specifico posto poi occupato.

Terza commissione

Lavori in corso e mobilità futura

La percentuale di scopertura dell’organico della magistratura è, ormai, assai vicina al tasso del 15%.

L’ingresso di nuovi magistrati consentirà il rafforzamento degli uffici giudiziari solo all’esito del concorso in atto, in relazione al quale sono quasi terminate le correzioni delle prove scritte.

Occorre essere consapevoli che, presumibilmente, solo nella seconda metà del 2024 i futuri MOT potranno assumere le funzioni giudiziarie.

Intanto, il Ministero ha divulgato per il prossimo mese di luglio le date degli scritti del concorso in magistratura ove risultano banditi ben 500 posti. Il CSM ha già deliberato l’interpello per la composizione della commissione di concorso che, riprendendo l’esperienza del precedente interpello, ha confermato che la scelta dei componenti avverrà in virtù di un sorteggio tra gli aspiranti, con la novità che non sarà consentita la presentazione della domanda a coloro che negli ultimi 10 anni hanno preso parte alle commissioni di altri concorsi per la magistratura o per il notariato.

Questa ulteriore scelta è stata determinata dal fatto che, come noto, per garantire una maggiore celerità ed efficacia delle operazioni concorsuali, coloro che compongono le commissioni di concorso in questione sono esonerati dall’attività giudiziaria e ciò determina difficoltà nella gestione dei ruoli dei singoli componenti delle commissioni, ruoli che non possono essere gravati da un ulteriore periodo di assenza del magistrato incaricato dopo un limitato intervallo temporale dalla precedente esperienza concorsuale. Di qui l’estensione nei termini indicati del limite, previsto in passato solo per coloro che non avevano preso parte alle ultime tre commissioni di concorso in magistratura.

Intanto, per garantire la mobilità “orizzontale”, è all’esame della terza commissione la pratica per un bando di concorso per posti in appello, contando di sottoporre una proposta all’attenzione del Plenum per la fine del mese di maggio.

A cavallo dell’estate, espletate le attività per l’assegnazione dei posti nelle corti di appello e nelle procure generali e, quindi, dopo che si è delineato un quadro preciso delle vacanze nei tribunali e nelle relative procure, si potrà predisporre un ulteriore bando per i trasferimenti nell’ambito degli uffici di primo grado.

* * *

Da ultimo, riportiamo di seguito il testo della lettera da noi sottoscritta ed inviata, insieme ad altri consiglieri, alla GEC, in relazione allo sciopero proclamato dall’ANM per la giornata del 16 maggio; ricordando, inoltre, le motivazioni che hanno sorretto i numerosi rilievi critici alla riforma, come trasfusi nel testo del Parere reso dal Consiglio nel mese di marzo 2022.

 

Alla c a GEC ANM
Alla c a GES ANM Roma


I sottoscritti magistrati iscritti alla Anm ed attualmente fuori ruolo in quanto componenti eletti del Consiglio superiore della magistratura
dichiarano di aderire al documento deliberato dalla assemblea straordinaria dell’ANM in data 30 aprile 2022 ed alle motivazioni per le quali è stata proclamata l’astensione dalle attività di udienza per il 16 maggio;
ritengono di non poter astenersi dallo svolgimento delle attività consiliari programmate per il prossimo 16 maggio perché altrimenti si interromperebbe la funzionalità di un organo di rilievo costituzionale;
manifestano la propria disponibilità a partecipare a qualsiasi iniziativa pubblica promossa dalla Gec o dalla Ges di Roma per illustrare le ragioni di criticità della riforma.

 

Vi racconteremo …

Alessandra, Ciccio, Elisabetta, Giuseppe, Mario