Innovazione

APP: un grido d'allarme

APP, l'applicativo ministeriale destinato all’implementazione degli atti nativi digitali del processo penale, è diventato obbligatorio per alcuni provvedimenti, ma permangono gravi carenze strutturali e di sistema che lo rendono inutilizzabile

APP è un applicativo ministeriale destinato all’implementazione degli atti nativi digitali del processo penale.

Tale applicativo – utilizzato in via sperimentale per poche settimane da alcuni uffici giudiziari – è diventato obbligatorio per i provvedimenti relativi alle archiviazioni ma non funziona ed ha evidenziato gravi carenze strutturali e di sistema.

Tale innovazione avrebbe dovuto comportare una seria riflessione sulla funzione dell’informatizzazione nel processo penale e sulle finalità di un simile intervento, che il ministero avrebbe dovuto rendere conoscibili a tutti i magistrati.

Si assiste, invece, impotenti ad una serie di interventi – quasi giornalieri – della DGSIA nel tentativo di porre rimedio alle tante criticità evidenziate dai giudici attraverso i Magrif e i Rid.

Tutto ciò mentre il DM 217, entrato in vigore il 14 gennaio 2024, stabilisce la obbligatorietà del deposito telematico di alcuni atti (quelli relativi alla archiviazione) che sta già determinando un preoccupante accumulo di arretrato sia lato Procura che lato Gip.

Ciò risulta aggravato dal fatto che ad oggi né il Ministro e ancor meno il Capo Dipartimento per la transizione digitale della giustizia hanno illustrato ed indicato quale sia la strategia in tema di politiche per l’informatizzazione della giustizia e quale sia il Piano dei prossimi anni del Dipartimento per il rafforzamento della digitalizzazione, specie del settore penale.

 

Intanto assistiamo, nel totale silenzio di confronto con gli uffici, all’introduzione in legge di bilancio di una previsione che, lungi dall’assicurare risorse finanziarie per la digitazione degli uffici, preannuncia in modo chiaro il disegno del Ministro e del nuovo Dipartimento: non mettere alcuna risorsa per gli uffici ed anzi dividere Dgsia creando nuove posizioni per ruoli apicali, sottraendo competenze a Dgsia stessa. Ciò comporterà il risultato che a breve assisteremo anche ad un indebolimento dell’azione delle strutture del Ministero che dovrebbero presidiare ai cambiamenti tecnologi.

La preoccupazione (lo sconforto, il grido di allarme) degli uffici giudiziari che devono utilizzare APP  impone una seria presa di posizione del CSM al fine pretendere dal Ministero una proficua condivisione della strategia di informatizzazione nel processo penale anche con il coinvolgimento - attraverso tavoli tecnici ancora possibili - dei soggetti istituzionali coinvolti nella informatizzazione del processo penale, in particolare coinvolgendo tutti gli attori istituzionali interessati (CSM, CNF, ANM, Camere penali, Associazioni Dirigenti), uscendo dalla logica dei ristretti gruppi  di lavoro, che seppur  composti da validi e autorevoli esponenti, non possono essere rappresentativi delle varie categorie interessate dal cambiamento in atto.

 

29 gennaio 2024