Nuove Generazioni Italiane o giovani italiani con un background migratorio

di Ada Ugo Abara
Presidente di “Arising Africans” e componente del CoNNGI

Le nuove generazioni di italiani con un background migratorio rappresentano una fetta importante della popolazione italiana; si tratta di bambini e ragazzi che nascono o crescono in Italia, frequentano una parte importante del percorso scolastico nel sistema italiano e fanno parte della società. A distinguere questi giovani dai loro compagni autoctoni è la scissione tra un’identità, costruita in senso dinamico grazie al loro background culturale insieme ad un forte senso di appartenenza alla società italiana e il sistema burocratiche che li rifiuta, li degrada a stranieri, immigrati  ed extra-comunitari. Mentre essi si sentono italiani in tutto e per tutto, per le istituzioni sono dei fantasmi, dei non cittadini temporaneamente nel territorio dello Stato.  Sono stranieri a casa loro.

Questi ragazzi vivono nel quotidiano gli effetti del vuoto giuridico, una mancanza che si manifesta sia in modo simbolico che pratico: per quanto concerne l’ambito simbolico,  la loro italianità è costantemente messa alla prova senza poter mai superare l’esame. D’altronde come potrebbero dare una risposta unitaria alla domanda “cosa significa essere italiani?”. A livello pratico invece, il vuoto burocratico si trasforma in ostacoli capaci di dirottare le ambizioni, le prospettive di carriera e i percorsi di formazione. Che sia una gita scolastica improvvisamente proibitiva a causa del vincolo del visto oppure delle garanzie ulteriori che svuotano l’erasmus della sua peculiarità e si trasformano in costi insostenibili per le tasche di uno studente, la burocrazia italiana marca con forza il confine tra cittadini riconosciuti e non cittadini, fantasmi scomodi e invisibili agli occhi delle istituzioni. Ad ogni step del percorso formativo si accompagna una nuova barriera: alcune volte la discriminazione si presenta come l’impossibilità di registrarsi ad un albo professionale oppure di partecipare ad un bando pubblico (poiché la cittadinanza è uno dei requisiti fondamentali in molti casi); altre volte essa si manifesta nel dover rinunciare a tirocini professionalizzanti all’estero, in quanto spostare la residenza significa rinunciare alla possibilità di richiedere la cittadinanza.

Queste non sono difficoltà di pochi, sono le difficoltà che seconde le ultime stime dell’ISTAT oltre 800 mila ragazzi attualmente inserite nei percorsi scolastici italiani si trovano ad offrontare e continueranno ad affrontare se la legge 91 del 1992 rimarrà invariata e la riforma si rivelerà l’ultimo di molti tentativi falliti.

Le istituzioni sono tuttora largamente cieche rispetto alle istanze della nuova società italiana, arricchita dai background culturali dei suoi cittadini. Le origini straniere vengono citate soltanto come se fossero un problema, un peso per l’economia piuttosto che un’opportunità da cogliere per lo sviluppo del paese. Doppia appartenenza culturale significa spesso anche conoscenza di due o più culture diverse, di lingue straniere, di contesti diversi; a volte si traduce in capacità di mediare tra le nostre aziende e i paesi esteri, a sostegno del processo di internazionalizzazione d’impresa.

 

La voglia di riscattarsi e uscire dal vortice di pregiudizi e strumentalizzazione ha portato ad una nuova fase di protagonismo politico delle nuove generazioni. Ciò si traduce nella nascita di associazioni e movimenti a sostegno delle istanze comuni, per donare una voce unitaria e forte alle richieste di tutti, a livello locale, regionale o nazionale: a livello locale l’associazione Arising Africans emerge come realtà che raggruppa giovani afrodiscendenti e afroitaliani per decostruire gli stereotipi esistenti sugli afro in Italia al fine di ricostruire un immaginario collettivo libero da contenuti xenofobi. L’associazione nasce anche come risposta al clima politico di un contesto come quello padovano, città universitaria e internazionale grazie all’università ma fortemente chiusa al dialogo per via della recente amministrazione.

A livello nazionale invece spicca il CoNNGI – Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane, nato all’interno del contesto del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Si tratta di un coordinamento rappresentativo di oltre 25 associazioni di giovani con un background migratorio provenienti da tutta l’Italia; l’obiettivo è fungere da portavoce ufficiale delle istanze di oltre 1 milione di cittadini italiani, desiderosi di promuovere le proprie istanze in tutti i tavoli ministeriali in cui si decide per il loro futuro. Gli ambiti principali del CoNNGI come sanciti nel “Manifesto delle Nuove Generazioni” sono 4:

In questo delicato periodo, al centro delle rivendicazioni di tutte le realtà menzionate precedentemente, è proprio la campagna per l’approvazione della riforma sulla cittadinanza, ferma nella commissione affari costituzionale del Senato dal2015 a causa di oltre 8 mila emendamenti e. Attualmente i criteri per ottenere la cittadinanza sono regolati da una legge antiquata (la legge 91/92), nata già obsoleta, incapace di vedere la trasformazione dell’Italia da paese di emigrazione a paese di immigrazione. La legge è stata pensata per i primi lavoratori immigrati, con un processo migratorio limitato nel tempo che prevedeva ad un certo punto il rientro in patria. Ora però è questa la legge che regola la vita dei loro figli o nipoti, nati o cresciuti in Italia, degli oltre 1 milione di ragazzi che si sentono Italiani e non hanno scelto di migrare. Con la legge attuale un bambino che nasce in Italia da genitori stranieri può richiedere la cittadinanza a 18anni, vive un’intera parte della vita da straniero per poi richiedere allo stato una forma di riconoscimento. La cittadinanza è una concessione dello Stato, un atto puramente arbitrario con cui ancora una volta le istituzioni ribadiscono l’estraneità e la non appartenenza ai loro occhi. È l’atto con cui si stabilisce la italianità di alcuni cittadini e solo se arbitrariamente ritenuti degni.  La campagna a favore della riforma è attualmente coordinata dal movimento Italiani Senza Cittadinanza attraverso presidi, manifestazioni, campagne mediatiche, petizioni ecc.

In conclusione, la fase attuale in cui ci troviamo a vivere è una fase caratterizzata da una piena consapevolezza e dalla volontà di archiviare ogni incertezza circa le nuove generazioni; la volontà di diventare i portavoce delle proprie istanze si è trasformato in rinnovato protagonismo politico di questi giovani.  L’approvazione della riforma preannuncia come l’inizio di una nuova fase in cui l’incertezza creata dalla legge attuale lascerebbe lo spazio a una forma di comunicazione meno esposta alla strumentalizzazione; i giovani non sarebbero visti soltanto come minaccia o peso ma come potenziale a disposizione dello Stato e dell’economia.