COMMENTI

RIACE

di Marzia Bonacci
È in atto un tentativo ormai esplicito di criminalizzare il diverso sfruttando gli strumenti della legge che, sempre più, si distanzia dalla Giustizia. Alla ricerca del consenso si scaricano le tensioni sociali sulle spalle e sulle vite dei più deboli.

“Siamo sempre lo straniero di qualcun altro”. La storia dell’umanità è storia di migrazioni, contaminazioni, scambi. Anche Ulisse, mito dell’Occidente fondato sulla ragione del logos, diventa, nel suo coraggioso peregrinare verso la scoperta-conoscenza, xenos, lo straniero. L’altro, l’ospite che viene riconosciuto come sacro e che, dal mito classico fino all’epoca moderna, interroga lo spirito umano, portandolo di fronte alla grande sfida di definirsi nel confronto-incontro con il diverso da sé. Sacro perché portatore di conoscenza, perché bussa alla porta e, nell’entrare, interroga e risponde al tempo stesso. A Riace, piccolo comune della Locride, in cui la criminalità organizzata soffoca il tessuto sociale, lo straniero non ha mai fatto paura e l’altro è stato visto non solo come domanda di accoglienza, ma come occasione di rinascita. Destinato alla scomparsa, come accade a tanti borghi delle diverse aree interne che costellano il nostro Paese, Riace ha deciso di scommettere su quante e quanti vengono da lontano. Destino comune, del resto, quello dei riacesi e degli stranieri che qui giungono, passato e presente che si incontrano: terra storicamente di migrazione, la Calabria apre le sue braccia a chi scappa da guerre, regimi, cambiamenti climatici, fame e povertà. E da loro, rinasce. Così dopo la scoperta negli anni ’70 delle due statue bronzee di epoca greca, questo paese di duemila anime, destinato ad un inesorabile oblio, è divenuto famoso nel mondo per il suo sistema di accoglienza.

Lo hanno chiamato il “modello Riace” e ha inizio nel 1998, con lo sbarco di duecento profughi del Kurdistan, grazie all’intuizione di Domenico Lucano, sindaco al suo terzo mandato attualmente sospeso dopo l’accusa e l’arresto per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. Mimmo Lucano, o kurdo appunto, nel 2016 al 40esimo posto nella lista stilata dalla rivista americana Fortune dei cinquanta leader più influenti del pianeta.

Nel 1999, insieme ad altri riacesi, fonda l’associazione Città Futura dedicata a Giuseppe Puglisi, sacerdote del quartiere Brancaccio di Palermo assassinato da Cosa nostra. Obiettivo: trasformare Riace in una città dell’accoglienza dove i valori della cultura locale ed i mestieri tradizionali rivivono grazie a quante e quanti cercano protezione, rifugio.

L’associazione, con un mutuo di 51mila euro erogato da Banca Etica, ristruttura le case chiuse da 40 anni di proprietà di emigranti mai più tornati, trasformandole in vere e proprie strutture ricettive per turisti solidali (100 posti letto). Viene aperto un frantoio, si attivano laboratori tessili per la lavorazione della fibra tratta dalla ginestra e per la lavorazione della ceramica, oltre che per la lavorazione del pane e del latte di capra, si inaugura una fattoria didattica ed un ristorante, si organizza la raccolta differenziata tramite gli asini.

Nel corso degli anni il Comune di Riace aderisce alla rete degli enti locali che realizzano l’accoglienza integrata, il sistema Sprar, attraverso le risorse del Fondo nazionale per le politiche e i servizi d’asilo. Si realizza la ristrutturazione delle case dismesse e, attraverso le diverse associazioni che sono nate e i 70 mediatori culturali assunti dal Comune, viene data accoglienza e ospitalità ai rifugiati e ai richiedenti asilo, i quali non solo trovano una dimora ma anche un impiego nelle diverse attività comunali. Per i più piccoli, grazie al finanziamento della Regione Calabria, viene aperta una scuola (primaria, elementare, media) per 30 studenti, dove lavorano 14 operatori, e ovviamente viene organizzato un presidio ambulatoriale per le visite gratuite.

Ma questo modello visionario e reale al tempo stesso, che pulsa nel cuore della Locride, diviene famoso anche per la creazione di una propria moneta. I fondi pubblici, che spesso arrivano in ritardo, non assicurano ai profughi un potere d’acquisto e la possibilità di autogestirsi, allora Lucano decide di emettere delle vere e proprie banconote, del valore di 1, 2, 5, 10, 20 e 50 Euro. Biglietti colorati sui quali sono impressi i volti di Mahatma Gandhi, Martin Luther King, Peppino Impastato, Che Guevara ed i quali possono essere spesi soltanto a Riace. I commerciati fanno credito in attesa di poter riconvertire i bonus in Euro non appena il Comune incassa le cifre stabilite per la protezione internazionale.

Il modello coinvolge attualmente 500 migranti, provenienti da più di 20 nazioni, ma dalla cittadina ne sono passati almeno 6000.

Il modello Riace viene però attenzionato nel 2016 dalla Prefettura di Reggio Calabria che, dopo un’attività ispettiva, nelle sue due relazioni individua una serie di anomalie nel funzionamento del sistema. Di parere esattamente contrario, la relazione stilata nel gennaio 2017, in cui i quattro viceprefetti, al temine di due visite presso gli alloggi facenti parte del Cas e presso l’area della Riace Marina, scrivono che «si ritiene che l’esperienza di Riace sia importante per la Calabria e segno distintivo di quelle buone pratiche che possono far parlare bene della Regione» perché «Riace è così, è un microcosmo strano e composito, che ha inventato un modo per accogliere e investire sul proprio futuro».

Il Ministero dell’Interno, anche a seguito della valutazione prefettizia del 2016, sospende i fondi, non riconoscendo più al Comune i bonus e le borse lavoro (pari ai 35 euro giornalieri per ogni migrante). Riace è esclusa dal saldo luglio-dicembre 2017 (circa 650 mila euro) e per il 2018 non è compresa tra gli enti beneficiari del finanziamento del primo semestre.
Parallelamente la Procura di Locri attiva l’indagine “Xenìa”, il cui risultato finale è l’arresto, il 2 ottobre, di Lucano da parte della Guardia di Finanza e il divieto di dimora alla compagna Tesfahun Lemlem. Il Gip di Locri ha precisato che sono cadute le accuse di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato e dell’Ue, concussione e abuso d’ufficio. La Procura contestava, tra le altre cose, la mancata rendicontazione di circa due milioni di euro. Permangono l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (avrebbe tentato di realizzare un matrimonio combinato per far ottenere il permesso di soggiorno ad una donna nigeriana) e illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti (avrebbe forzato la procedura per assegnare la gestione rifiuti alle cooperative Ecoriace e Aquilone formate da riacesi e immigrati). Per le altre 29 persone indagate, soprattutto rappresentanti legali di associazioni e di ditte fornitrici di beni e servizi, il gip non ha emesso alcuna misura restrittiva. La Procura di Locri aveva chiesto altri 14 arresti domiciliari per le ipotizzate irregolarità nella gestione dei fondi destinati ai centri d’accoglienza per i migranti. Richieste non concesse.

Il prefetto lo ha sospeso da Sindaco. Il Ministero dell’Interno, proprio in queste ore, attraverso il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, ha di fatto sancito la chiusura del progetto Sprar, sospendendo l’erogazione dei fondi, ma specificando che non ci sarà alcun trasferimento obbligatorio e che i migranti si muoveranno solo su base volontaria. Chi decide di restare a Riace, però, lo farà senza beneficiare del sistema di accoglienza: nei fatti la fine dell’esperienza. Il Comune ha 60 giorni di tempo per fornire la documentazione finanziaria sui migranti che beneficiavano dell’accoglienza, sia che queste persone decidano di essere trasferite sia che restino nel comune calabrese.

Muore l’esperienza Riace, crescono le iniziative che segnano il vero volto del Governo del cambiamento. Il Comune leghista di Lodi, con una recente delibera, stabilisce che per l’anno scolastico 2018–2019 i genitori nati fuori dai confini dell’Ue, per beneficiare della mensa a tariffa agevolata per i propri figli, devono presentare, oltre al modello Isee, una documentazione attestante la loro nullatenenza nei paesi d’origine. Stessa procedura viene ripresa dalla Regione Veneto per quanto riguarda i libri di testo. Recita una bellissima canzone napoletana, a cui niente va aggiunto: “tutt’ egual song’ ‘e criature”. Quell’uguaglianza che la stessa nostra Costituzione afferma in uno dei suoi articoli più belli e pregnanti e che, soprattutto nei riguardi dei bambini, quasi cessa di essere principio di diritto per diventare,in modo cristallino, tanto semplice quanto rivoluzionario imperativo etico. È in atto un tentativo ormai esplicito, che non ha bisogno di celarsi, di criminalizzare il diverso, di costringere alla “clandestinizzazione” i più sfortunati sfruttando gli strumenti di legge. Una legge adattata e motivata da esigenze di consenso, un consenso tutto fondato sullo scaricare le tensioni sociali sulle spalle e sulle vite dei più deboli, dei più esposti. Una legge che si distanzia dalla giustizia e che ha avuto nel Decreto sicurezza uno dei volti più oscuri. L’albero della democrazia ha radici che ben affondano nel terreno della nostra storia repubblicana, ma va annaffiato, da tutti ed ogni giorno, per non finire rinsecchito nell’autunno dei diritti che stiamo vivendo.

17 ottobre 2018