DICEMBRE
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Diario dal Consiglio del 6 dicembre 2018

Al Comitato di Presidenza

I sottoscritti consiglieri, premesso che:

in data odierna il Procuratore della Repubblica di Torino, dott. Armando Spataro, ha diffuso una nota con la quale ha lamentato la intempestiva diffusione da parte del Ministro dell’Interno di notizia concernente una operazione di polizia giudiziaria in corso e il conseguente rischio di danno per le indagini; 

il Ministro dell’Interno ha risposto con toni di dileggio (“se il procuratore capo a Torino è stanco, si ritiri dal lavoro: a Spataro auguro un futuro serenissimo da pensionato”), utilizzando espressioni sgradevoli e delegittimanti nei riguardi della persona del magistrato e del ruolo istituzionale ricoperto;

chiedono l’apertura di una pratica a tutela del Procuratore della Repubblica di Torino.

Roma, 4/12/2018

 

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La prima settimana di dicembre sembrava riservare un Plenum piatto, quasi noioso…ordini del giorno ordinari, speciali e aggiunto densi (anzi densissimi) e frutto di un approfondito lavoro tecnico in commissione, ma non impegnativi sul piano della discussione e decisione.

La scossa è giunta il pomeriggio di martedì con le agenzie di stampa che diffondono le irridenti parole con cui il Ministro dell’Interno replica con un tweet ad una nota con cui il Procuratore di Torino lamentava la intempestiva diffusione da parte del Ministro stesso - sempre tramite tweet - di notizia concernente una operazione di polizia giudiziaria in corso e il conseguente rischio di danno per le indagini.

La notizia della nostra richiesta di apertura di una pratica a tutela inviata nel tardo pomeriggio di martedì al Comitato di Presidenza del CSM (cui nessuno degli altri consiglieri, togati o laici, aderisce) ma, soprattutto, l’iniziativa assunta il giorno precedente dal Vicepresidente David Ermini, scatenano un’accesa discussione in Plenum. 

Il consigliere Cavanna critica duramente le parole del Vicepresidente Ermini, che, telefonando al Procuratore di Torino, ha espresso “apprezzamento per il lavoro che sta svolgendo e pieno riconoscimento per l’alta professionalità e per l’impegno dimostrati in tutti questi anni. Un impegno da grande e leale servitore dello Stato che non può essere messo in discussione da toni sprezzanti. Il lavoro serio puntuale e rischioso che la magistratura porta avanti ogni giorno non può e non deve essere utilizzato per scopi di propaganda”.

Si attribuisce al Vicepresidente un’indebita ed arbitraria esposizione del CSM, su una questione su cui il Plenum non aveva discusso. 

 

Prendiamo la parola per difendere l’iniziativa del Vicepresidente che ci era sembrata nulla più che un doveroso richiamo al rispetto per l’istituzione giudiziaria e per la persona di un magistrato, la cui storia e impegno professionale non meritavano certo le parole di scherno pronunciate dal Ministro dell’interno.

Contestiamo un uso della comunicazione, che deprime e svilisce il confronto democratico. Confronto che può e deve essere alimentato dalla critica rispettosa ed argomentata e non deve mai ridursi alla invettiva personale e alla semplificazione propagandistica. In questo modo si rischia non solo di svilire il dibattito pubblico, ma di travolgere le Istituzioni democratiche, che vivono anche della fiducia e del rispetto che i cittadini vi ripongono e che tutti coloro che hanno responsabilità di governo o istituzionali hanno il dovere di coltivare e preservare.

 

L’ascolto del dibattito su radio radicale, per chi ne avesse interesse, restituisce bene le posizioni espresse in Plenum.  

     

A noi, rispetto a questa vicenda, preme ribadire alcuni punti fermi con riferimento alle “pratiche a tutela” oggi espressamente previste dall'art.36 del Regolamento Interno.

 

Si tratta di tema ampiamente discusso, fuori e dentro il Consiglio, ritenendo taluni che si tratti dell’auto-attribuzione priva di base normativa, di un potere di esternazione (rivolto al mondo politico e all’opinione pubblica) che lo pone in potenziale conflitto con gli organi politici e ne amplifica la “politicizzazione”.  

Abbiamo già cercato di spiegare, riferendo dell’attività consultiva della VI Commissione, che, in conformità agli impegni assunti sul tema  durante la campagna elettorale, noi crediamo nel ruolo “politico” del Consiglio, quale funzione che Salvatore Senese ebbe a definire, in anni passati, di orientamento in senso democratico dei contraddittori processi in corso nella magistratura, nei rapporti fra magistratura e Paese, istituzione giudiziaria e sfera politica, e intendiamo valorizzarlo,  come dimostra anche l’iniziativa assunta in questo caso. 

Siamo al corrente delle diverse opinioni sulla legittimità - persino - dell’iniziativa di apertura di pratiche a tutela del singolo magistrato o della magistratura nel suo complesso, ma reputiamo più convincente e coerente con l’assetto costituzionale l’opinione di chi sottolinea che al CSM, compete il governo di ogni aspetto che concerne lo statuto del magistrato, che nell’art. 104 cost. è definito in termini di "ordine autonomo ed indipendente da ogni altro potere" e che, nell’interesse dei cittadini che ne sono i destinatari, va salvaguardato rispetto ad ogni intervento che possa compromettere o mettere in discussione l’esercizio imparziale e autonomo della giurisdizione.

In questo senso riteniamo che le attribuzioni del Consiglio non costituiscano un numerus clausus (come potrebbe ritenersi se si potesse definire il CSM un semplice organo di autogestione delle carriere dei magistrati e de “servizio giustizia”) e che invece al CSM competa intervenire a tutela dell'autonomia della Magistratura e di ogni singolo magistrato, anche con interventi esterni, che, pur quando non codificati dalla legge istitutiva, rappresentano comunque un connotato di carattere generale degli organi costituzionali o di rilevanza costituzionale.

Perciò reputiamo uno strumento importante - certo da maneggiare con prudenza ed attenzione -  quello individuato infine (dopo molte Risoluzioni a partire da quella dell' 1.12.1994) dal  Decreto 15 luglio 2009 ( che introduce l'art.21 bis nel Regolamento interno, ora art.36)  con cui il Consiglio ha definito la procedura specifica per gli interventi a tutela dell'indipendenza e del prestigio dei magistrati e della funzione giudiziaria e stabilito  che detti interventi “hanno come presupposto l'esistenza di comportamenti lesivi del prestigio e dell'indipendente esercizio della giurisdizione tali da determinare un turbamento al regolare svolgimento o alla credibilità della funzione giudiziaria, e devono essere proposti su delibera della commissione competente (previa istruttoria) all'Assemblea plenaria.

Riteniamo si tratti di uno dei modi con cui il CSM dialoga con i poteri dello stato e con l’opinione pubblica non nell’esclusivo interesse della magistratura bensì nell’interesse generale dell’ordinamento nell’ambito del suo ruolo di garanzia. 

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In Quinta Commissione abbiamo ripreso l’esame delle pratiche già aperte dal Consiglio uscente.

In particolare, abbiamo deliberato due proposte di conferimento di incarico direttivo requirente di legittimità di Avvocato Generale di Cassazione, vacanze Fuzio e Iacoviello. 

La nutrita platea di aspiranti con qualificati profili professionali ha reso complessa ed impegnativa la valutazione, il cui esito ci ha portati a convergere in  Commissione (che ha raggiunto sul punto l’unanimità) nella proposta per i due incarichi dei colleghi Gaeta e Salzano, che, alla luce degli indicatori generali e specifici, e dei concreti percorsi professionali, ci pare esprimano, per il delicato incarico di vertice della Procura Generale della Cassazione, i necessari requisiti di esperienza ed eccellenza professionale. 

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In Quarta Commissione abbiamo avviato i gruppi di lavoro sugli standard di rendimento. Si tratta di un lavoro impegnativo che deve colmare una lacuna a livello di normativa secondaria che non consente di precisare il parametro della laboriosità, utile al fine della valutazione di professionalità.

Il parametro della laboriosità (e nel suo ambito il raggiungimento degli standard di rendimento) non sono gli esclusivi criteri per la valutazione di professionalità, e tuttavia, la individuazione di una soglia di rendimento appare utile anche per rassicurare i colleghi rispetto all’esperienza della “valutazione”, vissuta - soprattutto negli uffici più impegnativi per mole di lavoro e soprattutto dai magistrati più giovani - con eccessiva apprensione.

A tale fine riteniamo utile che il lavoro svolto dalla IV commissione e dai gruppi di colleghi che la sosterranno porti alla individuazione, all’esito di una seria verifica statistica, non di un numero fisso, ma di un range entro il quale si riterrà adeguata la laboriosità; e che tale range

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In Terza Commissione abbiamo cominciato a discutere del prossimo “bollettone” per i tramutamenti di primo grado, studiando le vacanze degli uffici giudiziari ed incaricando l’ufficio statistico del CSM di elaborare delle proiezioni al fine di garantire la totale copertura degli uffici molto piccoli (ove una sola vacanza determina seri problemi di efficienza della risposta di giustizia) e la relativa copertura degli uffici più grandi (ove è più facile sopperire alle vacanze). Comunque vi sarà particolare attenzione alle sedi distrettuali, particolarmente gravate dall’accentramento della trattazione di alcuni affari e soprattutto alle sedi che, nell’ultimo bando, erano senza aspiranti o senza aspiranti legittimati. L’intenzione è pubblicare almeno la metà dei posti vacanti (pari a 533), riservando la pubblicazione di un altro bando entro l’estate. Ci pare che sia questa la modalità per garantire il contemperamento fra le aspettative al trasferimento dei magistrati e le esigenze degli uffici a non essere sguarniti in un solo colpo (come sarebbe se pubblicassimo tutti i posti). 

Proporremo anche di aumentare a sette il numero di domande che ciascun magistrato potrà presentare: ci pare una soluzione che consenta di favorire la mobilità dei magistrati (soprattutto ora che ci si avvia al pieno organico) senza rallentare il procedimento di tramutamento.

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In Prima Commissione proseguiamo nella disamina scrupolosa delle delicate partiche che riguardano i trasferimenti d’ufficio per incompatibilità ambientale o funzionale ex art.2 L.G., per lo più segretate per la loro delicatezza, e poniamo altrettanta attenzione nella valutazione degli incarichi extragiudiziari e nella valutazione della sussistenza di ragioni di incompatibilità ex art.18 e 19 O.G.

 

Quanto alla Settima Commissione, segnaliamo che nel Plenum di mercoledì abbiamo prorogato al 30 giugno il termine per la variazione tabellare relativa alla costituzione dell’Ufficio per il processo.

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Alcuni colleghi ci hanno segnalato con insofferenza la comunicazione individuale che alcuni gruppi continuano a fare con riguardo, per esempio, al superamento delle valutazioni di professionalità. 

Come vi abbiamo già riferito con l’ultimo Diario noi abbiamo riproposto il tema della comunicazione unitaria sull’esito delle commissioni, tramite un account CSM Togati, gestito a turno, che eviti comunicazioni ripetitive e valorizzi, invece, la ricchezza di una comunicazione ragionata e pluralista sul merito delle questioni. 

A distanza di ben due settimane possiamo dire che solo i consiglieri di Unicost si sono espressi favorevolmente. Dagli altri non abbiamo ricevuto alcun riscontro.

 

Vi salutiamo come sempre con qualche nota di leggerezza: mercoledì sera dopo un plenum lungo e faticoso Ale ha proposto una cenetta a casa sua, dove ci siamo goduti solo un po’ di sana amicizia e non abbiamo mai parlato di lavoro… complici la musica di una library dei tempi della prima giovinezza e un ottimo vino. In corridoio la mattina dopo, un po’ inaspettato è comparso un piccolo albero di Natale…  anche in Consiglio ha un potere di disgelo...

 

Buon week end.  Vi racconteremo …Buon lavoro a tutti! 

Ale, Ciccio, Giuseppe, Mario