Area democratica per la giustizia è un’associazione di magistrati che sono convinti che la giurisdizione, come gli altri poteri dello Stato, debbano attuare non solo le norme ma anche i valori espressi nella nostra Costituzione. Il sistema del governo autonomo della magistratura, tutelando la autonomia e l’indipendenza dei magistrati, serve proprio a garantire la funzione che la Carta assegna alla giurisdizione. La magistratura ed il suo governo autonomo vivono un periodo difficile, schiacciati fra il revanscismo della politica e la difficoltà di fare giustizia nell’epoca dei “poteri selvaggi” che sfuggono alla sovranità nazionale e rispondono solo all’interesse di chi li esercita. Conosciamo i limiti ed i difetti del potere giudiziario e di chi lo amministra ma siamo certi che, se non ne fosse garantita l’autonomia ed l’indipendenza, le prime vittime sarebbero i cittadini più indifesi. Per ragionare su questi temi, ed anche altro, ospitiamo sul sito di Area DG una nuova rubrica, che sarà poi meglio strutturata nelle prossime settimane.

Giovanni Ciccio Zaccaro

La legittimazione della giurisdizione passa dalla verifica seria e periodica della professionalità dei suoi attori. Per questo, il CSM deve sottrarsi alla tentazione di un approccio burocratico o corporativo al tema.

La Spoon River delle valutazioni di professionalità

Una premessa e una confessione. Premessa: i lettori sono autorizzati, ove lo ritengano, a compiere gesti apotropaici. Confessione: facendo parte di un Consiglio giudiziario sono “parte attiva del problema”, ma con volontà di redenzione.

Ciò detto, ribadiamo l’ovvio, ossia che la questione della valutazione dei magistrati sia argomento delicato non sfugge. E, tuttavia, non deve neppure sfuggire che tale materia esigerebbe una maggiore introspezione.

La domanda di base è: a cosa servono o dovrebbero servire le valutazioni dei magistrati?

Servono, anche, a rendere trasparente e responsabile quello che è uno dei servizi più delicati in uno Stato moderno, l’amministrazione della giustizia.

Che siano necessarie è certamente fuori di dubbio, ma sono utili così come sono? La risposta è: molto probabilmente no

Diciamo che, se si potesse fare un’antologia delle valutazioni (la Spoon River del titolo), probabilmente solo giudizi come “padre e marito esemplare” (madre, compagno, compagna – insomma, ci siamo capiti) e “eppure salutava sempre” rifuggirebbero dal florilegio.

E questo senza tacere che la stessa circolare sul tema invita al “necessario rigore” nell’utilizzo di aggettivazioni tendenti all’eccellenza. Ma nella vita, si sa, tutto è relativo.

Messi questi paletti, è storia recente che il tentativo di modificare la circolare sulle valutazioni sul finire della scorsa consiliatura non sia andato in porto per varie ragioni.

È storia presente il fatto che la l. 71/2022 (art. 3) abbia previsto una delega per la riforma – tra l’altro – del sistema valutativo.

La critica ab externo più ricorrente (e che periodicamente ritorna) è quella che il numero delle valutazioni positive dei magistrati sia prossimo al 100%; una risposta – di controcampo – altrettanto ricorrente è che – data la selezione e la formazione dei magistrati – sarebbe anomalo il contrario.

Nessuno dei due estremi coglie nel segno.

Senza indugiare nella tediosa analisi di tutta la normativa, ci si dovrebbe chiedere se i criteri della legge delega possano portare a un mutamento della situazione.

Appare difficile.

L’uso di aggettivi sintetici (discreto, buono ottimo con riferimento alle capacità del magistrato di organizzare il proprio lavoro; ma allora perché non anche sufficiente e distinto) non risolve di per sè alcun problema.

Neppure l’analisi di eventuali anomalie sull’esito dei provvedimenti nelle fasi successive è di per sé dirimente, oltre a essere elemento non estraneo all’attuale contesto valutativo. La norma delegante è abbastanza ampia da prestarsi a molteplici traduzioni.

La stessa partecipazione di altre componenti può essere una opportunità di condivisione e maggiore trasparenza (e chi vuole può aggiungere anche accountability, che fa fine e non impegna). Tuttavia, già dalla legge delega il meccanismo di voto della componente forense appare farraginoso.

Inoltre, molto dipenderà da come il legislatore delegato attuerà la delega e come il Consiglio superiore, nell’ambito delle proprie prerogative, la implementerà.

Servirebbe probabilmente uno sforzo di “pensiero laterale”; tralasciando l’ipotesi di situazioni patologiche, rispetto alle quale probabilmente qualsiasi misura è ex ante inefficace, un’idea potrebbe essere quella di affiancare – per la parte delle capacità organizzative - una parte formativa diversa da quella dei classici corsi sull’organizzazione del ruolo. Non mi sembra esista, sotto questo versante (ossia della formazione organizzativa dei magistrati), un qualcosa che parta più da una effettiva ricognizione dei bisogni dei discenti che dalle esigenze pratiche contingenti di ciascuno di noi.

Sarebbe interessante (e per esperienza personale, anche divertente se ben organizzato) sperimentare la dinamica degli assessment center per la formazione organizzativa (con pure formalità formative). Si potrebbe così legare l’aspetto formativo a quello valutativo su quello che è uno dei punti più critici dell’attività del magistrato.

Per il resto dovrà vedersi come saranno semplificate le schede valutative.

Quello che è certo è che – allo stato – la mole di lavoro dietro il processo valutativo spesso non consente di riuscire a cogliere per tempo le criticità, che rischiano di essere diluite (ma questo vale anche per i pareri attitudinali e, forse ancor di più, per le conferme di direttivi e semidirettivi).

Solo una strutturazione efficiente dello strumento valutativo può consentire di focalizzare l’attenzione sulle situazioni critiche veramente meritevoli.

Per il resto, in attesa della normativa che verrà, tutti ad ascoltare Un giudice di De Andrè.

Amato Carbone
Tribunale di Lecce

3 marzo 2023

Area democratica per la giustizia è un’associazione di magistrati che sono convinti che la giurisdizione, come gli altri poteri dello Stato, debbano attuare non solo le norme ma anche i valori espressi nella nostra Costituzione. Il sistema del governo autonomo della magistratura, tutelando la autonomia e l’indipendenza dei magistrati, serve proprio a garantire la funzione che la Carta assegna alla giurisdizione. La magistratura ed il suo governo autonomo vivono un periodo difficile, schiacciati fra il revanscismo della politica e la difficoltà di fare giustizia nell’epoca dei “poteri selvaggi” che sfuggono alla sovranità nazionale e rispondono solo all’interesse di chi li esercita. Conosciamo i limiti ed i difetti del potere giudiziario e di chi lo amministra ma siamo certi che, se non ne fosse garantita l’autonomia ed l’indipendenza, le prime vittime sarebbero i cittadini più indifesi. Per ragionare su questi temi, ed anche altro, ospitiamo sul sito di Area DG una nuova rubrica, che sarà poi meglio strutturata nelle prossime settimane.

Giovanni Ciccio Zaccaro

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