Area democratica per la giustizia è un’associazione di magistrati che sono convinti che la giurisdizione, come gli altri poteri dello Stato, debbano attuare non solo le norme ma anche i valori espressi nella nostra Costituzione. Il sistema del governo autonomo della magistratura, tutelando la autonomia e l’indipendenza dei magistrati, serve proprio a garantire la funzione che la Carta assegna alla giurisdizione. La magistratura ed il suo governo autonomo vivono un periodo difficile, schiacciati fra il revanscismo della politica e la difficoltà di fare giustizia nell’epoca dei “poteri selvaggi” che sfuggono alla sovranità nazionale e rispondono solo all’interesse di chi li esercita. Conosciamo i limiti ed i difetti del potere giudiziario e di chi lo amministra ma siamo certi che, se non ne fosse garantita l’autonomia ed l’indipendenza, le prime vittime sarebbero i cittadini più indifesi. Per ragionare su questi temi, ed anche altro, ospitiamo sul sito di Area DG una nuova rubrica, che sarà poi meglio strutturata nelle prossime settimane.
Giovanni Ciccio Zaccaro
I giudici di Milano e l’orso JJ4
Succede una disgrazia in montagna: un orso sbrana un giovane atleta che stava correndo per i boschi. Un incidente che può capitare, nel tentativo di trovare un punto di equilibrio fra antropizzazione e tutela della natura, soprattutto se l’amministrazione non vigila sull’eccessivo proliferare dei plantigradi e sulla troppa confidenza che hanno ripreso con gli esseri umani.
Ed allora cosa si fa? si discute di vita in montagna, di monitoraggio elettronico degli animali più pericolosi, del tema secolare del rapporto fra uomo e bestie feroci?
No!
Si scatena la caccia all’orso perché l’opinione pubblica abbia un nemico contro cui concentrarsi e si distragga dai temi sul cui sfondo si è consumata la tragedia.
Succede un casino a Milano: un giovane russo, figlio di oligarca, in attesa di estradizione negli Stati Uniti, che più volte hanno sollecitato il Ministro italiano ad una più severa vigilanza, evade dagli arresti domiciliari ove era collocato dai giudici milanesi, pure con il controllo diuturno del braccialetti elettronico, che pare però fosse avariato.
Un incidente che capita ogni giorno, nei tribunali italiani, nel tentativo di trovare un punto di equilibrio fra esigenze preventive e tutela della liberta’ personale, soprattutto se non funzionano i sistemi di controllo, anche elettronico, che la amministrazione dello Stato (e non i giudici) apprestano. Ogni giorno accettiamo il rischio della fuga di un imputato dagli arresti domiciliari perché la custodia in carcere è la extrema ratio. Tema, fra l’altro, carissimo a tutti noi e, fra tutti, all’attuale Guardiasigilli che più volte ha annunciato misure che limitano la custodia carceraria. Meno caro ai suoi colleghi di maggioranza, visto che è pure di questi giorni la notizia di una iniziativa legislativa per aumentare i massimi di pena per i piccolissimi spacciatori affinché possano andare, ancora prima della condanna, in carcere (… c’è posto per tutti, diremmo se la questione carceraria non fosse una delle tragedie nazionali).
Ed allora che si fa? Si discute di custodia cautelare e presunzione di innocenza? si pensano e costruiscono luoghi, diversi dal carcere, dove trattenere, in attesa del giudizio, chi possa reiterare il delitto, possa fuggire o possa inquinare le prove? si indaga per colpa di chi e perché il controllo, anche elettronico, del giovane russo non ha funzionato?
No!
Si scatena la caccia ai giudici milanesi che non hanno chiuso in carcere il giovane russo lasciandolo ai domiciliari, perché l’opinione pubblica abbia un nemico contro cui concentrarsi e si distragga dai temi sul cui sfondo si è consumato l’incidente.
Si esercita un’azione disciplinare perché i giudici milanesi non hanno valutato con ponderazione gli elementi che l’amministrazione americana aveva girato a quella italiana e che – se fossero stati valutati diversamente – avrebbero imposto il carcere per il giovane russo.
Un’azione disciplinare non perché i giudici sono stati gravemente negligenti o perché hanno adottato un atto abnorme ma perché hanno dato una interpretazione dei fatti, fra le diverse possibili, che ha consentito di lasciare l’estradando ai domiciliari ed a costui di evadere. Un’azione disciplinare che entra palesemente nel merito di una decisone giudiziaria.
Insomma, in un solo colpo, si abdica al principio di separazione dei poteri, al principio della presunzione di non colpevolezza ed al principio del carcere come extrema ratio e pare pure si trascuri la norma che recita “l'attività di interpretazione di norme di diritto e quella di valutazione del fatto e delle prove non danno luogo a responsabilità disciplinare”.
Non è l’epoca per riflettere, per capire e spiegare che problemi complessi necessitano di soluzioni complesse, per valutare tutti i valori in gioco e per ammettere che un incidente è sempre possibile.
È solo l’epoca per offrire un colpevole, chiunque sia, meglio se il più indifeso, all’opinione pubblica.
Giovanni Zaccaro
Giudice Tribunale Bari
Area democratica per la giustizia è un’associazione di magistrati che sono convinti che la giurisdizione, come gli altri poteri dello Stato, debbano attuare non solo le norme ma anche i valori espressi nella nostra Costituzione. Il sistema del governo autonomo della magistratura, tutelando la autonomia e l’indipendenza dei magistrati, serve proprio a garantire la funzione che la Carta assegna alla giurisdizione. La magistratura ed il suo governo autonomo vivono un periodo difficile, schiacciati fra il revanscismo della politica e la difficoltà di fare giustizia nell’epoca dei “poteri selvaggi” che sfuggono alla sovranità nazionale e rispondono solo all’interesse di chi li esercita. Conosciamo i limiti ed i difetti del potere giudiziario e di chi lo amministra ma siamo certi che, se non ne fosse garantita l’autonomia ed l’indipendenza, le prime vittime sarebbero i cittadini più indifesi. Per ragionare su questi temi, ed anche altro, ospitiamo sul sito di Area DG una nuova rubrica, che sarà poi meglio strutturata nelle prossime settimane.
Giovanni Ciccio Zaccaro