Area democratica per la giustizia è un’associazione di magistrati che sono convinti che la giurisdizione, come gli altri poteri dello Stato, debbano attuare non solo le norme ma anche i valori espressi nella nostra Costituzione. Il sistema del governo autonomo della magistratura, tutelando la autonomia e l’indipendenza dei magistrati, serve proprio a garantire la funzione che la Carta assegna alla giurisdizione. La magistratura ed il suo governo autonomo vivono un periodo difficile, schiacciati fra il revanscismo della politica e la difficoltà di fare giustizia nell’epoca dei “poteri selvaggi” che sfuggono alla sovranità nazionale e rispondono solo all’interesse di chi li esercita. Conosciamo i limiti ed i difetti del potere giudiziario e di chi lo amministra ma siamo certi che, se non ne fosse garantita l’autonomia ed l’indipendenza, le prime vittime sarebbero i cittadini più indifesi. Per ragionare su questi temi, ed anche altro, ospitiamo sul sito di Area DG una nuova rubrica, che sarà poi meglio strutturata nelle prossime settimane.
Giovanni Ciccio Zaccaro
Tra le novità ultime del processo penale un singolare istituto.
Detenuto in attesa di querela
Oggi, nell’indifferenza generale, il nostro sistema penale si arricchisce di un singolare istituto: l’arresto e il processo per direttissima in attesa di querela (previsto dalla legge 24 maggio 2023 n. 60, recante “Norme in materia di procedibilità di ufficio e di arresto in flagranza”).
Per farla breve, il principio è: quando una persona è sorpresa nella flagranza di un reato perseguibile a querela, intanto la si arresta, la si rinchiude in carcere o in una camera di sicurezza per un paio di giorni, si inizia il processo - per direttissima appunto – per sospenderlo immediatamente dopo.
Poi, con calma, si verificherà se, per quel comportamento, il processo si potrà fare.
Immaginiamo che in un mondo normale una persona di buon senso pensi “devono essere comportamenti ben gravi quelli per cui il legislatore introduce una simile stortura!”
In realtà, l’esperienza quotidiana ci insegna che, nella maggioranza dei casi, si tratterà di piccoli furti dentro a un negozio o in un supermercato o in un centro commerciale, o magari di oggetti di scarso valore lasciati all’interno di una vettura, oppure di goffi danneggiamenti o violazioni di domicili disabitati fatti da ubriachi o “senzatetto”. Magari qualche furto di biciletta, per tornare alla Giustizia gloriosa dei tempi di De Sica.
Fatti minimi, commessi da abitanti del pianoterra, su cui si concentrano le forze di Polizia, così, inevitabilmente, distolte dalle indagini su fenomeni criminali più complessi, perché le risorse, si sa, infinte non sono.
Tutto nasce dal fatto che, proprio per temperare il sovraffollamento carcerario, meno di un anno fa, il legislatore aveva deciso di perseguire una serie di reati minori solo se la vittima lo chiedeva.
Poi ci si è accorti che, per arrestare, serviva la querela... gran brutto colpo per statistiche e diagrammi delle politiche securitarie.
E allora il governo, che in nome del garantismo limita le intercettazioni ed elimina l’abuso di ufficio, ha trovato la soluzione: si arresta comunque e si inizia il processo per direttissima. Poi si vedrà.
Il processo per direttissima è un rito semplificato, ontologicamente meno garantito rispetto al processo ordinario, giustificato dall’evidenza dei fatti: un processo che garantisce una risposta esemplare, assicurando la repressione immediata ed efficace di determinate categorie di comportamenti devianti, che, in assenza di arresto in flagranza, sarebbero collocati nell’ultimo gradino della scala delle priorità.
Un treno ad alta velocità al fianco del quale scorre il binario macchinoso, lento ma garantito della risposta giudiziaria ai reati tipici della parte privilegiata della società.
E quel treno ora lo si fa partire anche se manca la condizione di procedibilità, lo si fa partire per fermarlo all’uscita dalla stazione e lasciarlo lì, in attesa… magari per tre mesi… Un processo per direttissima destinato a sospendersi: un ossimoro.
La cosa buffa è che, appena ieri, con tempismo perfetto, il governo ha proposto una “rivoluzione garantista”: basta con gli arresti “affrettati” di corruttori, concussori, bancarottieri, evasori fiscali… Una misura cautelare dovrà essere decisa da tre giudici e, prima di procedere all’arresto, bisognerà interrogarli per consentire loro di difendersi preventivamente
Intanto il ladro di formaggio resta 48 ore in carcere in attesa di una querela.
Un diritto diseguale, come prima della costituzione: una regola per i galantuomini e un’altra per i briganti.
Roberto Arata
Presidente di Sezione del Tribunale di Torino
16 giugno 2023
Area democratica per la giustizia è un’associazione di magistrati che sono convinti che la giurisdizione, come gli altri poteri dello Stato, debbano attuare non solo le norme ma anche i valori espressi nella nostra Costituzione. Il sistema del governo autonomo della magistratura, tutelando la autonomia e l’indipendenza dei magistrati, serve proprio a garantire la funzione che la Carta assegna alla giurisdizione. La magistratura ed il suo governo autonomo vivono un periodo difficile, schiacciati fra il revanscismo della politica e la difficoltà di fare giustizia nell’epoca dei “poteri selvaggi” che sfuggono alla sovranità nazionale e rispondono solo all’interesse di chi li esercita. Conosciamo i limiti ed i difetti del potere giudiziario e di chi lo amministra ma siamo certi che, se non ne fosse garantita l’autonomia ed l’indipendenza, le prime vittime sarebbero i cittadini più indifesi. Per ragionare su questi temi, ed anche altro, ospitiamo sul sito di Area DG una nuova rubrica, che sarà poi meglio strutturata nelle prossime settimane.
Giovanni Ciccio Zaccaro