Tomaso Perassi, protagonista della Costituente

Nei quotidiani di fine ottobre 2023, a proposito del nuovo progetto di riforma della Costituzione in discussione tra i gruppi parlamentari, si legge che “il testo dovrebbe approdare venerdì in Consiglio dei ministri”, e il venerdì in questione è il tre di novembre. Proprio il 3 novembre, del 1960, si spense a Milano Tomaso Perassi, insigne giurista, docente universitario, e dal 1946 componente dell’Assemblea Costituente. Le cronache dell’epoca raccontano che Perassi si distinse come componente di vari organismi dell’Assemblea, e in particolare per avere presentato, nel settembre del 1946, un ordine del giorno che portava il suo nome, proponendo la seguente mozione : “La Seconda Sottocommissione, udite le relazioni degli onorevoli Mortati e Conti, ritenuto che né il tipo del governo presidenziale, né quello del governo direttoriale risponderebbero alle condizioni della società italiana, si pronuncia per l'adozione del sistema parlamentare da disciplinarsi, tuttavia, con dispositivi costituzionali idonei a tutelare le esigenze di stabilità dell'azione di Governo e ad evitare le degenerazioni del parlamentarismo.”.

Quello di Perassi fu importante perché si inseriva nel dibattito in corso sulla organizzazione costituzionale dello Stato, e che vedeva oscillare le posizioni tra sistema parlamentare e sistema presidenziale. Perassi era fautore della forma di Governo parlamentare, con degli accorgimenti atti a evitare le degenerazioni proprio del parlamentarismo, rischio concreto nel nostro Paese per il proliferare (elemento ancor oggi esistente) di tanti partiti e movimenti che incidono sulla stabilità e sulla cd. governabilità, accorgimenti che erano l’elemento portante della mozione. La discussione seguì con autorevole intervento di Luigi Einaudi, che da par suo provò a evidenziare pregi e difetti dei due sistemi, soprattutto con uno sguardo ad altre democrazie, e concluse quel suo intervento evidenziando per il nostro Parse che “il regime che naturalmente viene in considerazione sia quello parlamentare, con i temperamenti e gli accorgimenti che le condizioni del paese possano consigliare specialmente per garantire una maggiore stabilità al Governo ed evitare la degenerazione del sistema nel parlamentarismo.”.

Le sedute sul tema della organizzazione dello Stato continuarono nei mesi successivi, con quell’ordine del giorno (strumento funzionale a orientare l’andamento dei lavori, segnalando temi rilevanti senza impegnare l’assemblea) che spinse verso una riflessione attenta sulle diverse formule, anche se rimase inattuato relativamente ai correttivi a cui aveva pensato Perassi. Che forse sarebbe stato bene approfondire, per assicurare quella stabilità a cui ancor oggi si mira: da perseguire comunque nell’ottica che fu propria dei Costituenti, cioè esclusivamente per l’interesse comune.

Giuseppe De Gregorio

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