Vite bruciate

Di aspetto solido e incolore, composto in proporzione di 2,4-D (acido-2,4-diclorofenossiacetico) e 2,4,5-T (acido-2,4,5-triclorofenossiacetico), solubile a 25° C, con temperatura di fusione a 153° C[1], erbicida dal processo produttivo secretato, è l’agente arancio, così rinominato in ragione dei barili arancioni in cui venne trasportato e utilizzato dagli USA nella guerra in Vietnam, nel periodo 1961-1971, nell’ambito dell’operazione Ranch Hand, per eliminare il fogliame della vegetazione, così lasciando privi i Vietcong di rifugio e di possibilità di nutrirsi.

Abolito come strumento militare nel 1971, secondo il rapporto HR2634 IH del Congresso Americano del 2011, si stima che esso fu utilizzato in circa 20.000 operazioni militari nel Vietnam del Sud, colpendo 5 milioni di acri di foreste, arrivando a ridurre a roccia il 12% della superficie del Paese, raggiungendo con i propri effetti tossici e cancerogeni 2.100.000-4.800.000 vietnamiti[2].

Ma non è tutto, infatti gli effetti del pesticida non si sono arrestati con la cessazione delle sue irrorazioni ed ancora oggi le conseguenze cancerogene della diossina si propagano a carico dei figli delle persone esposte alla sostanza, destinati più facilmente a tumori, leucemia, malformazioni o decessi inspiegati, così come in Vietnam permangono moltissime aree verdi contaminate da cui derivano acque e raccolti avvelenati.

È dinanzi a questa catastrofe umanitaria ed ambientale, “un ecocidio”[3], che il 31 gennaio 2004 un gruppo di attivisti vietnamiti, per conto di tre vittime dell’agente arancio, intenta una causa presso la Federal Court Of Brooklyn contro 34 aziende americane produttrici dell'erbicida, accusate di avere conosciuto sin da principio gli effetti devastanti della sostanza e ciononostante averne approvvigionato l'esercito americano.

In pochissimo tempo, nel 2005, il ricorso viene sommariamente rigettato, forse per il timore che potesse crearsi un precedente a favore degli eredi delle vittime vietnamite della diossina.

Nel 2011 il Congresso degli Stati Uniti ha introdotto una legge a favore dei veterani americani e dei loro discendenti colpiti dagli effetti dell’agente arancio e ha, al contempo, previsto qualche rimedio sanitario a favore dei vietnamiti colpiti dalla sostanza, purché residenti in specifiche aree del Vietnam individuate dagli USA, escludendo ingiustificatamente tutti i rimanenti: “Questo approccio di assistenza umanitaria non comporta alcuna ammissione di responsabilità da parte degli USA, malgrado sia i funzionari vietnamiti sia quelli statunitensi siano consapevoli che la natura di questi aiuti è quella di riparare un atto illegale. In sintesi, questo approccio consente a Washington di minimizzare i costi finanziari e politici della gestione di questa eredità bellica, ma lascia indietro molti vietnamiti che ne sono stati colpiti.[4].

Nel tempo, altri processi sono stati intentati, da singoli o da piccole associazioni civili, in Francia ed in Corea del Sud, ma sinora nessun verdetto a favore della popolazione vietnamita colpita dall’agente arancio è stato emesso.

Che giustizia è stata assicurata, a livello internazionale, alle vittime di una sostanza killer usata solo cinquant’anni fa?

Quale tutela giuridica esiste dinanzi all’ipocrisia e alla viltà?

 

Chiara Semenza

[1] http://www.cosmicnoise.it/o/items/show/780, cosmic noise elearning for science.

[2] https://encicprotezionecivile.fandom.com/it/wiki/Agente_Arancio.

[3] Così come definito da Trân Tô Nga, attivista vietnamita oggi residente in Francia, impegnata nel riconoscimento dell’uso dell’agente arancio quale crimine ambientale internazionale https://progressive.international/wire/2021-02-09-us-firms-behind-agent-orange-stand-trial-in-france/it

[4] https://www.twai.it/articles/vietnam-stati-uniti-politica-asimmetria/

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