Sandro Pertini e il ruolo del CSM
Trentatré anni fa, il 24 febbraio 1990, si spegneva Alessandro, per tutti Sandro, Pertini. Classe 1896, nella sua lunga ed intensa esistenza ha preso parte ai più importanti momenti della vita del Paese, combattendo la Prima guerra mondiale, opponendosi strenuamente al fascismo finendo per essere arrestato, partecipando attivamente alla resistenza in contemporanea facendosi promotore, unitamente a personaggi del calibro di Pietro Nenni o Lelio Basso, della nascita del partito socialista italiano. Protagonista della vita politica italiana del dopoguerra, divenne Presidente della Repubblica nel 1978, a poche settimane dal triste epilogo della vicenda Moro, in un momento estremamente delicato per l’Italia. Ma in quegli anni da capo dello Stato il suo carisma, il suo lo fecero diventare in breve il Presidente più amato dagli italiani: come non ricordare la sua presenza sui luoghi di tante tragedie, in occasioni di tanti funerali, come quello del suo grande amico Enrico Berlinguer, la cui salma volle riportare con sé a Roma poche ore dopo la morte.
Pertini, quale capo dello Stato, fu anche Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, attentissimo ai temi della giustizia e alle dinamiche consiliari. L’importanza e l’attualità del suo messaggio si rinvengono in alcune delle frasi che pronunciò il 9 luglio del 1981, all’atto dell’insediamento del neoeletto Consiglio Superiore della Magistratura, organo anch’esso colpito duramente dal terrorismo poco più di un anno prima, con l’assassinio del vicepresidente Vittorio Bachelet.
Un Consiglio che per la prima volta vedeva presenti due donne tra i componenti, e che nasceva, come quello attuale, dopo una riforma del suo assetto, ad opera di una legge (la n. 1 del 1981) che prescriveva il collocamento fuori ruolo dei diversi componenti, al fine di assicurare ai lavori del Consiglio, diceva Pertini , maggiore tempestività, continuità ed efficienza.
Scriveva ancora Pertini: “Siete stati liberamente eletti dai magistrati e dal Parlamento e, naturalmente, esprimente nel Consiglio gli orientamenti ideali e le tendenze della nostra società civile con le articolazioni e le contrapposizioni che in essa sono presenti. …. Ma il Consiglio non costituisce un luogo di rigidi e sterili scontri tra opposti orientamenti, ma, piuttosto, rappresenta la sede naturale di un confronto proteso e finalizzato alla ricerca del più efficace, imparziale e trasparente funzionamento dell’apparato giudiziario. … I processi civili e penali hanno durata così lunga da ingenerare sfiducia nei cittadini, che non vedono soddisfatta la loro legittima richiesta di giustizia. …Questi inconvenienti gravissimi e le conseguenti necessarie riforme sono stati segnalati in modo specifico dal cessato Consiglio Superiore della Magistratura nell’ultima relazione al Parlamento, avente il significativo titolo ‘Impegno di riforme per il superamento della crisi.’ Si tratta ora di sollecitare gli atti legislativi conseguenti ed emanare i provvedimenti amministrativi che rientrano nella vostra specifica competenza.”.
Se non recasse la data, questo documento sembrerebbe scritto oggi, segno che assai poco è cambiato da allora: al Consiglio che in questi giorni, nel 2023, muove i primi passi, gli auspici e le richieste che oltre quaranta anni fa Sandro Pertini prospettava.
Giuseppe De Gregorio
Il Passato talvolta ritorna.
Se non ritorna, forse non è passato.
Occuparsi di giustizia comporta anche conoscere il tempo e la storia, luoghi dove sono sorti i diritti, ma anche i bisogni e il sentire degli individui e delle collettività. Con “Ieri e oggi” facciamo un salto settimanale nel passato, un modo diverso per interrogarci sull’attualità.
Attendiamo i contributi di tutti.