Primavera del 1974

“Ora vogliono il divorzio. Dovete sapere che poi vorranno l’aborto e poi ancora il matrimonio tra gli omosessuali”: Amintore Fanfani.

“Contro gli amici delle Brigate Rosse il 12 maggio vota SÌ!”: manifesto del Movimento Sociale Italiano.

“I fedeli ora sanno come regolarsi: se voteranno NO non credano di essere d’accordo con Dio”: Giuseppe Siri, Cardinale di Genova.

“Io sono per l’indissolubilità del matrimonio riuscito, non del matrimonio fallito. Meglio il divorzio delle corna quotidiane, delle botte con l’intervento dei vicini, senza parlare delle conseguenze che tutto questo provoca sui figli”: Nino Manfredi, attore e regista.

 “Volete che sia abrogata la legge 1° dicembre 1970, n. 898, Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio?” Quesito referendario 12/13 maggio 1974

“Ci comunicano in questo momento che la vittoria del divorzio è praticamente certa”: Marco Pannella, Roma, Piazza Navona, lunedì 13 maggio, ore 17,30 circa.

Votanti 87,72%,

NO 59,26% (19.138.929 voti),

SI 40,74% (13.157.558 voti): Risultati ufficiali.

“È una grande vittoria della libertà, della ragione e del diritto. Una vittoria dell’Italia che è cambiata e che vuole e può andare avanti”: Enrico Berlinguer.

“L’Italia è un Paese moderno. Vince il NO. Il divorzio resta”: titolo de La Stampa del 14 maggio 1974.

Queste citazioni (tratte dal libro Patria 1967-1977 di Enrico Deaglio, Feltrinelli Editore, 2018) riassumono in modo vivido la tensione che ha attraversato il Paese in quella stagione di grande fermento sociale e politico.

Il referendum abrogativo del divorzio era stato promosso da un fronte cattolico conservatore che trovava i suoi punti di forza nella Chiesa cattolica, nella Democrazia Cristiana e nel Movimento Sociale Italiano. L’obiettivo era quello di abrogare la legge proposta da Loris Fortuna (socialista) e Antonio Baslini (liberale), con la quale nel 1970 era stato introdotto il divorzio in Italia.

Una scadenza, quella referendaria, caratterizzata da diversi profili di novità: primo referendum abrogativo della storia repubblicana, prima grande occasione di scontro pubblico e militante tra l’anima cattolica conservatrice e l’anima liberal democratica e socialista che animavano la vita culturale e politica italiana. Fu altresì un momento, il primo dal dopoguerra, di grande divisione nel Paese, caratterizzato da una forte mobilitazione che coinvolge anche i cittadini comuni in tantissime manifestazioni di piazza. Segnò pure la partecipazione attiva al dibattito di numerosissimi personaggi pubblici: intellettuali ma anche artisti e persone dello spettacolo che si schierano su fronti opposti, facendosi forti della loro grande popolarità per orientare segmenti di elettorato.

Rappresentò poi la prima vetrina di grande visibilità pubblica del Partito Radicale e di Marco Pannella che di lì in avanti avranno un ruolo importante nel lungo percorso di affermazione dei nuovi diritti civili così temuto da Amintore Fanfani. E, curiosamente, si trattò della prima volta nella quale gli italiani impararono che votare SI voleva dire NO e votare NO voleva dire SI.

Ma soprattutto fu il primo tentativo di revocare un diritto civile acquisito, di retrocedere sulla strada del progressivo ampliamento delle libertà democratiche. Quanto accaduto in quel maggio 1974 ci fa comprendere che i diritti non vanno mai dati per scontati, non sono mai definitivi e consolidati ma possono essere rimessi in discussione e persino negati se un consenso maggioritario si orienta o viene orientato in tal senso. Ci insegna che quindi, anche adesso, i diritti vanno presidiati e, quando messi a rischio, vanno difesi, organizzando il consenso e le idee, chiamando a raccolta tutte le anime del Paese, abbandonando provvisoriamente le divisioni, mobilitandosi tutti, nelle piazze, nei luoghi di lavoro, nei contesti sociali di aggregazione, nei gruppi di amici, nelle famiglie. I diritti non sono per sempre...

Eugenio Albamonte

Il Passato talvolta ritorna.
Se non ritorna, forse non è passato.

Occuparsi di giustizia comporta anche conoscere il tempo e la storia, luoghi dove sono sorti i diritti, ma anche i bisogni e il sentire degli individui e delle collettività. Con “Ieri e oggi” facciamo un salto settimanale nel passato, un modo diverso per interrogarci sull’attualità.
Attendiamo i contributi di tutti.

30 aprile 1977
La giustizia che ripara (dalle madri di Plaza de Mayo ai giudici poeti di Papa Francesco)
12 aprile 1943
Se tu vieni tutti i pomeriggi alle quattro
2 aprile 1985
L’astronave, il pallone e le fette biscottate
19 marzo 1980
In ricordo e in onore di Guido Galli, a 45 anni dalla sua scomparsa
17 marzo 1861
Il continuo cammino per l’unità
21 febbraio 1965
Malcolm e la felicità
6 febbraio 1947
Quasi ottant'anni, e non sentirli
25 gennaio 1983
Oltre sé stessi e per il pubblico bene. In ricordo di Gian Giacomo Ciaccio Montalto
8 gennaio 1921
Sciascia: coraggioso cercatore di verità