I dilemmi dei processi in terra straniera
Il 3 febbraio 1998 alle 14,36 un aereo della marina militare americana con a bordo il capitano Richard Ashby, il navigatore Joseph Schweitzer e due addetti ai sistemi di guerra elettronica decolla dall’aeroporto militare di Aviano.
Ashby è alla sua ultima missione in Italia. Sorvola il Lago di Garda e, mentre scatta fotografie con l’equipaggio, scende fino al 360 piedi, ben più in basso del consentito: alle 15,13 l’aereo trancia a 800 chilometri il cavo della funivia del Cermis.
Muoiono tutti gli occupanti di una delle due cabine: sono tre italiani, sette tedeschi, cinque belgi, due polacchi, due austriaci e un olandese.
L’aereo, benché danneggiato, rientra alla base. Arriva l’ordine di distruggere il video di volo e smontare il velivolo, ma la Procura di Trento fa in tempo a sequestrarlo e recuperare i resti della fune troncata all’interno del taglio sull’impennaggio di coda.
L’equipaggio viene rimpatriato tra il 15 e il 16 marzo. Ashby e Schweitzer sono processati per omicidio colposo nella Carolina del Nord, poiché la giurisdizione sui militari NATO spetta al Paese di appartenenza. Vengono entrambi assolti.
Giunge in seguito una blanda condanna della corte marziale USA per aver intralciato la giustizia sostituendo le riprese del volo con un nastro vuoto.
Tra il 2009 e il 2015 si tiene il processo sull’omicidio di Meredith Kercher. La storia è diversa, ma ha qualcosa in comune con il mancato processo del Cermis, come efficacemente rivelano le pagine del New York Times: “spesso i media americani hanno ritratto la Knox come un’americana ingenua incappata erroneamente nella palude di un sistema legale italiano che non funziona”.
Stavolta il processo si celebra in Italia ed è l’opinione pubblica statunitense a viverlo con apprensione, quasi che Amanda Knox stesse subendo un’ingiustizia.
È tutta la storia giudiziaria sino ai giorni nostri a dimostrare, in verità, quanto sia faticoso accettare che un cittadino venga processato in una terra straniera; mai come dinanzi all’esercizio della giurisdizione, una delle prerogative più complesse, irrinunciabili ed invasive dello Stato, viene avvertito il senso di appartenenza dell’individuo alla propria comunità e, probabilmente, si percepisce che solo in questa si legittima il potere di giudicare.
Antonella Marrone
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