Giovani e mobilità

di Alessandra Dal Moro
Candidata nella categoria magistrati giudicanti di merito

La campagna elettorale mi ha portato ad attraversare il Paese in un lungo viaggio tra tanti uffici diversi.

Un viaggio molto coinvolgente ed interessante che ha mostrato che la magistratura è cambiata e sta cambiando.

L’età media di ingresso è molto più elevata (oltre i 30 anni) e la componente di genere molto più femminile (toccando in ultimi concorsi il 70%).

E’ una realtà che determina problemi nuovi e aggrava quelli vecchi: per i nuovi colleghi, che si trovano a gestire, in sedi spesso lontane, situazioni familiari complesse, e per gli uffici ove sono inseriti, che soffrono le assenze ed il turn over, con inevitabile ricadute sulla risposta di giustizia: che si blocca in civile con ruoli che restano negli armadi in attesa in civile, che rallenta per continue necessità di rinnovare il dibattimento e poi si ferma con la prescrizione, in penale.

I rimedi sinora trovati si sono rivelati inadeguati (i magistrati distrettuali,) o penalizzanti per i giovani magistrati (l'aumento del periodo di legittimazione a 4 anni che va riportata a 3 anni) o per gli uffici (l'estendersi dei periodi di congedo).

E tanto più detti rimedi si confermeranno tali a fronte della situazione critica che verosimilmente si creerà nel prossimo periodo, quando l'entrata dei vincitori dei concorsi in atto o già programmati, realizzando quasi il pieno organico, ridurrà al minimo la mobilità e riprodurrà una situazione di stallo già vissuta all'inizio degli anni 2000 (io lo ricordo), quando per avere il trasferimento dalla prima sede, ovunque si trovasse, erano necessari lunghi periodi.

Dobbiamo pensare a governare una magistratura diversa e, quindi, a strumenti che possano dare nuove risposte, facendo necessariamente proposte di modifica normativa (in primis sull’accesso e il concorso e sulla revisione della geografia giudiziaria in funzione di accorpare gli uffici più piccoli che qualunque variazione delle presenze – da una malattia ad un maternità – mette in ginocchio) ma cercando anche di gestire in Consiglio le diverse esigenze a normativa invariata ragionando attentamente sulla mobilità, che va gestita con una visione consapevole, frutto di conoscenza concreta della situazione degli uffici (per es. valutando non solo l’attualità, ma la situazione pregressa di un ufficio, poiché la percentuale di scopertura – criterio con cui si formano i c.d. bollettoni – ha impatti diversi in uffici che vivono da anni turn over esasperati, e non può essere, quindi, criterio esclusivo  se si vuole che “l’uguaglianza di trattamento” abbia il senso costituzionale di trattare in modo diverso situazioni diverse), cercando di limitare al minimo il disservizio derivante dagli avvicendamenti e di prevenire la scopertura di uffici la cui vacanza è prevedibile (per es. con anticipo della pubblicazione).

È poi a mio parere davvero assurdo che le sedi più difficili – non solo perché più esposte sul fronte criminalità organizzata, ma anche più carenti sul piano organizzativo per le scoperture e il turn over che non consente alcuna sensata programmazione - siano di fatto "riservate" ai magistrati più giovani.

È fondamentale per la giurisdizione, per la risposta di giustizia che dobbiamo assicurare  alle persone, soprattutto in territori in cui senza lo Stato prevale necessariamente la logica della protezione clientelare, riprendere una politica di incentivazione per colleghi esperti, che accompagnino in realtà difficili, sotto tanti punti di vista, i più giovani in esperienze molto importanti; tanto più formative ed entusiasmanti se vissute con il conforto di una guida sicura, e competente, vicina anche umanamente, ma che possono devastare anche le motivazioni ideali più genuine quando il contesto è il disinteresse, la burocratizzazione, l’incompetenza, la disorganizzazione senza responsabilità.

 

Per questo credo si debba rilanciare la mobilità come strumento di acquisizione di competenza ed esperienza diverse nella giurisdizione, da valorizzare all’atto di conferire incarichi direttivi, e prevedendo incentivi  mirati e calibrati sulla permanenza in sede.

 

E, comunque svolgere un’attenta attività di monitaraggio sulla politica dell'accoglienza per i magistrati di nuovo ingresso - che vuol dire non solo evitare episodi ancora presenti di “nonnismo” (ovvero lo scaricare sull’ultimo arrivato i procedimenti più vecchi e più problematici), ma vuol dire assicurare ruoli gestibili, un tutoraggio effettivo che accompagni l’esercizio delle prime funzioni,  perché anche in uffici non esposti sul fronte criminalità ma altrettanto piegati dai numeri e da risorse insufficienti è necessario salvare la qualità della giurisdizione,  lo studio, il “pensiero” e la passione per il nostro bellissimo lavoro.

 

Questo tema si intreccia fortemente con la responsabilità dei dirigenti e dei dirigenti di sezione, che al momento della conferma dovranno dimostrare di aver assolto in modo idoneo, attento e serio, alle funzioni che hanno chiesto di assumere, attraverso una verifica  dell’andamento degli uffici diretti  anche alla luce del benessere (Titolo IV Circ. tabelle) e della soddisfazione di chi vi lavora>, che può e deve partecipare alla procedura di valutazione per la Conferma quadriennale, per inverare la norma costituzionale che afferma che  “imagistrati  si distinguono solo per funzioni” e che il “Dirigente” di un Ufficio non sia mai un ruolo da assegnare in Premio ai magistrati aspiranti, ma una Risorsa Umana capace di fare la differenza.

 

È infine  altrettanto inaccettabile che una maternità debba essere vissuta come un problema, e non per quel che è, ovvero un felice passaggio della vita di madri e padri, un evento fisiologico per un ufficio, che deve poter essere attrezzato e sostenuto nella contingenza.

 

Perciò mi pare necessario prevedere un allargamento dell’organico che comprenda una quota di risorse umane flessibile, destinata a far fronte a scoperture generate da diverse contingenze  (applicazioni, fuori ruolo, maternità, aspettative); con priorità con riguardo alle assenze per maternità,  perchè non è solo una misura per la difesa di una reale parità di genere, ma è una difesa della progettualità familiare, che è un diritto fondamentale e una priorità per ognuno di noi.

Il programma di Area su questo è chiaro

  • obiettivo di pieno organico;
  • bandire i concorsi di I grado due volte l’anno a scadenze fisse;
  • prevedere prese di possesso tendenzialmente contestuali agli esodi dei magistrati, per evitare le troppo lunghe vacanze prima delle coperture;
  • garantire una composizione variabile degli uffici giudiziari, evitando situazioni, oggi ricor­renti, di uffici composti per la gran parte di magistrati troppo giovani ovvero, al contrario, prevalentemente di magistrati troppo anziani.

 

Dobbiamo avere una “visione” capace di guardare al futuro  senza rassegnarci al compito di inseguire e gestire la continua diversa emergenza.

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