Tutela dei giovani magistrati, formazione e mobilità

L’età più elevata dell’accesso in magistratura e la sempre maggiore presenza femminile pongono problemi nuovi e richiedono nuove riposte

La magistratura è cambiata e sta cambiando.

L’età media di ingresso è molto più elevata (oltre i 30 anni) e sempre più numerose sono le donne (quasi il 70% negli ultimi concorsi).

È una realtà che determina problemi nuovi e aggrava quelli vecchi: per i nuovi colleghi, che si trovano a gestire, in sedi spesso lontane, situazioni familiari complesse; per gli uffici ove sono inseriti, che soffrono le assenze ed il turn-over.

I rimedi sinora trovati si sono rivelati inadeguati (l’introduzione della figura del magistrato distrettuale) oppure penalizzanti per i giovani (l’aumento del periodo di legittimazione da 3 a 4 anni).

È facile prevedere che i problemi aumenteranno nei prossimi anni, quando, con l’ingresso in magistratura dei vincitori dei concorsi che si stanno svolgendo e sono stati programmati, quasi tutti i posti in organico saranno coperti. È verosimile infatti che si determini una situazione analoga a quella che si verificò nei primi anni 2000, quando per avere il trasferimento dalla prima sede era necessario attendere a lungo.

Se il nuovo CSM dovrà governare una magistratura diversa, nuove dovranno essere le sue risposte.

Il Consiglio dovrà farsi promotore di modifiche normative: sull’accesso in magistratura, perché il concorso deve tornare ad essere possibile subito dopo la laurea; sulla revisione della geografia giudiziaria, perché gli uffici troppo piccoli, incapaci di affrontare anche minime variazioni delle presenze determinate da malattia o maternità, devono essere chiusi o accorpati tra loro.

Anche a normativa invariata, il nuovo Consiglio dovrà riflettere sui problemi connessi alla mobilità e gestirla acquisendo una maggiore consapevolezza della concreta situazione degli uffici. Un’identica percentuale di scopertura, infatti, può avere conseguenze diverse in ragione delle caratteristiche dell’ufficio e della domanda di giustizia che esso è chiamato a governare; una scopertura inferiore può avere un impatto maggiore in uffici soggetti da anni ad eccessivo turn-over.

Nella medesima ottica si dovrà cercare di ridurre al minimo i disservizi derivanti dai trasferimenti prevenendo la scopertura in tutti i casi in cui sia possibile prevederla.

Le assenze per maternità e paternità non possono essere vissute come un problema per l’ufficio che deve poter essere attrezzato ad affrontarle senza traumi. Potrebbe essere utile a tal fine un ampliamento dell’organico che comprenda una quota di risorse umane destinata a far fronte a scoperture generate da contingenze diverse (applicazioni, fuori ruolo, maternità, aspettative).

È irragionevole che le sedi più difficili – non solo perché più esposte sul fronte della criminalità organizzata, ma anche perché più soggette al turn-over (che spesso impedisce una adeguata organizzazione del lavoro) - siano di fatto “riservate” ai magistrati più giovani ed è dunque necessario riprendere e rafforzare una politica di incentivi che induca i colleghi più esperti ad affiancare i giovani e ad accompagnarli in realtà difficili.

È necessario inoltre svolgere un’attenta attività di monitaraggio sulla “accoglienza” riservata ai magistrati di nuovo ingresso, cui dovrebbero essere assegnati ruoli gestibili e un “tutoraggio” effettivo così da salvaguardare fin da subito la riflessione, lo studio attento dei problemi e, con essi, la qualità della giurisdizione.

Rimandiamo su questi temi alla lettura del nostro programma (punti 6, 8 e 9)