COMUNICATO

L’esercizio del diritto di critica è legittimo, ma l’esasperazione dei toni inaccettabile

Non possiamo non prendere le distanze dalle dichiarazioni del dott. Mirenda secondo il quale “il Csm è una minaccia” per i magistrati perché vi siedono soggetti “faziosi che promuovono i sodali e abbattono i nemici utilizzando metodi mafiosi”

La tutela della libertà di espressione del magistrato – cittadino è un principio fondamentale della vita democratica, ma non possiamo non prendere le distanze  dalle parole del dott. Mirenda perché ispirate ad un metodo, purtroppo diffuso, di esasperazione dei toni e di provocazione non accettabile.

A partire  dagli anni '80 il Consiglio Superiore della Magistratura è apparso continuamente esposto ad una pesante campagna di delegittimazione e di discredito diretta a minarne il ruolo istituzionale, ossia il suo essere  cardine della  autonomia e indipendenza della magistratura e del singolo magistrato.

Riteniamo, perciò, che le polemiche sulle nomine non debbano diventare canale e strumento per mettere in discussione l’autogoverno e la sua funzione rappresentativa e di garanzia.

Il Consiglio Superiore è, infatti, nostro, di tutti i magistrati, e deve essere difeso anche pretendendo efficienza, trasparenza e coerenza.

L’unica alternativa all’autogoverno è semplicemente l’eterogoverno da parte dell’esecutivo che non solo negherebbe la nostra indipendenza, ma rimetterebbe in discussione molte conquiste che oggi diamo per scontate.

Incentivare questa deriva in un momento come questo in cui il quadro politico è estremamente incerto e la magistratura non gode di grande favore è semplicemente suicida. Fermiamoci finchè siamo in tempo.

16 aprile 2018