ASSEMBLEA GENERALE - Napoli, 28 maggio 2017

AreaDG e i gravi cambiamenti che coinvolgono la magistratura

di Francesco Del Bene
sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo

Care colleghe e cari colleghi,

quale magistrato progressista, in un periodo di grandi e gravi cambiamenti che stanno coinvolgendo e stravolgendo anche la magistratura che versa in un profondo stato di crisi, ritengo che l’impegno in Area e per Area Democratica per la Giustizia deve imporci di recuperare, innanzitutto, la questione morale nella nostra categoria.

Infatti, quest’ultima si sta trasformando in una casta di carrieristi ove l’efficientismo esasperato e la gerarchizzazione rischiano di compromettere definitivamente l’autonomia e l’indipendenza, valori supremi della Costituzione a tutela dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.

Mi chiedo e vi chiedo quale uguaglianza e quale tutela dei diritti potremmo mai assicurare qualora siano approvati i vari progetti di legge che mirano alla separazione delle carriere, con conseguente sottoposizione del Pubblico Ministero all’esecutivo, con l’eliminazione dell’obbligatorietà dell’azione penale?

Di fronte ad una circolare del Governo e/o del Ministero della Giustizia che indichi le priorità dei reati da perseguire come ci dovremmo comportare? Sarebbe il Pubblico Ministero libero di non uniformarsi ai criteri predeterminati con tutti i rischi connessi ad una tale scelta o assisteremmo ad un Pubblico Ministero burocrate che, pur di non rischiare nulla e non subire eventuali iniziativedisciplinari che ne comprometterebbero la progressione in carriera, si conforma alle indicazioni contenute nella circolare?

Attenzione, ricordate bene che è l’azione del Pubblico Ministero che giunge dinanzi al Giudice che potrebbe non valutare più tutta una serie di fatti.

È con forza e convinzione che occorre contrastare il consolidarsi sia della figura del magistrato “tribuno”, sostenuto dal consenso popolare acquisito anche mediaticamente, sia dalla figura di magistrato utilizzato come “tecnico”, così come sta accadendo troppo spesso in Parlamento, nelle Regioni, nei Comuni, nelle Autorità Indipendenti, così vicino e prono al potere politico, fenomeno questo che rende la magistratura facilmente controllabile dal vertice.

È arrivato, pertanto, il momento di riaffermare il modello di magistrato libero dal condizionamento della politica, infastidita dal controllo di legalità, magistrato che deve ergersi a punto di resistenza di tali istanze verticistiche e burocratiche che, con la sua capacità organizzativa, la sua disponibilità a lavorare con gli altri, la sua professionalità, il suo rigoroso codice etico sia una garanzia per il cittadino e un baluardo per la democrazia.

L’ulteriore impegno da assumere è quello di realizzare un maggiore e più proficuo raccordo tra i componenti del CSM e il Coordinamento di Area, in modo che i nostri rappresentanti nell’autogoverno, nel rispetto dell’autonomia e discrezionalità nelle scelte e decisioni, non dico le concordino preventivamente, ma quantomeno le comunichino al Coordinamento, ne spieghino le ragioni, al fine di informare e soddisfare le esigenze della base che, talvolta, nei discorsi tra colleghi e nelle mail, ha fatto sentire il proprio disagio che si tramuta in distacco e abbandono dell’attività associativa.

Così potremmo riacquistare il coinvolgimento e la partecipazione di molti colleghi che considerano e sentono Area come una comunità dai valori condivisi che mira al bene comune.